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La Mala Educaxxxion, conversazione con Elena Di Cioccio

Tutto ciò che bisogna sapere della terza edizione del programma di La7d, raccontato dalla conduttrice, Elena Di Cioccio.

pubblicato 12 Marzo 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 20:25

Questa sera, con la puntata dedicata a I cinque sensi, torna in onda su La7D La Mala Educaxxxion, il programma condotto da Elena Di Cioccio, che vuole raccontare da più punti di vista, quello dei 4 uomini e delle 40 donne, il modo di vivere la sessualità nei nostri giorni. La novità introdotta nelle dieci puntate della terza edizione del programma riguarda la presenza in studio di tre coppie che racconteranno le proprie relazioni amorose, in totale libertà e senza inibizioni. Per capire meglio cosa dobbiamo aspettarci abbiamo contattato Elena Di Cioccio. Ecco cosa ci ha detto.

Cosa è La Mala Educaxxxion?

«La Mala Educaxxxion è un esperimento: è un programma che è nato con l’intento di provare a far ciò che non si fa più, cioè dare alle persone la possibilità di avere la protezione e lo spazio per raccontare le proprie esperienze. Non traghettare le persone a dire per forza delle cose e neanche di mettere lì delle persone per mangiarsele vive e cannibalizzarle. Abbiamo cercato di creare uno spazio in cui ci fosse la comprensione tra gli uni e gli altri.»

Sono attori o persone vere?

«Sono persone vere.»

Perché ho letto che c’è chi pensa che sia tutto troppo recitato e altri che li reputano troppo esibizionisti …

«Come li scegliamo? A parte quelli che vogliono venire (tutti quelli che vengono in televisione, una dose piccola o grande di esibizionismo ce l’hanno), le persone che vedi un po’ si sono candidate e un po’ le abbiamo pescate in giro, al bar in palestra ecc.ecc. Noi facciamo un’intervista con tutti gli argomenti che ci piacerebbe trattare. Per cui ci sono redattrici che si sono sciroppate cento interviste tutte uguali. Sulla base di quello tu sai che cosa ti danno. Se per esempio parliamo di preliminari, so che cosa lei mi racconterà …»

Si ma a questi è capitato tutto!

«L’argomento è sempre lo stesso, è la percezione che loro hanno dell’argomento che è differente.»

Il linguaggio

Cito da comunicato stampa: “La Mala EducaXXXion … racconta storie di sesso ed eros senza tabù. Con il caratteristico linguaggio senza ipocrisia e mai volgare …“. Però non usate i termini di uso comune…

«Tipo?»

Tipo Caxxo, Fi.a … Questo non è forse un tabù, un’ipocrisia?

«Tu dici che non usare le parole più scurrili sia ipocrisia…»

La volgarità sta nelle parole, o nella morbosità con cui si tratta un argomento, sta nei termini o nei toni?

«Per me vale un altro discorso. Se tu vuoi passare un messaggio, cerchi di farlo passare il più universale possibile. Non tutti per educazione, abitudine, hanno la facilità di comprendere che usare la parola pene piuttosto che caxxo è la medesima cosa. Se tu vuoi parlare a tutti devi anche pensare che molte persone potrebbero trovarsi in difficoltà a sentire un certo tipo di linguaggio, quindi devi fare una scelta, come quando vuoi condividere un testo, se lo vuoi condividere largamente devi renderlo accessibile a tutti. In questo caso il sesso è un argomento che mette in difficoltà molte persone, non solo chi ne parla, ma anche chi lo ascolta. Vai a toccargli delle piccole inibizioni, per cultura o religione, che secondo me vanno ammorbiditi attraverso l’uso della parola che non li infastidisca, che non li faccia sentire a disagio. Il comune senso del pudore è qualcosa che va rispettato. E’ come quando con i bambini cerchi di utilizzare un linguaggio che non li spaventi, perché spesso la parolaccia può spaventare. Se ho la possibilità di scegliere, preferisco che le persone usino un linguaggio che metta tranquillità a chi l’ascolta. Non è ipocrisia. Se ti chiedessi: “Diego, mi parli delle tue cose intime? Non credo che tu ti esprimeresti universalmente alle persone utilizzando quel tipo di linguaggio”…»

