Brat Camp, un reality “del caxxo” (senza bip) che specula e fomenta il disagio giovanile
Nella quarta puntata di Brat camp è rissa tra Anthony e Nicolò
Ieri si parlava di Vite in apnea, del suo racconto di scarso appeal a vantaggio di una gioventù che porta a Mediaset, per la prima volta, i suoi valori. Non è un caso che Vite in apnea vada sull’ammiraglia digitale, quella più familiare e che quindi dovrebbe rassicurare.
Con Brat Camp, invece, siamo all’esatto opposto. Questa nuova autoproduzione, a metà tra la coach-fiction e il reality di sostegno, attira l’attenzione su Italia2, la rete giovanilista “in panchina”, quella che può permettersi di trasgredire a maggior ragione perché è più defilata. Allora succede che, per riaccenderla, si sia usato il modello produttivo à la Mtv (ma più quella di Jersey Shore che di Ginnaste) applicato ai mezzucci della tv commerciale prima della crisi.
A Brat Camp il docu-racconto di nuova generazione, quello molto cinematografico e ben girato, incontra il trash della rissa a tutti i costi; il diario quotidiano dell’Isola dei famosi, montato a regola d’arte, si sporca col letame da spalare de La fattoria.
Con una differenza: a Brat Camp la coprolalia e l’insulto sono talmente centrali, ancora più del concept “campo di sopravvivenza”, da non essere né bippati né censurati, anzi sembrano aizzati apposta per dare appeal al format.
Nella quarta puntata di stasera, a un certo punto, Roberta non ci ha visto più dalla rabbia e ha così inveito contro i cameraman:
“Mi faccio problema a tirare una pietra alla telecamera? Tanto a pagare vi pagano lo stesso”.
Altra sua perle della serata, è “E’ scappato Marco? No si è mimetizzato con la merda”. Una sua amica, invece, ha tirato un sospiro di sollievo per non aver fatto la stessa fine di Roberta: “Io non ho fatto niente, mi è andata di culo. Più che altro Roberta, poretta, ha spalato tanto di quella merda”.
Poi è partita la rissa, a sua volta fomentatissima dal montaggio e anticipata persino da un comunicato stampa, tra Anthony e Nicolò, col primo più sboccato che mai:
“Mi gira il cazzo, Nicolò. Perché sei una testa di cazzo. Nonostante sei un rompicoglioni sei pure un uomo di merda. E se ti sento ancora parlare i coglioni te li faccio mangiare”.
Dopo questa sfuriata, son scattate le scuse finto-edu di Anthony, che in un confessionale ha riconosciuto la sua indole impulsiva. Ma intanto un’altra ragazzina disagiata, poco dopo, ha proferito queste volgarissime parole:
“Perché io i coglioni che non ne ho ce li ho già pieni, per quello, ho due tette enormi ma per le cazzate che dite. Ve lo giuro, io mi sto rompendo il cazzo di sentirvi lamentare. prima rompevate i coglioni a me che non mi lamentavo, ora che io non mi sto lamentando porco diaz mi sto rompendo il cazzo a sentire a voi”.
Questi sono i dialoghi-tipo di Brat camp, un programma che sceneggia l’odio verbale dei ragazzi problematici di oggi. Ogni tanto il coach Lorenzani e i suoi colleghi dispensano una perla di saggezza a tavolino che vorrebbe dare un senso educativo al programma, o semplicemente non farlo chiudere per i livelli di volgarità e turpiloquio raggiunti.
Personalmente, non può essere più diseducativo un programma che usa dei ragazzi borderline per speculare sulle loro fragilità. Dice una di loro, Annarita, “la gente come si incazza così si scazza”. Peccato che ‘sti ragazzi (che indossano maglie patetiche con i loro nomi, tipo i calciatori) siano sbattuti in tv per fare audience dando il peggio di sé, mentre stanno disperatamente aspirando a qualcosa di meglio.
Quand’è che Mediaset troverà una misura tra la noia dei programmi buonisti e la gratuita volgarità degli esperimenti più audaci?
Brat Camp: foto quarta puntata