Amici 2013, vince l’edizione delle larghe intese (e dello spoiler)
Bilancio positivo per il talent di Maria De Filippi, che ha trionfato su tutti i fronti
Quella di Moreno è solo una delle tante vittorie di questa dodicesima edizione di Amici, rivelatasi la vera quadratura del cerchio dopo annate riuscite a metà.
Ha tenuto, innanzitutto, la formula, riuscita a mediare tra la tradizione di Amici (il ritorno delle squadre, dei jingle e delle sigle) e i nuovi stimoli rosicchiati ai format internazionali (il coach, le battle, la centralità della performance).
Tutti gli errori del passato sono stati condonati, a partire dalle liti trite e ritrite tra alunni e professori e l’eccessivo protagonismo di questi ultimi. Gli stessi giornalisti, che si erano un po’ troppo montati la testa per la loro presenza semi-fissa, sono stati invitati solo alla finale per il premio della critica (Maria ha smesso di farli parlare da quando si distraevano su Twitter).
D’altra parte, dopo le riuscite migliorie apportate alla versione pomeridiana, che ha messo al centro i ragazzi con un montaggio più seriale e accattivante, il serale ha rappresentato il vero banco di prova andato a buon fine.
Se Sanremino l’anno scorso era solo un lontano miraggio e la virata verso il varietà appariva come una forzatura (simpatici, ma fuori contesto i siparietti di Maria con Garko e Costanzo), quest’anno è l’ospite presentato a tutto schermo, con il jingle sparato di Pink, che ha fatto di Amici uno spettacolo di ampio respiro, spesso internazionale.
I giudici, pur non competenti, hanno via via costituito un valore aggiunto per Amici in termini di immagine e appeal su diverse fette di pubblico (le fan romantiche di Argentero, il popolo del clubbing di Ponte, le mamme affezionate alla Ferillona).
Per non parlare dell’apertura illuminata à la Vieni via con me, altra sfida vinta quella di aprire un programma per ragazzini con degli spunti di riflessione affidati ad influencer del nostro Paese.
Altra vittoria (oltre a quella degli ascolti si intende, che ieri hanno quasi toccato i 6 milioni e il 30%, numeri bulgari di questi tempi), che è forse quella che mi preme più sottolineare, è quella sul web.
Amici è riuscito a interagire massicciamente, tra Facebook, Twitter e Instagram, con il popolo della rete senza mai ostentarlo in tv. A differenza di altri programmi, che si sono vantati di avere un filo diretto con gli internauti (spesso censurato), Amici ha puntato sull’effetto delle due parallele che non si incontrano mai, parlando in maniera diversa ai due tipi di pubblico.
E quello che sembrava lo spauracchio dello spoiler penalizzante si è, invece, rivelato l’ennesima scommessa vinta, quella di far parlare di una puntata due volte come avviene per le grandi serie americane.
In più è partita in punta di piedi, ma con grande astuzia comunicativa, l’avventura di Witty Tv, la web tv che fa di Amici una roccaforte di partenza per veicolare una serie di contenuti smart e interviste a celebrities.
Insomma, come si può criticare quest’edizione di Amici, in cui ha vinto uno che rappresenta la vera Novità (seppur spintissima) ma, comunque, hanno avuto modo di esprimersi anche tutti gli altri? Un’edizione che ha definitivamente consacrato Amici, il programma ggiovane per eccellenza, come programma del sabato sera (sembrava impossibile fino a qualche anno fa solo pensarlo in questa collocazione), oltre che come talent più seguito in assoluto e senza nulla da temere dall’arrivo di The Voice.
Ma la vera intuizione vincente di Maria De Filippi di quest’anno, l’ennesima ma forse la più importante, è stata quella di costruire un’edizione delle larghe intese in sintonia con il clima del Paese.
Quasi anticipando la linea politica di Enrico Letta, ha confezionato uno show che potesse accontentare tutti e superare definitivamente i pregiudizi sul suo conto. Così ha ricevuto il battesimo a Che tempo che fa dal re del consenso incondizionato, il vincitore morale di Sanremo Fabio Fazio, per poi portare lei stessa l’intellighenzia nel suo stadio giovanilistico.
Ma ciò non le è bastato, perché Maria si è aggiudicata anche l’approvazione di mezzo rap anarchico che conta, facendo convertire persino Fabri Fibra alla sua scuola televisiva.
Insomma, una pax defilippica a 360°, che ha coniugato boom di ascolti e una brand identity ormai fortissima. Peraltro, riuscire a fare un Amici così sontuoso in tempi di crisi, grazie alle strategiche sinergie con sponsor come Fanta, si è rivelato un successo imprenditoriale oltre che televisivo.
Dispiace non aver trovato un elemento di critica, ma è davvero dura. Ah, forse giusto uno c’è. Eleonora Abbagnato in televisione? No, grazie.