Home CentoVetrine Centovetrine: il set riapre domani. Il produttore Daniele Carnacina a Tvblog: “Ecco perché la nostra soap va avanti da dodici anni”.

Centovetrine: il set riapre domani. Il produttore Daniele Carnacina a Tvblog: “Ecco perché la nostra soap va avanti da dodici anni”.

Centovetrine riapre il set: le riprese della quattordicesima stagione cominciano domani e su Tvblog il produttore creativo ed esecutivo Daniele Carnacina ci racconta i meccanismi che mandano avanti la soap da tredici anni. Al punto che l’11 aprile esce al cinema un film girato e interpretato da attori e maestranze della soap….

pubblicato 2 Aprile 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 19:43

Centovetrine riapre i battenti e il set di San Giusto Canavese torna a popolarsi degli storici personaggi della soap. Un sospiro di sollievo per i fan che da tredici anni seguono le avventure sentimental-finanziarie delle famiglie Ferri, Castelli e Grimani, ma soprattutto per le oltre centocinquanta persone che da domani tornano al lavoro.

Ospitiamo quindi un’intervista con Daniele Carnacina, oggi produttore creativo ed esecutivo della soap, nonché uno di coloro che tredici anni fa contribuirono a fondarla. Ci parlerà della riapertura della soap (con tanto di anticipazioni sulle prossime puntate e su quelle ancora da girare), del ruolo del produttore in un prodotto seriale quotidiano, e dell’avventura di Un’insolita vendemmia, il film girato per il cinema con attori e troupe “molto” sangiustesi in due settimane al termine delle riprese della soap l’anno scorso, che l’11 Aprile arriva nelle sale di tutta Italia. Buona lettura!

Sul set di Centovetrine le riprese riprendono il 3 aprile e gli sceneggiatori sono al lavoro già da Dicembre. Quando vedremo le nuove puntate?

Dopo la pausa estiva, con le nuova stagione. Quindi da Settembre, o addirittura da fine agosto, va ancora deciso.

Nelle puntate ora in onda abbiamo Ettore in carcere, Serena e Damiano sull’orlo della crisi, Carol e Vinicio che iniziano a conoscersi, Sebastian diviso tra Laura e Margot. Cosa dobbiamo aspettarci da queste linee narrative di qui a Luglio?

Innanzitutto lo scontro tra i due titani Ettore e Vinicio, in un contesto assolutamente nuovo per Ettore come quello del carcere. Devo dire che il motivo per cui questa linea ci ha entusiasmato è proprio il fatto che per la prima volta Ettore si trova a combattere su un terreno che non gli è congeniale e che non conosce, in cui vigono regole differenti da quelle che sa maneggiare da sempre, ovvero quelle degli affari. In carcere cade il suo status e deve tornare ad emergere come persona, ad imporsi… e questo genera una grandissima battaglia tra lui e Vinicio. Poi avremo lo sviluppo della storia tra Oriana e Ivan, di cui stiamo già vedendo i primi segnali, mentre Serena e Damiano sono destinati a soffrire ancora un po’. Su Sebastian possiamo dire che arriverà al matrimonio con Laura, ma tutto quello che avverrà prima e sopratutto dopo è tutt’altro che scontato rispetto alle scene di un matrimonio.

Da un’agenzia Asca sono usciti invece i nomi dei prossimi ingressi nel mondo di Centovetrine: Leo, Adam, Fiamma, Sveva e Frida. Avete già trovato gli attori?

Sì, li abbiamo selezionati quasi tutti, siamo ancora indecisi riguardo ad Adam tra un paio di ipotesi su cui decideremo a giorni. Ti posso dire inoltre che una delle attrici che ricopriranno i nuovi ruoli femminili era nel film “Un’insolita vendemmia”.

Cosa porteranno questi personaggi nel nostro mondo? Che storie racconteranno?

Anticipiamo: uno dei personaggi femminili porterà un grossissimo scompiglio nella vita di due tra i personaggi storici più amati. Li vedremo in una veste totalmente diversa.

