Il commissario Montalbano – Angelo Russo a TvBlog: “Catarella invecchia ma rimane sempre bambino”
TvBlog intervista Angelo Russo che, ne Il commissario Montalbano, interpreta da 15 anni il simpaticissimo agente Catarella che sa divertire grandi e piccini.
Questa sera va in onda il secondo dei quattro nuovi film previsti per quest’anno de Il commissario Montalbano. Dopo aver intervistato nei giorni scorsi due tra gli storici protagonisti della serie, Cesare Bocci (Mimì Augello) e Peppino Mazzotta (Fazio), e oggi la volta di un altro attore di vecchio corso di Montalbano, Angelo Russo, che interpreta l’amatissimo agente Catarella, il divertente e strampalato centralinista del commissariato di Vigata. Incontro per la prima volta Angelo alla conferenza stampa di presentazione della fiction, ed è proprio come te lo immagini: simpatico, disponibile, quasi un uomo d’altri tempi. Rimaniamo d’accordo di sentirci qualche giorno dopo, con calma e senza la confusione della conferenza stampa, e ho il piacere di passare un po’ di tempo al telefono con lui, ma anche con Catarella e la sua voce, e il divertimento è assicurato.
Questa volta il personaggio di Catarella dal punto di vista comico è forse un po’ più ‘marcato’. Da cosa nasce questa esigenza? Serve forse a stemperare la cupezza delle nuove trame?
È vero che il mio personaggio quest’anno è un po’ più marcato, ma non c’è un’esigenza precisa. Diciamo che è un personaggio che mi sento cucito addosso in questo modo. Poi ogni volta che dobbiamo girare noi del cast e della produzione ci riuniamo e decidiamo cosa fare, e questa volta si è deciso di impostare Catarella in questa maniera, forse anche credendoci di più.
Se penso a Catarella mi viene in mente la porta che sbatte e ‘domando pirdono e pirdonanza’. A te?
Sì, quello della porta è un classico, la frase “Domando pirdonanza per la botta, dottori, ma la porta mi scappò” è identificativa di Catarella, un ragazzo sempliciotto che tale rimane nel corso degli anni. E poi c’è la sua innata ‘bravura’ nello storpiare i nomi.
A proposito di questo, cosa è cambiato in Catarella nel corso degli anni, a parte l’età?
La caratteristica di Catarella è che nonostante cresca d’età, rimane sempre con la stessa mente giovane e frizzante, un bambino nel corpo di un adulto. Sul lavoro però Catarella è cambiato, è cresciuto, cerca sempre di migliorarsi, così come io cerco ogni volta di migliorare questo personaggio, di fargli fare un passo in avanti, per far sì che possa piacere a tutti, dai bambini agli anziani. Catarella comunque rimane un giocherellone, un combina guai.
Catarella non è solo una macchietta, uno che sbaglia tutti i nomi e che sbatte le porte: nel corso degli anni lo abbiamo scoperto esperto di informatica (il più bravo del corso) e pure attore tetrale. Quale è l’aspetto di Catarella che più ti piace?
Sì, è vero. Catarella ha trovato la sua strada nell’informatica, grazie alla sua passione per il computer. Agatino è dotato di mille sfaccettature, tante che non si contano sulle dita di due mani, anche se rimane il poliziotto sempliciotto di sempre, quello della guardiola, ma sempre fedele al corpo, alla divisa, ai gradi, ai superiori. Questo è forse quello che mi piace di più, questo suo essere fedele alla Patria, alla polizia, agli amici.
Catarella è un personaggio che ci fa ridere tantissimo, ma che ha avuto nel corso dei film anche momenti di grande tenerezza, soprattutto nel suo rapporto con il commissario, no?
Sì, è vero. Catarella per il suo commissario sarebbe disposto anche a buttarsi nel fuoco e più di una volta abbiamo assistito a questo rapporto che nel corso degli anni si è venuto a creare tra i due, dove Agatino è sempre ligio al dovere e alla fedeltà per Montalbano, con momenti anche molto teneri.
Ho letto in una tua vecchia intervista che non leggi mai i libri di Camilleri prima di girare. È vero?
Verissimo. A m piace leggere il copione per farmi un’idea del personaggio, ma poi amo improvvisare, rendendolo mio. In caso contrario, sarebbe una parte già fatta, dove di mio non ci sarebbe nulla. Il libro lo leggo dopo aver visto il film, per capire se abbiamo fatto un buon lavoro, se abbiamo reso l’idea. Ogni volta che giriamo ci regalano i libri di Camilleri, e io ho proprio questa abitudine di conservarli e leggerli dopo.
Per te che sei siciliano, cosa significa lavorare in Montalbano, un prodotto che, oltre a parlare dei problemi della tua terra ne esalta anche gli aspetti migliori, come la cucina, la solidarietà tra gli uomini, le bellezze paesaggistiche?
