C’era una volta, non tanto tempo fa, il cultore dell’artigianato televisivo, colui che rivendicava di fare tv all’italiana rifuggendo dalle importazioni. Questo qualcuno si chiama Paolo Bonolis, che a Stasera mi tuffo sarà sì “solo” in giuria, ma curandone la regia occulta come Maria De Filippi a Italia’s got talent.
Allo stesso Got talent girava voce Bonolis avesse fatto un pensierino, finché Gerry non si è tenuta stretta la poltrona. Con la stessa De Filippi, con cui Bonolis era in predicato per un Amici Vip o un’edizione italiana dei Grammy’s, non si è fatto più nulla…
Risultato? Mica Bonolis può inventarsi un programma all’anno (la ciambella col buco gli è decisamente riuscita con Avanti un altro). Se l’alternativa è stare in panchina allora si tuffa anche lui, come ha recentemente dichiarato a Chi:
“Non ho mai fatto un talent, ho sempre condotto programmi ‘artigianali’, ma prima o poi vorrei vederne i meccanismi da vicino”.
Peccato che nel 2009, intervistato da Il Giornale, fosse molto aspro nei confronti dei format internazionali demonizzandoli in toto:
“Fa bene chi sperimenta in orari o canali di nicchia. Ognuno fa quello che si sente, a seconda anche del momento della vita. Anzi, a volte è meglio far così che affrontare la prima serata con i format comprati all’estero: una parolina magica che poi si traduce in due idee del piffero, ma siccome lo show in questione è già testato fuori dall’Italia, sembra miracoloso. Lo spauracchio degli ascolti porta i dirigenti a scegliere format stranieri o a ripetere all’infinito quelli italiani che hanno avuto buoni risultati. Così si rimane fermi e non si mette in saccoccia niente per il futuro. Preferisco scoprire io la miniera che comprarla da qualcun altro”.
Al Festival della Felicità nel 2012, quindi solo un anno fa, ribadiva il concetto con toni leggermente più morbidi:
“Avanti un altro è stato l’unico preserale a battere lo strapotere de L’Eredità su Rai1. Non ce l’aspettavamo proprio. E’ un preserale nostro, lo abbiamo venduto all’estero e ne sto pensando anche un altro in questi giorni. Il nostro è un lavoro artigianale. Sono contento che anche Ciao Darwin sia stato venduto in 8 Paesi” Preferisco fare le cose che mi appartengono che stare sempre in televisione. Mi hanno proposto altri tre o quattro format ma non li ho accettati perché non mi piace questa cultura anche se la capisco quando devi produrre tanta tv”.
2013, Paolo Bonolis cura nei minimi dettagli l’adattamento italiano di Stars in danger. E nel 2014 è atteso per il rilancio de La Corrida, un programma che non sarà straniero, ma neanche farina del suo sacco, anzi è sotto la blindatissima sorveglianza della vedova di un mostro sacro, quale Corrado.
Della serie, a volte sarebbe meglio risparmiarsi i no aprioristici. Per non peccare di incoerenza.
Chissà se Paolino non abbia avuto un ripensamento anche sul recente commento cattivello su Teo Mammuccari, da lui fortemente voluto (anche perché è entrato nella scuderia del suo agente, Lucio Presta) alla conduzione del diving show:
“A me piace molto, negli anni si è smussato, prima era più aggressivo. E poi è uno di parola. Meno colto di me? Ma mooolto meno (ride, ndr)”.