Un medico in famiglia 8, Francesco Foti a TvBlog: “Il successo della fiction? Perché è la versione positiva della vita”
In Un medico in famiglia 8 abbiamo ritrovato Francesco Foti, reduce dal successo di Tutta la musica del cuore. Dal suo esordio con I Cavalli Marci acqua sotto i ponti ne è passata, e ora Francesco si divide tra cinema, teatro e televisione. Ecco quello che ci ha raccontato.
Solo due mesi fa Tutta la musica del cuore portava a casa un importante risultato su Rai 1, convincendo e coinvolgendo i telespettatori, che ora sperano in una seconda stagione della fiction. Uno degli attori che ha contribuito a quel successo è senza dubbio Francesco Foti, che abbiamo apprezzato nei panni del malavitoso Rocco Santopirro, personaggio che teneva le fila di tutti gli affari del piccolo centro di Montorso.
Subito dopo lo abbiamo ritrovato, sempre su Rai 1, in Un medico in famiglia 8 nei panni del cinico imprenditore Tiziano Corradi, che rileva la clinica in cui lavorano i Martini insieme alla sua socia Guenda Pacifico (Chiara Gensini) per farne una struttura di alto livello. Abbiamo visto, nella quinta puntata, che alla fine anche in Corradi c’è un cuore, malandato ma c’è. E sarà proprio aver visto da vicino la morte a fargli cambiare idea su molte cose, prima di abbandonare Roma e la scena.
Francesco, dopo la gavetta come cabarettista e la bella esperienza con i Cavalli Marci nella trasmissione Colorado Cafè, che gli ha regalato notorietà, ha intrapreso la carriera d’attore, dividendosi tra partecipazioni televisive e cinematografiche e il teatro, soprattutto in questo momento in cui è in tournée con il suo One Man Show, Niuiòrc Niuiòrc, che presto lo porterà davvero nella Grande Mela, come ci ha confidato lui stesso in anteprima.
Iniziamo con Tutta la musica del cuore, dove hai avuto un ruolo d’antagonista molto forte. Cosa ti è piaciuto e cosa no del tuo personaggio?
La cosa che mi piaceva meno era il fatto che venisse semplicisticamente definito come “Il boss”, mentre la cosa più intrigante e che lo rendeva interessante e unico era il suo tormentatissimo rapporto familiare col padre e col figlio.
Ti sei rivisto nei panni di Rocco Santopirro e cosa hai pensato? Sei stato soddisfatto del risultato?
Io mi rivedo sempre. Ascolto molto anche il giudizio del pubblico, ma credo che solo rivedendosi si possa migliorare e capire se le intuizioni avute erano giuste o sbagliate. Del mio Rocco Santopirro sono molto contento, senza falsa modestia, e credo che l’idea di puntare tutto sui contrasti generazionali sia stata la giusta scelta.
Dopo la messa in onda della fiction ci sono state delle polemiche sul fatto che si sia accostata la malavita alla regione Puglia. Tu come hai vissuto questa cosa?
Credo siano state assolutamente strumentali e gratuite. Dico di più: ritengo che per sostenere che la Puglia (come tutta l’Italia, del resto) non debba fare continuamente i conti con la malavita organizzata bisogna essere stupidi o in malafede. L’accento, semmai, avrebbe dovuto essere posto sulla speranza che nella realtà -come in questa fiction- la gente abbia davvero voglia di ribellarsi al malaffare.
Chi ha amato la fiction spera già in una seconda stagione. Pensi sia una cosa fattibile, in particolare per ciò che attiene al tuo personaggio?
Io ci spero. È stata una bellissima esperienza e una grande scommessa da parte di tutti noi e il successo riscontrato ci ha riempiti di gioia. E per quel che mi riguarda, poter lavorare su un Rocco Santopirro che è (o è stato) in carcere, sarebbe un’altra bellissima sfida!
