Born to ride, low cost “gagliardo” su Italia2. Il Parodi(stico) è un “bauscia demenziale”, ma ispirato
La recensione su TvBlog del programma di Roberto Parodi trasmesso da Italia2
Centauri si nasce, conduttori di un programma rombante non ci si improvvisa. Roberto Parodi, inviso ai più come “fratello d’arte”, si è cucito addosso talmente bene i due ruoli, da esasperare l’invidia piccolo-borghese nei suoi confronti.
Born to ride, il suo programma in prima visione su Italia2 ogni venerdì sera (era partito alla domenica), aiuta a mettere a fuoco una volta per tutte il suo personaggio, accettandolo per quello che è: un cialtrone in gamba.
Perché è uno che poteva vivere del suo cognome senza metterci nulla di suo, invece ha approfittato della fortuna ricevuta per vivere della sua passione e comunicarla. Così, anziché fare solo la bella vita, ha fatto del suo “cazzeggio in sella” un format persino credibile e ben fatto.
Born to ride è la naturale evoluzione di Riders Café, testato forse in maniera più improvvisata l’anno scorso. Quest’anno, invece, si ha la sensazione di un progetto più organico, che davvero centra l’argomento “motori” divulgandolo a tutto tondo. Però lo fa in maniera non freddamente specialistica, partendo da consigli pratici per poi veicolarli insieme a messaggi più ampi, come il fascino dell’ignoto durante il viaggio o i suoi richiami simbolici.
Parodi riesce dove Raz Degan e Paola Barale hanno fallito nel 2004, con il docu-reality Film privato: trasformare l’anarchico filmino delle vacanze in un programma tv strutturato. Il centro di Born to ride è, infatti, un suo vecchio Viaggio, già oggetto di libri e reportage, qui raccontato a tappe: quello da Milano a Dakar, capitale del Senegal, passando dal Marocco.
Viaggio che, tuttavia, viene ripercorso non in maniera didascalica, ma “gasata”, complice una personalità, quale quella del Parodi (che si nomina così da solo), da bauscia.
Il conduttore parla continuamente sia in terza persona che al plurale maiestatis con un linguaggio da eterno ragazzo sprint (“come piacciono a noi”, “a noi stava simpatico”, “noi amiamo le nostre moto”), ma poi accetta che l’infografica faccia il verso alle sue pose risultando, così, autoironico e quindi simpatico. Sembra uscito da una commedia all’italiana.
E’ degno di entrare nella storia del trash-culto il suo abuso di termini stranieri, ostentato e maccheronizzato al tempo stesso (“abbigliamento overland” su tutti). Per non parlare dei suoi consigli da giovane vecchio in materia di magliette termiche:
“Venti-trent’anni fa non c’era ancora il pail, quindi lana. Io una casacca dell’armata rossa nel Sahara. E sopravvivo”.
E come dimenticare gli aneddoti demenziali che racconta, da “provinciale” che se la cava sempre:
“E’ volato uno stop, subito castigato. L’inizio è stato 70 euro a testa, dopo un’ora e venti di negoziazione ce la siamo cavati con un deca a testa senza multa. E’ stato un cadeau da les amis italiens”.
In certi momenti, però, il Parodi mi torna seriamente ispirato e, pur con qualche entusiasmo di troppo, trasmette davvero il suo amore viscerale, persino poetico, per la moto:
“Lasciare l’asfalto per lo sterrato e ritrovarti solo nell’ignoto. Il turista pensa di tornare a casa, mentre il viaggiatore può non tornare affatto. Su una moto totale ci vuole un motociclista totale, pronto a tutto. Nei tuoi vestiti la tua divisa, la tua moto la tua casa. La curi, senza moto non sei nessuno, chi viaggia in moto lo sa. Quando il viaggio si impossessa della tua mente ti alleggerisci di tutto, è come se il vento faccia scivolare via tutto. di sicuro funziona, anche solo per un po’”.
Oltre alla passione “di pancia”, a quanto pare, c’è anche cultura e preparazione. Il Parodi, infatti, sembra citare convinto, non perché gliel’abbia suggerito qualche autore, perle cinematografiche come Il Tè del deserto di Bertolucci, oppure si fa accompagnare – con tanto di titolo esplicitato in sovrimpressione – da colonne sonore meravigliose come Neil Young, i Rolling Stones, Khaled.
Nel corso della puntata, mentre lui interloquisce con altri specialisti della materia, escono fuori altre belle citazioni come La grande fuga di Steve McQueen o il libro Nelle terre estreme, che ha ispirato Into the Wild. Insomma, roba di qualità che fa specie in un canale “estremamente” schiscio come Italia 2.
Tolti gli aspetti più di evasione e racconto televisivo, restano le rubriche a misura di biker, che trovano come aiutante di Parodi una riesumata Eleonora Pedron. Sulla carta il ruolo di bella presenza (o meglio dicasi gnocca), che tutti vorrebbero avere come zavorrina, non le fa onore (anche se parliamo di una che ha fatto la gavetta con Emilio Fede).
Insomma, sembrano averla scelta come una di quelle hostess avvenenti alle fiere di settore. Però la Pedron si applica e dimostra di essere diventata una donna di classe. Non a caso mantiene un’immagine molto sobria (niente tette al vento) e Parodi si rivela un gran gentiluomo con lei, risparmiandole battute da osteria.
Insomma, per essere uno che non guiderà mai una moto in vita sua, vedere il Parodi alla ventura sulla Transahariana mi ha fatto rilassare e sorridere. Per fare una roba con due lire Italia2 si è portata a casa il format (complimenti per le location fighissime) e meriterebbe di tenerselo stretto, in una tv italiana che fa fatica col factual maschile.
Per non parlare dell’efficacia di un modello quale il Parodi, un fratello maggiore spericolato quanto basta, per il target rampante di Italia2. Meglio i suoi inviti alla previdenza e alla gestione del rischio, che non le paternali dei coach di Brat Camp, che ti fanno la morale a rissa trash avvenuta.