Poverino, è la parola che adesso va più forte nei media, dopo cazz…o strunz!
Non so se è capitato anche a voi. Stavo guardando sempre con interesse, e curiosità, “Servizio Pubblico” di Michele Santoro. La telecamera si soffermava a lungo sul volto di Carlo Freccero, che considero un esperto di media, con cui ho avuto modo di… lavorare. Le inquadrature insistevano nel mostrare i suoi capelli scomposti, gli occhi roteanti a volte torvi a volte accesi di luce dei riflettori interiori, le labbra che facevano un gioco a rimpiattino, passando l’una sull’altra, gonfiandosi. Si gonfiava anche la pappagorgia. La telecamera si allontanava lentamente, controvoglia, affascinata dall’horror, inquadrando una prof di scienze politiche; Marchini in gara come sindaco a Roma; Travaglio con le sue epistole; la Santanchè; ma poi tornava e tornava su Freccero. Al quale Santoro si rivolgeva. Freccero trovava la parola tra le labbra che si mordevano e leccavano. Da qui in poi verbi al presente. Carlo comincia a parlare di Bersani. Il tema del giorno, su cui ognuno di noi si sti
Non so se è capitato anche a voi. Stavo guardando sempre con interesse, e curiosità, “Servizio Pubblico” di Michele Santoro. La telecamera si soffermava a lungo sul volto di Carlo Freccero, che considero un esperto di media, con cui ho avuto modo di lavorare. Le inquadrature insistevano nel mostrare i suoi capelli scomposti, gli occhi roteanti a volte torvi a volte accesi di luce dei riflettori interiori, le labbra che facevano un gioco a rimpiattino, passando l’una sull’altra, gonfiandosi. Si gonfiava anche la pappagorgia. La telecamera si allontanava lentamente, controvoglia, affascinata dall’horror, inquadrando una prof di scienze politiche; Marchini in gara come sindaco a Roma; Travaglio con le sue epistole; la Santanchè; ma poi tornava e tornava su Freccero. Al quale Santoro si rivolgeva. Freccero trovava la parola tra le labbra che si mordevano e leccavano.
Da qui in poi verbi al presente. Carlo comincia a parlare di Bersani. Il tema del giorno, su cui ognuno di noi si stia facendo le sue idee.Il gran Carlo usa la parola “poverino” per definire poor Pierluigi. Perchè è un leader, un uomo smarrito, aggredito da un cumulo di suggestioni varie, dal liberismo al blairismo, dalla crisi della sinistra che non sa più cosa essere. “Poverino” perchè è in ritardo, non capisce, non sa fare i compiti della storia. “Poverino” perchè non ne azzecca una e si muove in un deserto di iniziative, di pensiero.
Questa parola impoverisce un pò tutto l’insieme, nonostante gli sforzi di Michele di andare avanti. “Poverina” la Santanchè, perchè crede in Berlusconi, senza il quale il Pdl non esisterebbe. “Poverino” Marchini, voce solitaria, l’unico a sforzarsi di spiegare cosa si potrebbe fare in economia, ma nessuno gli dà retta. “Poverino” Travaglio che batte il maglio, con capacità e sarcasmo, sarcasmo persino gonfio come le labbra di Carlo; e recita il ruolo del poverino sempre scontento.
“Poverina” la prof, molto diligente e corretta in analisi che conducevano nelle vie astratte entro le quali ci muoviamo tutti. “Poverino” anche Michele che però capisce al volo come sempre quel che sta succedendo, e promette di far meglio nelle prossime puntate della sua splendida fiction. La fiction che con la rivalutazione dei “poverini” e della parola magica, dolce, inebriante, ha mandato in pensione(per una serata) le parole cazz…, strunz…, e compagnia bella o brutta, lessico di tanti talk. Ma c’è da temere, poichè la cose della politic vanno come vanno, che la poverizzazione delle analisi, esegesi,discussioni, etc, andrà avanti, molto avanti. Fino a quando? Non so. Ma altri sono pronti a subentrare trovare, poverini, ovunque, la solita occasione di specchiarsi con noi nello specchio opaco.