Per via del ritardo della messa in onda di 3 anni di Tutta la musica del cuore, ti ritroviamo subito dopo in un’altra fiction di rai1, Un medico in famiglia. Anche qui hai interpretato un personaggio non proprio simpatico, anche se molto diverso dal precedente. Parlaci un po’ di questo Tiziano Corradi dal tuo punto di vista…
Premesso che io cerco sempre di astenermi dal giudicare i miei personaggi, Tiziano Corradi è un altro antagonista. In realtà ho dovuto un po’ calcare sul suo mostrarsi (non ho detto “essere”…) non proprio simpatico, per dare la possibilità a Lele Martini di dire “Mi sta qua!”. In effetti, se ci pensiamo bene, è solo un imprenditore che rileva un’azienda e ne fa una struttura privata all’avanguardia che cerca di far funzionare nel miglior modo possibile…
Come ti spieghi che Un medico in famiglia, nonostante sia ormai all’ottava stagione, riscuota sempre un grandissimo successo di pubblico?
Perché è un gruppo di lavoro che è una famiglia. E perché è la versione positiva della vita: hanno a che fare con problemi reali e più o meno comuni, ma con tenacia, affetto, coraggio e determinazione riescono sempre a risolverli. È quello che vorremmo fosse la vita.
C’è chi dice, però, che in tv manchi la voglia di innovare, sperimentare nuove cose, preferendo restare sul sicuro con prodotti di successo. Tu che ne pensi?
In parte è vero, ma il problema più grosso per me non è tanto scegliere tra sperimentazione e “tradizione”, quanto scegliere la qualità. E’ sulla qualità che bisogna scommettere, a prescindere dal tipo di prodotto.
Il caso ha voluto che, dopo Tutta la musica del cuore, hai ritrovato di nuovo sul set Francesca Cavallin. Che ricordo conservi di Francesca?
Meraviglioso. Attrice, collega e amica fantastica. Non è un caso che con lei, il regista Ambrogio Lo Giudice e un’altra decina di persone del cast di Tutta la musica del cuore abbiamo deciso di imbarcarci in una specie di divertentissima (e massacrante) gita in pulmino per andare a vedere l’ultima puntata a Monopoli, dove era stata girata la fiction…
Dopo tanti ruoli da cattivo, negli ultimi anni di carriera, quale personaggio ti piacerebbe interpretare ora?
Non c’è un personaggio in particolare, anche perché in realtà tra cinema, tv e teatro sono riuscito a interpretare tanti personaggi molto diversi tra loro. Quello che mi auguro è che non mi chiedano mai di fare un cliché o di “rifare” un personaggio già fatto.
Prima cabarettista, poi attore teatrale, televisivo, cinematografico: hai qualche preferenza tra questi mezzi di espressione artistica? E, se per assurdo, fossi costretto a sceglierne solo uno, quale sarebbe?
L’altra cosa che mi auguro è di non trovarmi mai a dover fare una scelta di questo tipo. Ho frequentato e frequento per scelta tutti i mezzi e tutti i generi, perché sono convinto che tutto (se fatto bene) arricchisca e che chiudersi e fossilizzarsi sia la morte della creatività.
Quali sono i ricordi più belli che porti con te dell’esperienza con i Cavalli Marci?
Due anni e mezzo di convivenza sono zeppi di ricordi fantastici. Eravamo una squadra, con gli allenamenti quotidiani, gli spettacoli in casa, le trasferte, i ritiri, i fans che erano quasi degli ultras e ci accoglievano ovunque con un entusiasmo incredibile…
Pensa a te tra dieci anni, dal punto di vista lavorativo. Come ti vedi?
Anche se il momento è drammatico, soprattutto per la Cultura e lo Spettacolo, resto ottimista. Più che come mi vedo, ti dico cosa mi auguro: che si possa uscire da questa crisi e di avere la possibilità di lavorare sempre di più, ma sempre con lo stesso entusiasmo e dedizione, su progetti importanti e non solo italiani. D’altra parte (e questa è un’anteprima!) sto per portare il mio One Man Show “Niuiòrc Niuiòrc” a New York!!…
Auguriamo a Francesco di realizzare i suoi sogni, di ottenere in America lo stesso successo che sta avendo in Italia e lo ringraziamo per essere stato con noi ed essersi raccontato.
Foto d’apertura e di chiusura: Angelo Di Pietro