L’ambiente però è colloquiale, l’avete creato voi così…

«E’ chiaro che a qualcuno a volte non viene la parola, si inceppa e io l’aiuto. Questa è una cosa che ho scelto e condiviso. La rete era contenta che abbiamo scelto un linguaggio che vada bene per tutti. Tu immaginati se per caso un ragazzino, un under 18 … facciamo gli ipocriti per un attimo. .. mia sorella, che adesso ne ha 17 appena compiuti, guarda il programma. Mia sorella pur avendo internet, pur vedendo tutto quello che possiamo vedere da Youporn in giù, preferisco che ascolti delle persone che interpretino quella materia con una certa eleganza, perché toglie la morbosità, toglie la volgarità, toglie quel velo che ti fa sembrare che quella data cosa non si possa fare. Se tu dici rapporto anale, non è come dire “Te lo butto dietro”»

Ok, ma da lì a dire “membro” invece di “caxxo” è differente …

«Chi prova a fare cultura, dalla cultura base sessuale alla più ampia, più rende accessibile il messaggio, più vince la missione. Dire “caxxo” è facile, lo dici tu. Ma tu preferiresti essere percepito per questo genere di parole o per l’emozione che hai provato?»

Sinceramente mi augurerei di riuscire a farmi conoscere per quello che sono attraverso il racconto, non vorrei essere giudicato dalle persone per la singola parola …

«Non è una cosa che si può fare. Se fosse nel mondo dei sogni e dell’idealismo ti direi di sì. Siccome non è così preferisco lavorare su un linguaggio più giusto che vada bene per tutti, piuttosto che appoggiarmi sulla parolaccia. La parolaccia è facile, così come la pernacchia, così come far ridere con le scoregge …»

Perché devi definirla per forza una parolaccia? Ormai è di uso comune…

«Perché di fatto lo è … devi usare un linguaggio idoneo. Poi puoi scegliere di usare la parolaccia, ma quando parli alla gente ai una responsabilità. Io non me la sento di usare le parolacce. Volete le parolacce? Accendete sui programmi politici.»

Vero, ma stiamo parlando di un programma fatto su La7D che, cito: “E’ la rete “d” come disinibita, dinamica, diretta e divertente che offre contenuti dedicati ad un pubblico giovane e femminile”

«Hai mai visto un programma dedicato per un’ora e mezza al sesso anale? Se per te la parolaccia è sintomo di rompere una barriera … credo che tu sia molto emancipato.»

Sono molto emancipato evidentemente

«Credo di si e se tu hai la fortuna di essere molto emancipato, devi saper usare le leve che hai a disposizione. Se tu ne hai dieci, certe persone ne hanno due. Cosa vuoi fare? Strattonare le persone a forza?»

Si, ma mi fai un discorso da canale generalista …

«Bene, vuol dire che abbiamo portato il sesso a non essere una cosa di nicchia …»

Però passa il messaggio del programma radical chic o che cerca di fare dell’erotismo fine …

«Non posso farci niente. Ci sono persone che pensano questo, altre che scrivono: “Grazie che esistete, perché finalmente io e mia moglie ci vergognavamo di dire” e altre che dicono: “Sai che non pensavamo di essere così fortunati? Abbiamo dato per scontato delle cose che non lo sono. Ho una relazione amorosa bellissima”. Ognuno pensa e scrive ciò che vuole. C’è gente che scrive che sono una maiala pervertita, sessodipendente, però frustrata e frigida. Come fai a mettere tutti d’accordo? E’ impossibile … una sola possibilità esiste solo per le materie inanimate. Le opinioni sono varie e molteplici. Bisogna accettare le opionioni. Bisognerebbe insegnare la tolleranza.»