A proposito di personaggi storici: dopo anni di separazione nettissima tra soap e fiction nell’ultimo anno abbiamo avuto Le tre rose di Eva che ha sbancato l’auditel con un cast passato all’80% da San Giusto (Centovetrine&Vivere), Luca Bastianello nella fiction “La vita che ritorna” con Virna Lisi e ora Luca Capuano e Jgor Barbazza nel cast di Che Dio ci aiuti, che mercoledì scorso ha fatto segnare 7 milioni di spettatori. Jgor Barbazza in particolare è in onda contemporaneamente nelle due produzioni. Allora gli attori di soap possono fare anche la fiction? Si può dire che si è finalmente sfatato un mito?

Ma vivaddio, certo che si può dire! Che cos’è cambiato rispetto al passato? Che ora lo possono fare contemporaneamente. Perché guardiamo quanti sono passati prima da noi e poi sono diventati protagonisti in prima serata: Alessandro Preziosi, Roberto Farnesi, Anna Safroncik, e tanti altri. Certamente le Tre rose saltavano all’occhio perché ce n’erano cinque, sei, sette insieme… ma non è certamente un caso isolato. Quello che è cambiato è che ora non si pensa più che siccome ci sono attori di soap, quella è una soap. Perché il punto non è che un attore di soap non sarebbe stato in grado in passato o non è in grado ora di recitare in una fiction, e lo dimostrano i nomi che ho detto prima. E’ il pregiudizio era sul genere, più che sull’attore. Si parla si soap in accezione quasi negativa, anche senza saper distinguere tra ciò che è soap e ciò che non lo è. Perché non è certo l’ora di messa in onda che fa di un prodotto una soap, tant’è vero che in america serie che qui sono considerate fiction, vengono definite “prime time soap”. Poi è vero che la soap ha alcune caratteristiche assolutamente proprie, come la storia aperta che dura all’infinito (mentre in una serie quella stagione a un certo punto si chiude per definizione), ma tolto il taglio del formato con cui la fai, la soap sono storie sentimentali che si intrecciano in diverse linee narrative. Il che definisce un macrogenere in cui potrebbero finire moltissime fiction. Poi certo che la storia sentimentale di “grana grossa” che fai solo a fini di plot diventa stucchevole, ma quella allora è la telenovela… che spesso si identifica con la soap e invece è tutt’altro. Tant’è vero che spesso in Italia che parla di soap Centovetrine e Un posto al sole non le ha mai viste, si basa sulle parodie o su Boris, che non è la stessa cosa.

A proposito dell’orario di messa in onda anche l’Inghilterra è da citare: ci sono soap come Coronation Street o EastEnders che vanno in onda in prima serata e a parte differenze per esempio sull’attenzione al sociale, sono soap a tutti gli effetti. Noi siamo un tipo di soap più sognante, ma il genere è lo stesso.

Nel momento in cui selezionate un attore per Centovetrine, quali sono le caratteristiche che cerca? (bravura, adattabilità, bellezza, curriculum, l’essere irrsolti…)

Guarda io penso che nella stragrande maggioranza gli attori siano irrisolti (ride). Quello lo diamo per scontato. Poi bisogna vedere quanto di questa incompletezza mettono nel lavoro, perché se essere irrisolto vuol dire essere pasticcione e poco affidabile allora uno così non lo cerco. Se invece vuol dire essere inquieto, sempre alla ricerca di qualcosa che ti completa, qualcosa che cerchi in ogni momento, in ogni ruolo, nelle altre persone… allora credo che sia la curiosità che è alla base di chi fa comunicazione. Perché poi è quello che ti muove, e vale per tutti, anche per gli scrittori e i registi, mica solo per gli attori! Il voler comunicare con gli altri, il capire te stesso ed emozionarti attraverso i personaggi che interpreti o scrivi. E io cerco quella sensazione, incanalata nella professionalità.
Poi una cosa che ascolto molto è la voce, sono considerato un rompiballe sugli accenti, ma ritengo che ci sia l’abitudine di considerare il romano come l’italiano, che non è… se devo dare delle provenienze geografiche ai miei personaggi non possono venire tutti da Roma! E mi interessa anche il tono, soprattutto negli uomini è importante che sia caldo, perché la soap per definizione si “ascolta” ancora prima di guardarla mentre magari si fa altro per cui una bella voce ti attira. Non è un caso il fatto che abbiamo sdoganato noi moltissimi doppiatori: Biagini, Ward, Cordova, anche D’Anca era anche doppiatore. Poi sai, ogni personaggio richiede un proprio criterio: è chiaro che in un ragazzo di trent’anni guardo molto anche l’aspetto fisico, e poi certo spero non sia un cane, altrimenti non lo prendiamo. In alcuni casi il talento dell’attore si va a bilanciare anche con l’aspetto fisico: non dimentichiamo che la soap come romanzo popolare affonda le sue radici nel melodramma, nella tragedia greca (c’è quel bellissimo libro che si chiama “Da Omero a Dallas”!), ma anche nella prosecuzione del fotoromanzo.
Questi sono i criteri con cui prendo le mie scelte, che poi verifico con la direzione fiction per arrivare a una conclusione comune.


