Rosso San Valentino, Luigi Di Fiore a TvBlog: “Vittorio sarà al centro di uno snodo sorprendente della vicenda”
Questa sera su Rai 1 va in onda la terza puntata della fiction Rosso San Valentino. TvBlog ha intervistato Luigi Di Fiore, che interpreta Vittorio.
Questa sera va in onda la terza puntata di Rosso San Valentino, la nuova fiction di Rai 1 per la regia di Fabrizio Costa. Tra gli attori che fanno parte del cast c’è Luigi Di Fiore, che abbiamo recentemente ritrovato in tv nei panni del maresciallo Muraro, ne Il commissario Nardone, una fiction che ha appassionato il pubblico ed è piaciuta alla critica, ma che purtroppo non avrà un seguito. Abbiamo parlato di questo con Luigi, ma anche degli impegni televisivi che lo hanno visto prendere parte non solo a produzioni nazionali, ma pure internazionali, come The Borgia e Crossing Lines, che vedremo prossimamente sui nostri teleschermi. Quanto al suo ruolo in Rosso San Valentino, nei panni di Vittorio, Di Fiore non si è potuto sbilanciare, assicurandoci solamente che il suo personaggio ci sorprenderà presto. Per saperne di più, non ci resta che continuare a seguire Rosso San Valentino, per le prossime quattro puntate.
Prima di parlare di Rosso San Valentino facciamo un passo indietro, fino a Il commissario Nardone. Il pubblico rimarrà deluso nel sapere che, nonostante il successo, non ci sarà come sperato una seconda stagione. Tu cosa ci puoi dire? La qualità non sempre paga?
Questo è davvero un mistero che non riesco a spiegarmi. Nardone è entrato, con prepotenza, nell’affetto di un pubblico che chiede con imperioso desiderio il suo proseguo. Spero vivamente che possano tornare sulle loro decisioni. Mario Nardone è patrimonio storico della memoria di un grande italiano che merita la giusta attenzione. Ho ricevuto migliaia di messaggi, uno dei quali è emblematico più di altri perché proveniente da un tutore delle forze dell’ordine. Mi vengono ancora i brividi di gioia e orgoglio nel rileggerlo:
“Ho appena terminato di rivedere on demand l’ultima puntata, sul sito della Rai. Già rimpiango quando finirà, ma per il momento attendo con impazienza la prossima. Grande Luigi e grandi tutti, nessuno escluso. Un fotografia perfetta, nelle location, costumi e soprattutto ho sentito scorrere sulla pelle quella sensazione di “pelle d’oca”, specialmente nella vostra bravura piena di indiscusso talento, che far trasparire il cameratismo che si era instaurato in quella squadra. Cosa che mi emoziona particolarmente, perché sono quelle le sensazioni reali che vivo con la mia squadra quando concludiamo un’operazione in alcuni casi anche rischiando la vita o troviamo l’anello mancante che da una svolta all’indagine. E cosi pazzesco e intenso che riesco a entrare in quel mondo, del dopo guerra, e pensarmi parte di esso”.
Possiamo dire però che grazie al Commissario Nardone e alla tua superba interpretazione del maresciallo Muraro la tua carriera è nuovamente decollata: sei richiestissimo e non solo dalle produzione italiane ma anche internazionali…
Muraro è stato un personaggio che ho amato molto intensamente. L’interpretazione è stata particolarmente felice in quanto le sue caratteristiche calzavano perfettamente col mio carattere, oserei dire col mio essere. Sono stato molto fortunato ad incontrarlo.
È vero che ho lavorato molto bene con produzioni anglo/americane in questi ultimi due anni.
Veniamo a Rosso San Valentino. Parlaci del tuo personaggio, Vittorio, e del suo ruolo all’interno della trama, per quello che puoi rivelarci naturalmente.
In effetti posso rivelare assai poco in quanto Vittorio è al centro di uno snodo sorprendente dell’intera vicenda, ma anche così ho già detto abbastanza (ride, ndr).
Quanto è stato difficile o sofferto il doversi immedesimare in un personaggio disabile, vivendo in prima persona i limiti che la disabilità può comportare?
Questo meriterebbe davvero un discorso a parte. La disabilità di Vittorio, avvenuta in seguito ad un tragico incidente sul lavoro, è stata un ostacolo di non poco conto quando mi sono trovato a studiare il personaggio. Mi sono chiesto mille volte quale può essere lo stato d’animo di una persona che perde un’abilità così importante come l’uso delle gambe. Ho provato anche una sorta di “responsabilità civile” nel cercare di rappresentare una categoria e non solo un personaggio. Anche in questa occasione sono stato molto fortunato. Qualche anno fa ho avuto l’occasione di convivere, per diverso tempo, con una mia carissima e dolce amica di nome Simona che vive da sempre questa condizione. Non ho dovuto fare altro che mettere in pratica tutta la sensibilità accumulata con questa esperienza. Per cui devo ringraziare Simona se ho affrontato con serenità la costruzione del personaggio di Vittorio, che riserverà delle sorprese inaspettate.
Dopo Il commissario Nardone, torni a lavorare con il regista Fabrizio Costa in Rosso San Valentino. Si è creata una bella intesa?
