Home Serie Tv Da Vinci’s Demons, la recensione dell’anteprima: le inquietudini fantasy di un Leonardo trasformato in Batman

Da Vinci’s Demons, la recensione dell’anteprima: le inquietudini fantasy di un Leonardo trasformato in Batman

Ieri sera la premiere mondiale al Cinema Odeon di Firenze

pubblicato 3 Aprile 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 19:41

Tormentato, bohemienne, romantico, sciupafemmine, ribelle, furbo, abile spadaccino e anche un po’ giustiziere: c’è veramente di tutto in questo Da Vinci’s Demons.

Ovvero Leonardo da Vinci riletto da David Goyer. Ovvero Leonardo da Vinci riletto da chi ha contribuito a creare il mito del ‘nuovo Batman’: quello più inquieto di tutti, il Batman pieno di capitoli aperti, di domande ancora non risposte, di fantasmi e – appunto – di demoni che tornano dal passato.

Anche la Firenze del mondo di Tom Riley-Leonardo ha molto della Gotham City, così irreale e talmente opprimente da condizionare il comportamento dei suoi cittadini.

Che la città toscana, insieme a Roma e Milano, sia stata nel corso della storia, soprattutto di quella Rinascimentale, teatro di congiure e intrighi è cosa nota. Ma questo costante rimestare nel torbido, dedicando ampi frangenti (come da moda nelle serie storiche degli ultimi anni) ai vizi privati dei potenti di turno, suona un po’ eccessivo. Se non già visto.

Leonardo alterna momenti di spavalderia (soprattutto di fronte alle ingiustizie) ad attimi di profondo turbamento, momenti di oscurità che vengono portati alla luce con i fumi dell’oppio – una citazione dell’ispettore Frederick Abberline in “From Hell”? – o un mix di elleboro nero offertogli da un misterioso ‘turco’ (Alexander Sidding), incontrato una notte alle rovine romane (più che rovine romane si tratta di una chiesa gotica abbandonata), che lo inizierà al culto di Mitra.

Più un Caravaggio, o un Michelangelo, questo Da Vinci insomma. Fantasmi, intrighi e culti esoterici: il mix è presto fatto.

Da Vinci’s Demons alla fine è un fantasy puro e semplice, quasi alla Game Of Thrones, che però ha scelto di scomodare un personaggio ‘mitico’, e il paragone con la ‘nostra’ immagine italiana è inevitabile.

Numerosi gli elementi contestabili. Ci sono molti dubbi sulla storia (es. Leonardo seduttore della favorita di Lorenzo, Lucrezia, a una festa di Carnevale più veneziana che fiorentina? è plausibile un Leonardo così ribelle anche alla figura paterna, considerata la sua vita?), oltre che sui riferimenti spazio temporali (la Cupola del Bernini di Roma che appare in una panoramica è posteriore a Leonardo) e sulle ambientazioni (la serie è stata girata in Galles. E si nota).

Qualche perplessità resta anche sui personaggi di contorno (‘Nico’ dovrebbe essere ispirato, nelle intenzioni, a Niccolò Machiavelli, ma risulta il classico stereotipo dell’assistente del ‘maestro’; Zoroastro è un guitto sputa-aforismi e dall’attitudine decisamente romantica).

Ma Leonardo è molto caro al pubblico che lo ha conosciuto con la sua aura di mistero foraggiata negli anni scorsi dall’opera di Dan Brown e dalle febbri cospirazioniste. Ha un appeal senza precedenti a livello internazionale, simbolo della cultura italiana e della ‘genialità’.

Come ogni mito che si rispetti, ognuno ci vede quello che i suoi occhi vogliono vedere. Ma nel caso di Leonardo da Vinci questa trasformazione in supereroe – ‘aiutata’ dal fatto che tratta un periodo della vita dell’artista di cui non ci sono testimonianze – lascia un po’ con l’amaro in bocca.