Passiamo al film Un’insolita vendemmia che esce l’11 aprile nei cinema: chi sono gli attori protagonisti e che storia ci raccontano?

In ordine alfabetico i protagonisti sono Roberto Alpi, Jgor Barbazza, Alex Belli, Luca Biagini, Barbara Clara, Linda Collini, Sara D’Amario, Marianna De Micheli, Pietro Genuardi, Edoardo Siravo, poi c’è una bella partecipazione di Gabriele Greco e ancora Lorenzo Ciompi e Lorenzo Majnoni. Che è stato uno degli attori che ci erano piaciuti di più all’epoca (interpretò Alberto Castelli, il padre di Cecilia, Niccolò e Serena, ndr), avevamo anche valutato l’ipotesi di non farlo morire ma il personaggio ormai era scritto così e farlo vivere avrebbe cambiato troppe cose.

La storia che ci raccontano è quella di un gruppo di attori che lavorano in una soap di successo che però sta per chiudere, o meglio non si sa bene se chiuderà, forse sì o forse no. Per cui il periodo che sta arrivando può essere una vacanza o l’inizio di una vita da disoccupati, e nel momento in cui le riprese vengono sospese, questi attori decidono di “prolungare” ancora per un po’ non solo il lavoro che condividono ma soprattutto i rapporti di amicizia vera che durano da anni… è perdere soprattutto questo che li turba. Per cui in attesa di scoprire la sorte del loro lavoro accettano tutti di andare in un’isola dove un loro ex collega che ha lasciato la soap un paio d’anni prima, e che è interpretato da Roberto Alpi, si è ritirato per occuparsi di un vigneto meraviglioso che gli sta per dare la prima vendemmia.

Per cui ognuno vive questo momento di crisi a modo suo, nel senso che nessuno sa cosa succederà alla fine dell’estate, se dovrà reinventarsi… ognuno arriva sull’isola con un carico di speranze, oltre che di dubbi. Per esempio c’è l’attrice interpretata da Marianna De Micheli che nella soap che raccontiamo (che ovviamente non è Centovetrine ma una soap chiamata “Missione amore” ambientata in una base militare dove tutti sono medici o soldati che vanno e vengono) interpreta un medico con una carriera eccezionale, una famiglia bellissima, un marito che la ama e una figlia meravigliosa… che nella realtà non è sposata, è una quarantenne senza figli che arriva all’isola col desiderio di ricostruire la relazione sentimentale che aveva col collega Roberto quando recitavano assieme.
Abbiamo anche Pietro Genuardi che nella soap (Missione amore) interpreta il marito della dottoressa interpretata da Marianna, e nella vita è un cinquantenne col terrore di invecchiare e di perdere la possibilità di recitare che vorrebbe vivere solo avventure con donne giovani, e lui arriva all’isola per rinvigorire l’amicizia con Roberto, di cui è stato il primo e più grande amico.
C’è Edoardo Siravo che interpreta l’attore tormbone che recita nella soap solo per i soldi ma schifa quel che fa e i colleghi, c’è Jgor Barbazza che porta in scena l’attore preoccupato solo di perdere i soldi che gli servono per andare avanti e porta in scena un carico di cinismo condito con un po’ di sentimenti positivi…
Perché alla fine quello che scopriremo è che questo gruppo di attori è molto legato, e che la soluzione dei problemi la cerca assieme. E infatti se mai ci fosse una morale, in questo film, sarebbe che da una crisi si esce tutti insieme o non si esce proprio. Io non credo nel singolo taumaturgo che esce e risolve tutti i mali: la crisi si risolve ognuno con un proprio pezzettino, e questo vale per la crisi individuale come per quella collettiva. La situazione in cui si trovano i nostri personaggi è paradigmatica della nostra realtà: quello è un microcosmo, una microrealtà che però presenta più aspetti di una realtà più estesa.

