Tutta la musica del cuore, il finale si spacca tra nobili intenti e banali macchiette
Il finale di Tutta la musica del cuore mostra le buone intenzioni della serie, ma anche i suoi problemi
-Attenzione: il seguente post contiene spoiler sull’ultima puntata di “Tutta la musica del cuore”-
Il finale di “Tutta la musica del cuore” merita un post a parte. Perchè la fiction di Raiuno, come avevamo detto, era partita deludendo le nostre aspettative: la conclusione non ci fa ricredere del tutto, ma mostra come la serie tv abbia svolto un percorso di maggiore consapevolezze delle proprie potenzialità.
La denuncia sociale della criminalità organizzata, legata al mondo della scuola, ha preso il sopravvento. Il progetto si svela dunque come un racconto di come l’unione di tanti possa davvero combattere la prepotenza di pochi. Appoggiandosi alle storie del conservatorio di Montorso, la fiction ha unito questo valore a quello universale della musica.
Tutta la musica del cuore, l’ultima puntata
E’ qui che la serie ha mostrato il suo lato migliore: le esibizioni musicali, a cura del giovane cast, sono stati uno dei punti di forza della serie (l’esibizione rock dell’ultima puntata, segno della ribellione degli studenti in occupazione del Conservatorio, si sarebbe potuto sfruttare meglio anche nel corso dell’intera serie, offrendo delle originali fusioni tra moderno e tradizione). Forse un appassionato “serio” di musica classica potrebbe non avere apprezzato qualche svista o criticare il modo sempliciotto con cui gli autori hanno inserito i vari pezzi all’interno della trama, ma c’è da dire che gli inserti musicali, così come sono stati intesi, avrebbero potuto ricevere maggiore spazio, facendo così di “Tutta la musica del cuore” una vera fiction musicale.
Questo il vero peccato dell’idea: far credere di raccontare una storia a stretto contatto con la musica, ed usarla invece come pretesto per raccontare un’altra vicenda, tanto importante ma totalmente diversa. Neanche il cast ha aiutato, mostrandosi incerto nell’interpretazione dei personaggi, fatta eccezione per Francesca Cavallin, brava nel non esagerare la drammaticità del suo personaggio-eroe.
Proprio i personaggi, infine, sono l’altro difetto della serie: se la storia è diventata più profonda, seppur troppo telefonata in certi momenti, loro non sono riusciti a mostrare lati veramente inediti, dividendosi per lo più tra buoni e cattivi, e niente più che macchiette già viste. Il risultato è che l’animo alto del racconto non spicca per colpa di una scrittura troppo banale.
“Tutta la musica del cuore” riesce per metà nel suo intento nobile di portare la musica in prima serata su Raiuno, così come non ha osato nel raccontare una storia di lotta e denuncia che potesse fornire nuovi spunti narrativi.