La community

Torniamo al programma, ritroviamo il bandolo della matassa…

«Sappi che il programma è fatto così: io ho la libertà di avere una grandissima squadra di lavoro alle spalle, come Chiara Salvo e Katiuscia Salerno, e tutta la redazione che mi mette in mano tutto e mi dice: “Adesso Surfa, hai tutto. Decidi cosa deve venire fuori. A volte tu vuoi provare a guidare le cose in un certo modo, ma non ci riesci … stravolgi la scaletta!»

La cosa più bella è il dialogo che c’è tra di voi…

«Fai conto che stasera si sono organizzati per seguire il programma. Ci sono due gruppi d’ascolto. Credo che farò la spola per vedere i pezzi di puntata da una parte e dall’altra. Poi hanno organizzato tutto: da bere, da mangiare!»

A proposito di gruppi. Tu lo sai che sulla bacheca del sito ufficiale del programma, c’è anche chi organizza gli incontri?

«Si lo so. E un po’ mi dispiace.»

Colpo di scena: pensavo che dicessi: “Evviva la comune!” …

«Evviva la comune si, però è come per il discorso delle parolacce: ci sono delle cose un po’ particolari come incontrarsi su una chat che non tutti possono capire. Allora è meglio lasciare delle tracce, ma non metterti lì ad usare il mezzo, dato che può essere usato anche da altri che si troverebbero in difficoltà. Non ti dico: “Vai nel ghetto”, ti dico: “Sii, furbo”, racconta delle storie.»

In generale ci sono messaggi molto tranquilli.

«Guarda l’anno scorso c’è stato qualcuno che ha scritto delle cose non belle. Pochi, però è successo. Mi aspettavo più maniaci, invece no.»

Ci sono anche complimenti, racconti e confronti …

«Noi non puliamo la bacheca. Io sulla mia, chi si occupa del programma e La7 abbiamo avuto la geniale idea di non pulire la bacheca. A meno che non si scrivano cose pretestuosamente volgari.»

Ho visto, sono stato a leggermi 30 pagine di bacheca per fare le pulci…

«Non ho capito se racconti delle storie o se vai a cercare delle macchie sulla camicia bianca…»

Io faccio entrambe le cose. Penso che sia giusto così. Metti che mi dicevi: “Non so niente della bacheca”, quando me la sponsorizzi in ogni puntata …

«Secondo te io sono una che fa le cose così perché mi passano un pezzo di carta?»

No, ma devo capire con chi ho a che fare veramente.

«Va bene, lo devi provare è giusto!»

L’introduzione letteraria

Il discorso del “Radical Chic” viene fuori anche nel primo momento, quello dell’introduzione lettaria che fai tu all’inizio:

«L’abbiamo tolta …»

Perché l’avete tolta?

«A me piaceva un casino farle, mi piaceva anche vederle, però l’anno scorso gli argomenti erano molto specifici, molto dettagliati. Quest’anno abbiamo scelto dei macroargomenti, in più introducendo la coppia che porta un altro mondo. Il monologo serviva come introduzione letteraria se vuoi radical chic, boh, ad un argomento che poteva essere un argomento forte, ma la nostra idea era leghiamo l’argomento forte ad testo letterario idoneo, per dargli un valore, per dire: “Guarda che questa cosa ha comunque un valore, perché se viene trattata come materia letteraria nel 1800 evidentemente questa cosa non possiamo far finta che non ci sia, ma esiste.”. Scegliendo dei macroargomenti adesso non serve più questo. Io la chiamo “La scala del prive”. Quando vai in un prive c’è sempre una scala che porta giù, in cui hai il tempo di decidere se vuoi entrare o non vuoi entrare. Tu ascoltando il monologo lo sai di cosa sto parlando, se vuoi resti, altrimenti vai via. Hai un minuto per decidere se restare o andare. Gli argomenti non lo consentono perché sono più ampi. Poi si stringono e si entra nel dettaglio. Quest’anno non c’è più. Non ne abbiamo sentito l’esigenza. Andiamo dritti dentro. Abbiamo rimesso le docufiction …»