Quella che sembra una vacanza infatti si trasforma presto in una tragicomica avventura, perché Roberto li ha invitati lì non solo per la vendemmia ma per fare confessioni piuttosto intime che cambieranno tutto il punto di vista che avevano su di lui. A quel punto si susseguiranno una serie di colpi di scena e avventure, davvero tragicomiche, perché pur essendo molto serie – e a volte dolorose! – ti scappa da ridere perchè la vita è anche questa… mi consentirai poi di non raccontare tutte le rosprese, lascio agli spettatori il piacere di scoprirlo.

Un altro tema che trattiamo è quello delle regole, impersonate soprattutto dal comandante della caserma dei carabinieri del luogo che finirà per essere ampiamente coinvolta nelle disavventure dei personaggi, trovandosi a dover “interpretare” anche le regole, e l’attrice che le dà il volto è Sara D’Amario, che è stata sia Viviana in Centovetrine che Claudia in Vivere.

E poi c’è il rapporto tra gli attori della soap e i loro fan… perché la soap Missione amore è un prodotto di successo per cui la barista o il gestore della trattoria o perfino la comandante dei carabinieri in realtà sono spettatori e fan della soap, che si trovano a interagire con gli attori in quanto persone e non in quanto personaggi.

In particolare questa cosa si vede nel personaggio interpretato da Linda Collini, che dà il volto a un’attrice molto magra in odore di anoressia, che fa innamorare di sé il personaggio di Gabriele Greco, che è il gestore di una trattoria che quando comprende l’esistenza di problemi legati al cibo se ne sente molto coinvolto e cerca di aiutare la ragazza in modo divertente. Il tentativo infatti è quello di parlare di argomenti molto seri ma con un tono a volte anche più leggero di quanto ci si potrebbe aspettare.

Com’è nata l’idea del film? Quanto tempo è passato dall’idea alla realizzazione? E come avete fatto per la distribuzione?

Allora, io a giugno non avevo ancora idea di fare il film. L’idea mi è venuta in mente verso la fine di giugno, perché volevo fissare in qualche modo in un’opera mia le emozioni che stavamo provando, e di farlo non solo con gli attori ma anche con tutta la troupe con cui io lavoro da anni, perché il fatidico 10 agosto si stava avvicinando per tutti e noi non sapevamo se avremmo ripreso o no… e sono anche passati parecchi mesi prima di saperlo. Per cui io il 10 agosto sono andato in vacanza (che poi vacanza non è stata) con una decina di pagine di sceneggiatura scritte intorno a un argomento che volevo trattare nel film, il tema principale, avevo già proposto l’idea agli attori che ne erano stati entusiasti, e con tre di loro abbiamo addirittura costituito la società “insoluta production” con cui abbiamo prodotto il film, grazie anche all’aiuto finanziario di un paio di amici. La sceneggiatura completa è arrivata agli attori dopo ferragosto, il 29 eravamo sul set, e l’11-12 di settembre avevamo finito di girare. Quindi è un film molto veloce nei tempi di registrazione, ma se pensi che per quei 100 minuti io ho avuto due settimane, mentre normalmente abbiamo tre giorni, capisci che rispetto a Centovetrine, e ai ritmi a cui eravamo abituati ho avuto 5-6 volte tanto. La soap ti abitua a ottimizzare ogni minuti che hai a disposizione, e io credo che tra l’altro nel film no si veda, perché non abbiamo due attori in una stanza che si parlano ma tante location in giro per Capraia e per l’Isola del Giglio.