Della Sicilia si parla sempre e solo per mafia, ma noi sappiamo che non è così, o non è solo questo. La Sicilia è profumo d’arancio, cucina prelibata, paesaggi mozzafiato e Camilleri questo lo rappresenta benissimo. Io nasco a Ragusa eppure la bellezza delle mie zone l’ho apprezzata di più proprio con Montalbano, perché accade spesso che quando tanta bellezza ce l’hai da sempre sotto gli occhi poi non la valorizzi abbastanza.
Come vivi il fatto che il tuo Catarella, insieme a Montalbano, è visto e amato in 65 Paesi, praticamente in tutto il mondo?
È una cosa bellissima, perché dal nulla, da una città sperduta come Ragusa, arrivi poi nelle case di tutto il mondo. Tre o quattro anni fa sono stato ospite in Germania per Miss Italia nel mondo e ho trovato 2 o 3 mila fan di Montalbano che mi hanno abbracciato e fatto i complimenti, e c’era chi mi ringraziava per aver mostrato un altro volto della Sicilia, chi mi diceva che assomigliavo a Franco Franchi…
A questo proposito mi viene da chiederti se è vero che ti ispiri a Franco Franchi nel fare Catarella…
Sì, è verissimo. Io amo tantissimo Franco Franchi, ci ho lavorato anche con lui. Il mio personaggio è un misto tra un mimo di Franco Franchi e una voce ansimata come quella di Nino Terzi. La mia voce è un misto tra quella di Terzi e la mia, miscelate, unita alla smorfia, al mimo del grandissimo maestro Franco Franchi (e qui scatta una fantastica chicca con la voce di Catarella, ndr).
Ricordi ancora quando hai fatto il provino che poi ti è valso la parte di Catarella?
Eccome se lo ricordo. È stato anche molto sofferto. Devi sapere che quando la produzione è arrivata in Sicilia la prima volta per girare Montalbano, il cast era già stato tutto formato a Roma. In Sicilia si cercavano personaggi per i ruoli minori, ma io volevo a tutti i costi la parte di Catarella. In un primo momento neanche Alberto (Sironi, ndr) credeva in me, ma io ho voluto provare comunque. Al provino poi mi hanno visto e, nonostante avessero in mente già un altro attore di teatro per quella parte, alla fine hanno scelto me. Quando sono venuti in Sicilia, Carlo Degli Esposti (il produttore, ndr) mi disse che per me aveva pensato al ruolo di un agente penitenziario, un ruolo minore, ma io volevo fare Catarella, essendo un imitatore, arrivando dal cabaret. Quando ho saputo che per Catarella avevano già scelto un altro attore ci sono rimasto talmente male che non volevo più andare a sostenere il provino. Per fortuna mia moglie e i miei figli mi hanno convinto a provare ugualmente e quando sono arrivato al provino, anche per il nervoso, ho sbattuto la porta nel classico modo di Catarella, conquistando tutti. Ridevano tutti con le lacrime agli occhi, e così li ho convinti. Il giorno dopo ero già a firmare il contratto.
Peppino De Filippo diceva che è più facile far piangere che ridere. È davvero così?
Completamente vero. Far ridere è difficilissimo, devi trasmettere al pubblico una gioia vera, e non è da tutti. Bisogna sapere trasmettere qualcosa.
Una domanda d’obbligo per te e per i tuoi colleghi: che ricordi conservi del tuo incontro con Andrea Camilleri, senza il quale Montalbano non esisterebbe?
L’ho incontrato due volte, e conservo dei ricordi bellissimi. È una splendida persona, molto gentile. Per quanto riguarda me, ricordo ancora quando mi strinse la mano dicendomi “Bravissimo, hai dato un volto al mio Catarella, d’ora in poi quando scriverò del mio Catarella non potrò non pensare a te!”. Una soddisfazione enorme sentirsi dire così dal grande maestro.
Come vivi la popolarità che Montalbano ti ha regalato?
È una bella soddisfazione, anche se devo dire che Catarella deve aver contagiato anche i telespettatori col suo vizio di storpiare i nomi: ce ne fosse uno che azzecca quello del mio personaggio! Per alcuni sono Cagarella, per altri Gargamella. Mi è capitato anche di uno che mi ha fermato e mi ha detto: “Lei è bravissimo, guardo Montalbano solo per lei, ho letto i libri di Camilleri dal primo all’ultimo, sono un suo grande fan, ma come fa Cagarella lei…”. E vai a spiegarglielo che il nome è sbagliato… Forse chi parla con me viene contagiato dal linguaggio ‘catarellese’, sono come una malattia, e chi mi conosce mi evita (ride, ndr)!
Ringraziamo Angelo per la sua simpatia e la sua disponibilità. Intanto vi ricordiamo che potrete rivederlo stasera ne Il gioco degli specchi, su Rai1 alle 21.10.
Foto di scena: Fabrizio Di Giulio per ufficio stampa de Il commissario Montalbano