Le docufiction

Le docufiction. Io avevo inteso le docufiction come un modo per far sembrare più familiare e comune l’argomento di cui si tratta, per rendere le persone che si raccontano più persone e meno personaggi. Magari vedere la persona che va al supermercato, fa si che il tizio in televisione non sembri il classico tipo che va in tv soltanto per spararla grossa, ma lo fa assomigliare più a uno di noi che racconta la sua esperienza. Quando poi ho visto la puntata sulla masturbazione ho visto il ragazzo che raccontava e nel frattempo comprava i cetrioli (in realtà la puntata è quella dedicata al sesso orale N.d.R.). Perché le fate?

«Quello in ogni programma dipende dal filmaker, dal regista filmaker, dal redattore. La scala di produzione è ampia. Io a volte mi spacco dalle risate, perché dico: “Ma come ti viene in mente di prendere certe cose.” Poi però sono cose che vedo io, che vedi tu, che vedono in cento. In cento le vedono e si fanno una risata, c’è chi non li nota. Poi ci sono i cosiddetti scherzi: devi pensare che chi gira, come tutti i registi, come i pittori che infilano la loro firma nei posti più imboscatim il filmaker fa lo stesso una volta col cetriolo, una volta con altro, una volta con una scritta.»

Io pensavo che lo faceste come sorta di Easter Eggs, per portare gli spettatori a guardare il programma e a cercare le cose strane…

«Non ti dico quale o cosa, ma mi ricordo di un lavoro che giravamo io e il mio filmaker in cui regolarmente ci infilavamo dentro le peggio cose … Fight Club insegna! Comunque non so dirti se in quello specifico caso chi l’ha scritto ha avuto la pensata del cetriolo o se dipende da chi l’ha girato e da chi l’ha montato …»

Ti ho interrotto mentre mi spiegavi il motivo dell’inserimento delle docufiction. Per me spezzano il clima che si crea in studio…

«Lo scorso anno non c’erano. Nella prima edizione c’erano. Un programma fa delle cose, le sperimenta, le prova. Ogni volta c’è qualcosa che aggiungi o togli. Quest’anno le abbiamo reintrodotte, ma solo sulle coppie, perché sulle coppie diventano più divertenti i filmati. Tra l’altro sono anche più lunghi, ma non te ne accorgi, perché la colloquialità, l’interazione tra due persone è di per se una storia, mentre uno che si racconta, con la voce fuori campo, funziona a seconda da chi te lo racconta. Nella coppia, quando vedi due che si parlano, vedi un film. Quando vedi la coppia di Ionio e Roberto, ti vengono le lacrime … con la teoria del “Sesso e il sugo” … perché vedi il loro mondo, perché hai un ingresso nel loro mondo.»

I racconti dei vip

Un altro aspetto presente nel programma è l’intervento dei Vip. Perché?

«Tu sai che fanno le analisi di mercato dei programmi?»

Si…

«E io non lo sapevo, perché non mi era mai capitato.»

Perché non hai mai guardato Boris tu!

«No, Boris lo so a memoria, non ci provare. Don’t touch Boris. Lo vai a pensare per altri programmi. A me non era mai successo, quindi mi ha fatto specie vedere il plichetto con le cose scritte, i diagrammi, le cinque cose di gradimento, le frasi dei focus group (ride N.d.R.)»

Fico no? E’ un altro mondo…

«Fichissimo! Io su di me ho visto: più nuda! Su di me ho trovato dei commenti seri del focus group: mi vorrebbero più nuda e più porca! (Ride N.d.R.)»