Il film poi l’abbiamo montato velocemente, abbiamo fatto un bel lavoro di post produzione anche musicale con Massimiliano Pani e Franco Serafini, sono riuscito ad ottenere una cosa che volevo fin dall’inizio, e cioè un pezzo di Roberto Vecchioni che chiudesse il film, e siamo passati alla distribuzione, che abbiamo fatto sempre noi, aiutati dal collega Sergio Troiano, che da anni è gestore di cinema (oltre che l’interprete di Valerio Bettini) e conosce l’ambiente, e abbiamo ottenuto pian piano anche grandi distribuzioni perché al progetto hanno aderito anche una ventina di sale Uci Cinemas, per cui ora usciamo in una cinquantina di copie. Tutto naturalmente dipende dal primo week end e dalle anteprime, che infatti stiamo organizzando con la presenza del cast in più sale possibili (per ora sono previste proiezioni con gli attori a Genova, Rapallo, Prato, Milano, Torino, Riccione, Napoli, Catania e Firenze, l’elenco completo sarà qui).

Una soap che sbarca al cinema. Non c’è il rischio di un effetto “Boris”, ovvero vedere gli attori che “prendono in giro” se stessi?

No, è una cosa totalmente differente. In “Un’insolita vendemmia” l’attore non prende mai in giro l’attore che fa la soap. La presa in giro è sulla vita privata, non sul fatto di fare la soap. La parte divertente è data dalla stranezza della situazione, ma dopo un po’ te lo dimentichi che sono attori di soap: in Boris vedi gli attori attori durante le riprese della soap e lì c’è la parodia del lavoro, invece qui è la storia di questi attori in quanto persone. I primi 15 minuti sono negli studi, dove tra l’altro non vediamo le riprese tranne la prima scena, ma solo i camerini, i corridoi… e poi tutta la storia si svolge sull’isola, per cui dopo un po’ ti dimentichi che sono attori di soap. Sono persone che rappresentano i paradigmi di tanti: sono single, sono uomini che hanno paura di invecchiare, sono donne che lottano con l’anoressia. Fanno solo il lavoro dell’attore, facessero il pane non li riconoscerebbero in giro, ma nel film non si parla del lavoro nella soap.

I temi che affrontate nel film (in particolare l’anoressia) spesso sono stati “invocati” a Centovetrine, ma mai trattati davvero. Come mai?

Allora, sgombriamo subito il campo da ipotesi di censura, nessuno ha impedito di scrivere storie che toccassero l’anoressia o altri temi di questo tipo (che in parte abbiamo comunque toccato, con la malattia di Paolo Monti, la dipendendenza dalla droga di Francesca Bettini). Il discorso è questo: innanzitutto io credo che la soap, soprattutto quella che va in onda alle 2 del pomeriggio debba trattare certi temi con molta profondità. La fruizione che il pubblico ha della soap è alle volte distratta, nel senso che alle 2 del pomeriggio molte persone stanno seguendo mentre mangiano, o mentre lavano i piatti e sbrigano faccende, per cui siccome devi avere una particolare delicatezza nell’affrontare determinati temi, non sempre la fruizione può essere adatta, anche per via della durata così breve. Però, ripeto: è capitato e capiterà. IN questo caso ho scelto di raccontare i temi che interessavano a me senza pormi il problema di averli già raccontati o meno nella soap.

Parliamo un po’ di te, del tuo ruolo all’interno di Centovetrine e del cursus honorum di un produttore creativo. Non tutti sanno per esempio che parti da Un posto al sole. Che storie seguivi all’epoca?

