Carlo Freccero, l’elogio ai telefilm ed il rimpianto di non aver fatto In Treatment
In un’intervista al Corriere della Sera, Carlo Freccero elogia la qualità delle serie tv americane. E rimpiange quando stava per portare su Rai 4 il remake di uno show di successo, bloccato poi dai vertici della Rai.
Che Carlo Freccero sia uno dei pochi veri esperti di tv in Italia è cosa ben nota. Che sia anche un appassionato di telefilm anche. In un’intervista al “Corriere della Sera”, il direttore di Rai 4 mette in evidenza entrambe le caratteristiche, fornendo un’analisi sintetica ma precisa di come le serie tv, oggi, siano il prodotto del piccolo schermo che meglio racconta la realtà.
“La prima caratteristica del neotelefilm americano”, dice nell’intervista di Renato Franco, “è la capacità di mettere in scena le inquietudini e le crisi dell’immaginario contemporaneo, così come Hollywood metteva in scena l’immaginario ottimista degli anni d’oro”.
Se le serie tv riescono spesso a creare gruppi di discussioni on line e non solo, è perchè meglio di altri generi più sfacciatamente legati all’attualità (leggasi documentari e talk show) entrano nelle pieghe del nostro mondo interpretandone i sentimenti:
“Tendono a costruire uno spaccato della società. E lo fanno con una sensibilità, una capacità di sintesi, molto superiore a strumenti tradizionali come informazione e reportage. Non catturano la realtà, ma l’immaginario collettivo, sono la spia dell’inconscio che cova sotto i fatti quotidiani”.
Tra i generi che si vantano di essere specchio della realtà c’è il reality show. Ma la sua, secondo Freccero, non è una vera analisi della nostra società:
“Se oggi la nostra attenzione è rivolta all’individuo ed ai meandri della mente, la televisione ha risposto in due modi. Con il reality, che però scivola sulla superficie dello schermo senza lasciare traccia. Oppure con la fiction: c’è più verità nell’intendere la relazione uomo/donna in un serial come Sex and The City che in tutte le confessioni in diretta dei reality di oggi”.
E’ facile comprendere perchè Rai 4 sia diventata una rete apprezzata dagli amanti dei telefilm: non solo per la costanza con cui una serie tv viene mandata in onda, senza particolari spostamenti o cancellazioni, ma anche per la scelta degli show da trasmettere, tutti di qualità e che si rivolgono ad un pubblico vasto, dai più giovani in cerca di storie d’amore ai più grandi, che preferiscono le emozioni forti. La fortuna di Rai 4, a volte, è stata anche la sfortuna di Raidue, da cui ha ereditato due delle serie tv migliori in palinsesto: “Desperate Housewives” (l’ultima stagione è stata trasmessa interamente in prima tv su Rai 4) e “Once upon a time”, spostato durante la messa in onda della prima stagione.
Ma tra le serie del canale di Freccero c’è anche “Fisica o chimica”, il telefilm contestato da alcuni per alcune scene omosessuali. Un anno fa il direttore di rete fu costretto a sospenderne la messa in onda, e ricevette una sospensione di dieci giorni dopo un duro confronto con il quotidiano “Libero”. Di recente, l’archiviazione del caso ha dato ragione a Freccero:
“Nel mio provvedimento di sospensione si accennava al fatto che questo tipo di relazioni (quelle omosessuali all’interno della serie, ndr) offende la componente cattolica del Paese, la cui moralità, in quanto maggioritaria, è degna di rispetto. Ma l’Unione europea considera l’omofobia analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo”.
In mezzo a tante serie tv, il rimpianto di Freccero è quello di non aver il budget per poterne realizzare una interna alla Rai. E dire che ha un modello ben chiaro in mente, la Bbc:
“Nell’ultimo quinquennio la televisione britannica non ha praticamente sbagliato un colpo, una serie, uno show. Basti pensare a Misfits, Doctor Who, Sherlock o The Hour”.
C’era andato vicino, tempo fa, quando su Rai 4 stava per approdare la versione italiana di “In Treatment”, poi arrivata su Sky Cinema 1:
“Avevo già pagato tutte le sceneggiature ed incontrato l’ideatore della serie. Ma i vertici aziendali mi hanno detto che non si poteva fare perchè Rai 4 non poteva avere quel budget. Costavano niente…”.
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