Fabrizio è diventato un caro amico come, del resto, sua moglie Laura. Fabrizio sul set è un vero segugio a cui non sfugge il minimo particolare. Con lui ti senti al sicuro, molto libero di sperimentare in quanto è sempre in grado di fermarti se rischi di deragliare. Ha un gusto nel fare le cose che combacia quasi perfettamente col mio, dico quasi perché mi sembrerebbe presuntuoso immaginare l’assoluta perfezione. Gli voglio davvero bene perché comunico con la sua umanità al di là dai codici verbali. Spesso basta uno sguardo, un respiro diverso. Creare con lui è un’esperienza che auguro a tutti gli attori/attrici.
Quali sono, secondo te che hai preso parte al progetto, gli elementi che possono decretare il successo di Rosso San Valentino?
La regia di Fabrizio senza dubbio. Gli attori e le attrici che hanno dato prova di grande affiatamento e professionalità. In particolare Simon Grechi ha svolto un compito eccezionale. Devo dire che mi sento un po’ in colpa con Simon: una sera a cena, dopo il set, erano i primi giorni di girato e, per conoscerci, ognuno parlava delle proprie esperienze professionali. Simon disse che era reduce da un’esperienza del Grande Fratello ed io ebbi una reazione superficiale in quanto, pur non vedendolo mai, non ho un giudizio lusinghiero sul prodotto. Simon ha dato prova nelle prime puntate di essere un grande attore per cui mi voglio scusare con lui di avere espresso questo pensiero nei suoi riguardi.
Ci sarà tempo e modo di parlare più avanti, in maniera dettagliata, dei tuoi prossimi impegni televisivi. Intanto ci puoi accennare qualcosa su:
– The Borgia: Esperienza lavorativa superba. Grandissimo Tom Fontana (produttore ndr).Il mio ruolo è quello di Luca Cortese gran consigliere di Lucrezia Borgia alla corte di Spoleto. Peccato solo che la nostra storia debba essere raccontata dagli americani ma questo è un argomento che ci porterebbe lontani.
– Crossing Lines: Crossing Lines sta per andare in onda sulla NBC e in altre 150 Nazioni in tutto il mondo. Il produttore (Ed Bernero) è lo stesso di Criminal Minds. Ho detto tutto. Ah no, il mio personaggio si chiama Giancarlo ed è cattivissimo e sanguinario.
– Provaci ancora prof: Sulla Prof5 mi sono divertito moltissimo. Ho costruito un personaggio che fa il paio con uno di quei professori un po’ sadici che tutti noi abbiamo avuto modo di incontrare sul nostro percorso scolastico. Credo che sia venuta fuori una maschera simpatica nel suo autoritarismo da caserma.
Vista la tua partecipazione a produzioni internazionali, mi viene da chiederti quale differenza riscontri tra queste e le produzioni italiane.
Devo dire, molto a malincuore, che sui set americani respiri un’aria di considerazione che nei set nostrani non sempre ti è riconosciuta. Gli americani sanno benissimo che farti stare bene sul set significa ottenere il massimo. Stare bene lo intendo nel rapporto immediato, di profondo rispetto, che si instaura con il reparto regia, fotografia e produzione. Non dico che in Italia non ci sia, ma sembra più facile e che gli venga più naturale agli americani. Del resto siamo stati noi ad insegnargli il cinema.
C’è chi dice che ormai in Italia, per tv e fiction, manchi la voglia e il coraggio di cambiare,
di osare, di sperimentare. Tu cosa ne pensi?
Ci siamo sclerotizzati pericolosamente. Mancano le storie e i talenti, troppo spesso, sono dimenticati nelle cantine degli “sterminati” piccoli teatri disseminati nel nostro territorio. Se posso azzardare un consiglio basterebbe stare un po’ di più sulla strada a contatto con la gente per capire quali sono le storie che possono coinvolgere la moltitudine. Pensare al nuovo pubblico, non a conservare quello che abbiamo. Vi sono praterie inesplorate che aspettano solo di essere conquistate. E poi va demolito questo star system alla matriciana di cui possiamo tranquillamente fare a meno. Ci vogliono attori all’altezza di compenetrare gli
spiriti, in grado di interpretare con sincerità ed abnegazione i sentimenti che appartengono al patrimonio culturale di una Nazione. Gli attori sono i primi rappresentanti dello spirito di un popolo. Non basta essere conosciuti. Abbiamo bisogno di gente brava e preparata.
Per chiudere e salutarci, se ripensi ai prodotti televisivi a cui hai preso parte, ce n’è uno di
cui sei particolarmente soddisfatto o che porti nel cuore, e perché?
Nardone a parte, penso che la Piovra 5, con Vittorio Mezzogiorno, abbia lasciato un segno indelebile nel mio spirito. L’amicizia fraterna che nacque con Vittorio in quel frangente ha formato la mia visione professionale in modo definitivo. Non che non avessi avuto maestri importanti fino a quel momento (Vittorio Gassman e Giorgio Strehler su tutti) ma devo dire che Vittorio Mezzogiorno mi aiutò molto a formare la consapevolezza del ruolo dell’attore nella società. Penso moltissimo a lui, tutti i grandi progetti che ipotizzammo di fare insieme… Facemmo in tempo a farne solo uno “Scena Madre di Arthur Schnitzler”. Poi dovette andare via di corsa per un viaggio di sola andata. Ma questa è un’altra storia…
Foto di scena © P. Bruni
Luigi Di Fiore in Rosso San Valentino