Io sono partito dalla gavetta, ne ho fatta tantissima. Al liceo ho preso il diploma di perito chimico, poi ho fatto l’istituto superiore di comunicazione, e poi moltissima gavetta sul set. Nasco come regista di spettacoli, ho fatto tante puntate di Sereno variabile, tantissimi video clip… ti parlo degli anni 80. Poi è arrivata la grande passione per la scrittura, e sono riuscito a fare le prime cose. Una in particolare era una fiction per la Rai con Elena Sofia Ricci e Giulio Scarpati che ebbe un grande successo. E questo mi ha permesso di arrivare a scrivere il mio primo film, e poi a dirigere il primo film da regista, che era “Quando le montagne finiscono”. Poi ho conosciuto Minoli – avevo fatto il regista in alcune puntate di Mixer – che l’anno dopo mi ha proposto di andare a Un posto al sole, che era una cosa nuova, che nasceva a Napoli con dei diritti comprati dall’Australia. Ho lavorato a Un posto al sole per i primi due anni ininterrottamente come regista (eravamo in quattro), e poi sono andato via per passare in modo diretto a mettere in piedi vivere, che ci avevano commissionato, e lì sono diventato produttore creativo. Ho seguito la soap per i primi due anni e mezzo, finché è andata in onda alle 14.10, poi nel frattempo ci avevano commissionato Centovetrine e per i primi mesi ho tenuto entrambi gli impegni in contemporanea con Maccaferri, poi sono passato a gestire solo Centovetrine anche perché in quel momento seguivo anche una fiction che si chiamava Vento di ponente che giravamo a Genova.

Ma cosa fa esattamente il produttore creativo?

Allora, partiamo dal fatto che in una soap i registi sono più di uno: a Un posto al sole eravamo quattro, a Centovetrine sono sei, per cui ci dev’essere una figura che renda uniforme il linguaggio della regia. Anche perché poi lo spettatore deve vedere sempre lo stesso prodotto, non il frutto di quattro/sei teste diverse di cui si notano le differenze. Per cui il produttore creativo fa le scelte che normalmente fa il regista, sia quelle artistiche (la scelta degli attori, scenografie, costumi, rapporto con scrittori) sia nel rapporto con la committenza. Si tratta di una figura a metà tra il mondo artistico e quello del management. Poi io è un po’ di anni, cinque o sei, che incarno anche la figura produttore esecutivo, che normalmente in altri casi è separato. Perché ho visto che alla fine ogni scelta creativa comporta dei costi… e così almeno litigo con me stesso! (ride). Anche perché noi abbiamo tempi talmente brevi che per approvare un determinato taglio o sforamento del budget non ha senso sommare più telefonate, e così quando gli head writer Christian Bisceglia e Davide Sala mi chiamano per propormi una cosa, il si o il no arriva nel giro di un minuto. Poi se è no cercano di convincermi, ma quello è un altro discorso. D’altronde mai come da noi il tempo è veramente denaro, e per mia natura incanalare la creatività in un progetto concreto aiuta moltissimo a non perdere di vista l’obiettivo. C’è una bellissima definizione di “creatività” di Arrigo Perè, che poi era un matematico ma ha scritto delle belle cose anche in campo sociologico, che dice “La creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove che siano utili.”. Quindi la conoscenza di base delle cose esistenti, le connessioni nuove (che sono il campo della fantasia, perché il linguaggio esiste da sempre, semplicemente noi mettiamo insieme le parone in modo diverso da qualcun altro) e che siano utili, che è la cosa fondamentale che divide la creatività da fantasia.

Centovetrine va in onda da tredici anni, ci sono generazioni che sono cresciute con la soap. Secondo lei cos’è che dà questa soap al pubblico che altri programmi, messi anche alla prova in quella fascia oraria, non danno?

Prima di tutto ti risponderei l’incalzare delle storie. Noi con Centovetrine abbiamo inagurato un linguaggi nuovo rispetto a Vivere che era più “quotidiana”, se mi passi il termine. E’ una soap che ha un ritmo narrativo diverso dalle altre. Se perdi una settimana di messa in onda poi fai fatica a riconnettere, se perdi una settimana di Beautiful di solito non hai perso niente. E infatti ci chiamano “la soap dei colpi di scena”. Poi credo che sia sempre piaciuto il fatto di vedere le persone sul luogo di lavoro ma unite dalle emozioni. Infatti il claim delle prime stagioni era “Il lavoro li unisce, il cuore li divide”. E infine credo che un terzo fattore molto positivo sia stato non avere mai fatto grandi errori di casting, abbiamo sempre avuto attori e attrici che piacevano. Storie e attori che si sposano bene sono il connubio perfetto, se quella coppia funziona… allora vai avanti!

CentoVetrine