Pomeriggio Cinque, Favia e Mussolini contro Grillo. La d’Urso “recita” il ruolo dell’avvocato?
Dopo Mastrangeli, un altro espulso dal Movimento 5 stelle si coalizza con la D’Urso
Barbara D’Urso, quest’oggi, ci ha tenuto a specificarlo: qualcuno (saremo stati noi? o abbiamo la coda di paglia) è disinformato, perché lei non ha detto che Beppe Grillo ha fatto flop ma ha solo letto i giornali. In realtà anche il sottoscritto non le ha mai attribuito espressamente la dichiarazione, ma ci ha tenuto a sottolineare che il taglio della puntata di Pomeriggio Cinque di ieri (a partire dall’infografica) era tutto mirato ad “amplificare” la sconfitta dei 5 Stelle alle Amministrative (mentre si è taciuto di quella altrettanto evidente del Pdl).
La campagna di demonizzazione latente è continuata quest’oggi, con la D’Urso che più furbamente ha recitato alla perfezione la parte dell’avvocato di Beppe Grillo (e delle femministe):
“Io voglio difendere Grillo perché io non credo che Grillo possa mai aver potuto dire una cosa del genere di me e di una donna. Sono gli altri, forse, che preferiscono altre trasmissioni perché condotte da uomini”.
Il riferimento era al suo famoso ingresso nella black list del Movimento, i cui esponenti avrebbero imposto il divieto di “andare dalla D’Urso che è una pu….ana”. In compenso lo sporco lavoro, quest’oggi, l’ha fatto un altro espulso doc, Giuseppe Favia, in collegamento nell’ultima parte del contenitore pomeridiano di Canale5:
“Sono stato espulso dall’avvocato. Non essendo una struttura democratica ti arriva una diffida dall’avvocato per non usare più il logo con cui sei stato eletto”.
La D’Urso è stata bravissima anche nella parte della politicamente corretta:
“Tu sei stato eletto attivista, io misuro sempre le parole, ho sempre paura di dire cose sbagliate per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle”.
A questo punto il reietto Favia ha gettato fango sul Movimento meglio di qualsiasi esponente delll’opposizione:
“Facevo parte del Movimento da prima della Fondazione. Sono stato il primo candidato sindaco eletto in un capoluogo di Regione e poi sono entrato tra i primi quattro consiglieri regionali. Il primo risultato di livello che abbiamo fatto in Emilia Romagna. Una volta era la culla, oggi purtroppo è il disonore del Movimento. Fa risultati pessimi ed è dilaniata da faide, veleni, liti e un po’ ha perso l’appeal che aveva all’inizio”.
Ha, quindi, ripercorso nel dettaglio la sua storia personale di epurato:
“Io ho fatto otto mesi da consigliere comunale, poi Grillo mi chiese di candidarmi come presidente di Regione, questo è il terzo anno di mandato. Ora sono un consigliere indipendente del gruppo misto. Sono stato cacciato tre mesi prima delle ultime elezioni, io iniziai a denunciare perché potevamo non chiamarci partito, ma ci voleva confronto, organizzazione e un po’ di meritocrazia. Lasciar tutto all’anarchia avrebbe generato conflitti continui di cui adesso stiamo vedendo i risultati in Parlamento. Gente messa lì a ripetere delle frasi preconfezionate, ripetute come un mantra, che in sé non significano niente e che non riescono a essere pragmatici per produrre dei risultati politici”.
Dulcis in fundo ha anche sparlato del suo nemico numero uno. Se Vito Crimi lo è di Mastrangeli, il suo è Casaleggio:
“Era in guerra fredda con Casaleggio, poi fui registrato fuori onda da un giornalista, è il più regalo che mi abbia fatto La7. Dicevo che nel Movimento 5 Stelle decideva solo lui, la democrazia era una presa per il cu*o e che era tutto un Movimento di marketing”.
Favia ha persino infangato la credibilità di Mastrangeli e dei suoi colleghi:
“Mastrangeli è un prodotto di Casaleggio. Io sono diventato consigliere regionale con 10.000 preferenze personali e 160.000 che hanno barrato il mio nome come Presidente. Questi Parlamentari sono entrati con 100 o 200 voti, votati online non si capisce da chi. Grillo ha convinto gli italiani che basta mettere l’italiano qualunque in Parlamento e si risolvono i problemi. Non è così, ci vuole un percorso. Un conto è fare il consigliere comunale, un conto è andare in Parlamento. In Parlamento ci sono finite persone che non hanno competenze sotto il profilo del diritto amministrativo e legislativo”.
Mentre la D’Urso continuava a autodefinirsi “avvocato” (“su, non sono mica tutti incompetenti…), con faccetta appagata annessa, Favia sparava a zero sullo stesso Grillo:
“Grillo è un grande professionista della comunicazione, ma in politica sta diventando un dilettante”
Il culmine della puntata lo si è raggiunto con l’intervento di Alessandra Mussolini. La D’Urso ha riproposto il suo siparietto di ieri sera a Quinta colonna, programma di informazione che, all’occorrenza, fa anche satira (di destra) come il Bagaglino.
La Mussolini ha, infatti, finto di dialogare con il cartonato di Vito Crimi, ribattezzandolo Rocco Crimi del Movimento 3 Stelle. Oggi, rivedendosi dalla D’Urso, ha aggiunto:
“E’ un atteggiamento politico in differita. Perché si è creato questo mito della televisione in senso negativo? Perché ci deve andare solo Grillo in televisione, tutto cotonato e senza contraddittorio, e non i deputati o i senatori? Anche l’esponente del Partito Democratico è d’accordo con me? Il nostro governo, infatti, l’ho soprannominato Alfetta: Alfano – Letta. La gente vuole sapere realmente dai grillino quello che pensano e cosa propongono. Loro hanno cacciato quel senatore perché è venuto dalla D’Urso. E’ assurdo”.
Infine, dopo l’rvm col discorso di Renzi che dava a sua volta a Grillo del politico vecchio, la chiosa di Favia:
“E’ Grillo che ha usato me e tanti altri cittadini della prima ora per avere la prima base del Movimento, che all’inizio aveva percentuali bassissimi e si buttava. Le grandi idee di Beppe Grillo sono in larga parte copiate da altri, come lo stop al finanziamento pubblico ai partiti dai Radicali”.
Un’altra tappa per far crollare la credibilità del Movimento 5 Stelle è stata portata a casa. Col contributo dei “traditori”.