Potevo farlo anch’io, su Sky Arte Cattelan rompe un tabù e gioca con l’arte contemporanea
Potevo farlo anche io, ogni domenica alle 21.10 su Sky Arte HD Alessandro Cattelan smonta i luoghi comuni sull’arte contemporanea.
L’Orinatoio di Duchamp, la Merda d’artista di Manzoni, i Tagli di Fontana: “Bella forza, potevo farlo anche io” è forse l’esclamazione più frequente (e anche più cortese) che scatta parlando di certe opere contemporanee. E di fronte a diverse installazioni, va detto, il pensiero generalmente corre a un paio di memorabili scene del nostro cinema, come la visita alla Biennale di Venezia di Sordi e la moglie ‘buzzica’ in Le vacanze intelligenti o la riflessione artistica dei discepoli di Bellavista nell’immaginare il ritrovamento tra qualche secolo di un wc rotto (“Lo prenderanno per un’opera d’arte o penseranno che è ‘nu cess’ scassato?”, cfr. Così parlò Bellavista).
E’ proprio partendo da questa consapevolezza che nasce Potevo farlo anche io, serie ‘interstiziale’ prodotta da Sky Arte e in onda con un nuovo episodio ogni domenica alle 21.10. Approccio, dunque, religiosamente profano, che trova nella faccetta plastica di Alessandro Cattelan la sua incarnazione: Cattelan diventa ‘l’uomo della strada’ e si materializza quasi una nemesi, considerato il cognome che condivide con Maurizio, altro discusso artista contemporaneo, colui che ha installato – tra le altre cose – un gigantesco dito medio alzato a Piazza Affari a Milano e che sarà, ovviamente, tra i protagonisti del ciclo.
A far ‘lezione’ma senza tediare l’esperto Francesco Bonami, (che a me ricorda – non so perché – Guccini) che asseconda le comuni osservazioni di Alessandro e lo aiuta a capire le difficoltà tecniche di quel che sembra semplicissimo, ma anche a contestualizzare scelte e idee altrimenti ‘incomprensibili’. Ma tanto voi lo sapete cosa voleva rappresentare Duchamp con l’Orinatoio, no?
Ecco, se non lo sapete ma siete curiosi di scoprirlo, Potevo farlo anche io fa per voi. E stato proprio uno degli argomenti trattati nella prima puntata, andata in onda domenica scorsa e ambientata al Guggenheim di Venezia. Lì tra un accenno a Haring e Warhol (le cui biografie sono lette da ‘gente comune’, ma col piglio e convinzione di un esperto d’arte) e una rapida spiegazione dei simboli di Capogrossi, ci si è concentrati sull’action painting di Pollock. Cattelan, intenzionato a dimostrare che ‘può farlo chiunque’ fa quello che in fondo molti di noi vorrebbero fare, provarci: armato di pittura, tela e spazio prova a ‘fare un/il Pollock’, e ovviamente fallisce. Ed è proprio il momento finale, quello in cui si prova a dimostrare la riproducibilità dell’opera d’arte, che si svela concretamente la difficoltà e il valore dell’artista. Che poi qualcuno, magari, sia stato un miracolato del mercato dell’arte, beh, questo è un altro discorso…
Il programma, come molti di Sky Arte HD, è ben fatto, interessante, veloce e curato. In soli 30′ (questa la durata in ogni puntata) si fa un vero e proprio tuffo nell’arte contemporanea, utile per imparare qualcosa e per trovare spunti da approfondire. Il grande pregio del programma è che incuriosisce: certo, è necessario però che il pubblico ci metta un po’ del suo. Se uno parte con la presunzione dell’inutilità dell’arte contemporanea non si va da nessuna parte. In fondo questo programma si propone come un ‘armistizio’ tra le parti: gli esperti ‘snob’ si trasformano in pazienti ‘maestri elementari’ e i ‘testardi’ profani si dimostrano allievi curiosi e interessati. Uno scambio, insomma: e l’arte è già questo. Il tema di stasera è ‘Cosa sento’.
Noi intanto ricordiamo a chi non l’abbia mai visto ‘l’incubo’ di Sordi alla Biennale: era il 1978.