Ma è un altro programma quello …

«E’ infatti io dicevo: “E’ un altro programma quello. Quello è un canale pornografico!”. C’era gente che ci chiedeva di vedere atti fisici … comunque nelle indagini di mercato una cosa che era piaciuta molto erano i famosi “VIPS”. Però noi facciamo delle scelte un po’ specifiche. Abbiamo qualche nome largamente conosciuto e altri meno conosciuti. Perché era interessante portare anche il loro punto di vista. Credo che sia nato dal fatto che parlando del programma con amici: quando fai questo lavoro nel tempo, alcuni colleghi di lavoro diventano amici, e li inviti a parlare in trasmissione. Da lì ti parte l’idea e la mandi … questo programma, rispetto ad altre cose che ho fatto, non è che abbia scritto delle idee che dici “Questo lo facciamo perché accalappia il pubblico” …»

Però il focus group c’è…

«Ma il focus group te lo danno alla fine del programma, non all’inizio.»

Ma alla terza edizione…

«Esatto: se poi una cosa che hai fatto, funziona, continui a farla.»

Però non sai come lo “vendono” quelli dell’ufficio stampa il discorso dei vip. Cito: “Svelano i loro segreti più inconfessabili”

«Qualcuno dice qualcosina, qualcuno no.»

Detto questo. Io penso che il programma sia ben fatto, ma non lo guarderò perché non è il mio genere …

«Dai guardaci che ci fai un po’ di ascolto!»

Come si diventa conduttori de La Mala Educaxxxion

Concludiamo con la domanda pià più stupida e ironica che ho letto in giro: come si diventa conduttori de La Mala Educaxxion? Hai dovuto sostenere un provino per dimostrare la conoscenza dell’argomento?

«Mi ha chiamato l’ideatrice del format e mi ha detto: “Io ho questa idea. Voglio fare un programma sul sesso”. Io le ho detto: “Guarda no, non mi interessa”. Mi piaceva un sacco la Angy (Angela Rafanelli N.d.R.) e la Camilla (Raznovich N.d.R.) quando hanno fatto Loveline … Apro una parentesi: mentre in altri programmi trovi persone che entrano in conflitto e in competizione, qua non c’è questo problema perché è un argomento talmente gioioso che non ti viene neanche … tornando a noi quando me l’hanno proposto ho detto: “Mi piacerebbe, però già ci sono loro che lo fanno e poi non me la sento di avere il dottore in studio”. Quando mi ha detto che voleva comporre un racconto di esperienze e che potevo fare questo lavoro di mettermi in mezzo e di farmi i fatti delle persone, ho detto si. Perché quando ti capita che cento persone ti raccontino …»

Ho capito ma rischi di trovarti di fronte all'”Effetto Bagnino” con cento persone che fanno gli splendidi e raccontano gesta incredibili …

«Sulla bontà di quello che uno racconta è una cosa personale perché se tu vuoi andare in televisione e dire X e Y sono fatti tuoi. Io molto spesso proteggo gli ospiti piuttosto che spingerli, perché non si rendono conto che hanno una telecamera davanti … se tu vieni in studio stai da Dio: c’è gente, c’è un gruppone, si mangia, si beve e io passo il tempo a fare il buffone e a fare cinema. Però sta cosa qua ti fa cascare le inibizioni. Quando poi iniziano a raccontare, magari si frenano. Vanno protetti. C’è chi esagera, c’è chi viene colto da un momento di esibizionismo che è un po’ l’effetto che hai quando c’è tanta gente che ti fomenta e perdi i freni inibitori. Quelle persone invece le tengo, sennò poi vanno a casa, perché non vorrei che quando vanno a casa e si guardano in onda non si infilino le mani nei capelli dicendo: “Ma che caxxo ho fatto!”. Questo perché credo che abbiamo anche un minimo di ruolo deontologico nel nostro lavoro e dobbiamo dire “Fin qui va bene, da qui in avanti se vuoi dire altro vai in un altro programma”, in un programma dove come Robbie Williams in Rock Dj ti strappano la pelle di dosso. Io questo non lo voglio fare e non lo faccio!»

E con questo “Io questo non lo voglio fare e non lo faccio” concludiamo la nostra chiacchierata! Grazie Elena!

La Mala EducaXXXion andrà in onda ogni martedì alle 22.20 su La7D. I contenuti del programma si potranno rivedere sul sito web www.lamalaeducaxxion.la7d.it.

La Mala EducaXXXion 3