SkyUno lavora sulla seconda stagione di The Apprentice: Flavio Briatore ha cambiato idea ed è pronto a riprendere il ruolo di Boss, eliminando a botte di ‘Sei fuori’ gli aspiranti manager di successo. Come testimoniano gli scatti postati su Twitter da Lucio Presta, agente del Boss Briatore, a metà marzo c’è stato un primo (?) tra Nils Hartmann, direttore di SkyUno, Briatore e del suo braccio destro, Patrizia Spinelli, ormai nota al pubblico vista la partecipazione alla prima stagione e che probabilmente ritroveremo al fianco del capo anche nella seconda.
Il passaggio da Cielo a SkyUno potrebbe portare con sé qualche cambiamento nel format: stando all’anteprima di Reality House, potrebbe cambiare la struttura delle puntate: non più 10 da 50′ programmate due alla volta, ma 10 di maggior durata, magari 90′-100′ per coprire il tradizionale prime time all’italiana e non esaurire il programma in sole 5 settimane. Per usare un parallelo fictional si passerebbe da una serie serializzata di 10×50′ a una (extended) miniserie da 10×90′. Invece di virare verso l’innovazione ci si orienterebbe verso la tradizione del palinsesto all’italiana. Ma si attendono conferme ufficiali.
Verrebbero messe da parte anche le prove in stile “caccia al tesoro”, come scrive RH, per lasciar spazio a sfide ambientate e realizzate in vere aziende: basta mercatini all’aperto e prove di compravendita ‘anonima’ e più spazio a prove sul genere di quelle che hanno visto i concorrenti della scorsa edizione alle prese con l’ideazione e il lancio di un giocattolo per la Giochi Preziosi, con il posizionamento e vendita di un nuovo caffè Mokarabia, o una televendita per QVC. Se fosse così ci troveremmo sicuramente a contatto con concrete realtà aziendali, ma non potremmo più vedere prove illuminanti come la prima, ambientata al mercato del pesce e rivelatrice delle reali difficoltà di ‘bocconiani’ e (para)imprenditori con il commercio ‘reale’. La variazione di rotta mirerebbe dunque a rendere più ‘aziendale’ il talent-show per imprenditori, magari con una nota più ‘strong’, più applicativa, narrativamente più interessante per favorire gli ascolti dopo una prima stagione non proprio eccelsa, ma di certo soddisfacente in termini di penetrazione del programma nell’immaginario tv italiano.
Di fatto un bilanciamento di struttura non è raro tra una prima stagione ‘pilota’ e una seconda di ‘riconferma’: anche nella versione USA, condotta da Donald Trump (e trasmessa su NBC nel lontano 2004) si passò da 16 a 18 concorrenti, mantenendo però inalterato il numero di appuntamenti (15×50′). I concorrenti furono divisi in due squadre, maschi contro femmine come nella prima, ma costretti a ‘scambiarsi’ da subito un membro: e proprio l’elemento ‘estraneo’ fu messo a capo della squadra per la prima sfida. E ancora, immunità per il project manager della squadra vincente per la sfida successiva, mentre il project manager della sconfitta aveva la possibilità di nominare direttamente due o tre persone da sottoporre al Boardroom per il licenziamento, senza quindi coinvolgere tutta la squadra nella valutazione del Boss. Vedremo se la seconda stagione di The Apprentice Italia seguirà lo schema della seconda stagione della versione USA o si proietterà già su variazioni introdotte nelle successive, come le squadre miste, immunità del project manager vincente sub iudicio della sua squadra, addirittura la formula del Tugurio vs Loft, finora ‘accennato’ con il baretto dei perdenti, e via così.
I casting per The Apprentice 2 non risultano ancora partiti: è proprio la selezione dei concorrenti, però, a fare il successo del talent. L’anno scorso li hanno presi piuttosto ‘imbranati’, ottimi per un’immedesimazione o meglio per dare il pubblico che tutti possono farcela a diventare ‘apprentice’. Quest’anno come si regoleranno?
Foto dal profilo Twitter di Lucio Presta.