Home Rai 1 Rai, Fico (M5S) contrario a privatizzazione: “Significherebbe svenderla. Prima serve legge su conflitto d’interessi”

Rai, Fico (M5S) contrario a privatizzazione: “Significherebbe svenderla. Prima serve legge su conflitto d’interessi”

La posizione del presidente della commissione di vigilanza coincide con quella del viceministro Catricalà.

pubblicato 20 Giugno 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 17:16

La perentorietà di quanto scritto nel programma politico del Movimento 5 Stelle è sparita dalle parole di Roberto Fico, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Il grillino ieri ha spiegato che la Rai non può essere venduta in questo momento perché “significherebbe svenderla e la Rai non si svende”:

Non si può vendere qualche canale Rai se prima non facciamo una legge seria su conflitto d’interessi e antitrust. Ho letto di stime secondo cui la vendita della Rai garantirebbe due miliardi allo Stato (il riferimento è al rapporto di Mediobanca, Ndr), ma non è neanche la metà dei soldi che abbiamo programmato di spendere per gli F35: un’assurdità. Andrei piuttosto a tagliare gli F35 e a finanziare la Rai.

Sulla stessa linea, o quasi il governo Letta. Ieri il viceministro Catricalà ha affermato in audizione alla commissione Cultura della Camera che la televisione pubblica “non sarà smantellata: anzi vogliamo costruire. E non c’è un pericolo Grecia, né ora né mai”.

Stamattina (a Radio 24) però il deputato campano è apparso più disponibile alla privatizzazione della Rai, ribadendo, come scritto nel programma del M5S, che “l’azionariato dell’azienda dev’essere diffuso e partecipato e gli imprenditori, specie nel settore televisivo, non possono superare una determinata quota nella raccolta pubblicitaria e nella concentrazione di reti”.

Secondo Fico è necessario avviare una discussione a tutti i livelli per comprendere quale sia il futuro della Rai:

Credo che anche i vertici Rai siano d’accordo a discutere su cosa dovrà essere la Rai per esempio nel 2016 (quando scadrà la concessione, Ndr). Dobbiamo compiere un percorso. Nel momento in cui una o due reti sono totalmente pubbliche, il canone può essere più basso, ma finanziare totalmente la tv pubblica. Poi possiamo pensare al resto, con la tv commerciale. La Bbc, per esempio, in Inghilterra è finanziata dal canone, nel resto del mondo anche dalla pubblicità. Insomma le idee sono tante, ma passano attraverso una riforma che il Paese deve dibattere in modo aperto.

Insomma, tutto può succedere, ma affinché succeda qualcosa ne passerà di tempo. In Commissione Vigilanza la prossima settimana ci sarà l’audizione del presidente Anna Maria Tarantola e del direttore generale Luigi Gubitosi.

Dunque, si lavora per affrontare le due scadenze. Quella del contratto di servizio, il cui nuovo testo verrà sottoposto prima a consumatori e parti sociali e poi approderà in Vigilanza. La seconda, che arriva a maggio 2016, concerne, come già anticipato, la concessione del servizio pubblico radiotelevisivo.

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