La De Filippi ha preso il potere, Morgan mina vagante concordata? La sentenza di Link 14
La collana Mediaset spara a zero sulla trasgressione concordata nei talent
“Questa è la mia verità. non voglio sentire la tua. Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate. Prima tappa, il girone dei superbi televisivi”. E’ così che si apre il 14esimo volume della collana Link edita da Rti, in vendita sia in versione cartacea che presto in digitale (con app fruibile via tablet), Vizi capitali, che scende tra i gironi dell’Inferno e le cornici del Purgatorio per raccontare le imperdonabili debolezze della tv e dei media. Ve ne consigliamo la lettura perché vi troverete l’ennesima, centratissima analisi critica delle nuove tendenze televisive, frutto del lavoro di ottimi analisti, oltre che di esperti e studiosi di comunicazione.
Il primo saggio del nuovo volume della collana, scritto da Violetta Bellocchio, mette alla berlina, come si diceva, tutti coloro che in tv peccano di hybris, ovvero di tracotanza, la stessa con cui Prometeo rubò il fuoco. Trattasi dei grandi fuoriclasse della prima serata, come dei giurati dei talent o dei lifestyle coach.
Nella prima categoria viene analizzato sagacemente il personaggio Maria De Filippi:
“Come Oprah Winfrey, Maria ha preso il potere nel reame delle storie vere. Ha individuato la chiave del suo successo nel ‘saper ascoltare il pubblico’. Maria di sé offre poco, non i passi falsi, non le fragilità. Dove Maria trionfa è perché è sua la volontà che ha reso possibile tutto questo, ed è la sua la missione che ne ha tracciato le linee-guida: l’amore per la verità deve illuminarci”.
Segue un concetto coniato dalla Bellocchio che mi ha colpito molto, quello di trasgressione concordata nei talent show (la stessa che spiega la sopravvivenza di Morgan e l’epurazione di Arisa, che l’ha violata):
“Quando X Factor è arrivato in Italia, spazio enorme e immediato è stato dato alle beghe tra giudici. Là dove l’originale inglese puntava sullo scovare qualche storia patetica tra i concorrenti, e sulla capacità dei giudici di generare spettacolo a partire dalle loro reazioni alle performance musicali, la chiave del successo qui è stata la musica parlata, il giudizio-fiume dei professionisti, irrigiditi nei corpi e nei ruoli che la sceneggiatura assegna loro. Morgan è la presunta mina vagante assorbita da una macchina che gli perdona i strappi, purché, alla fine, sembrino trasgressioni concordate. Morgan, nel gruppo, è ‘il giudice artista’, quello che viene raccontato come il meno compromesso da esigenze di mercato”.
Ce n’è anche per un Elio fintamente sportivo, ma fondamentalmente protervo:
“Per cui c’è Elio che si presta al gioco, musicista e intrattenitore, salvo poi utilizzare la frase ‘io ho fatto il Conservatorio’: eleva se stesso da quello che, a tratti, percepisce come un pantano, una fabbrica di promesse mancate. Posso interpretare il giullare di corte, ma ho fatto il Conservatorio, io. Mica come la Tatangelo”.
Anche il meccanismo degli scartati ai provini, ma poi esposti al pubblico ludibrio, viene visto come altrettanto perverso:
“Sono stati scartati in base ai limiti musicali dimostrati durante la performance. Allora perché mandarli in onda, se i giudici hanno riso di loro, stavolta tutti uniti nel dire ‘cambia mestiere’? Per creare un’altra trasgressione concordata. E’ ok dire che lui o lei fa schifo, come è ok dispiacersi di questa umiliazione conteo terzi. Non sono gli scartati a peccare di superbia: è lo sguardo sopra di loro a peccare, in nome della verità”.
Infine, c’è spazio anche per dare addosso ai lifestyle coach, i tuttofare del factual:
“L’esperto televisivo non si limita a intervenire su un aspetto di una situazione materiale; l’esperto interviene su tutto e su tutto è in grado di dare un giudizio, o meglio: indicare l’unica strada percorribile. L’esperto viene disegnato in modo da risultare il modo più possibile respingente: fatico a credere che i due conduttori di Ma come ti vesti? siano davvero così, perché se o fossero non metterebbero piede fuori di casa. In tv, invece, vengono incoronati per il loro ‘dire le cose come stanno’, il loro essere ‘genuini’. In una parola, la verità. L’ideale, qui, non è imporre una presenza fisica allo spettatore, un corpo piacevole o singolare, quanto abbandonare il corpo e diventare la voce di Dio, che vola sui nostri peccati, giudicandoci dall’alto”.
Trovo ogni volta curioso che queste sentenze edificanti e di catarsi sulla tv escano fuori proprio da una collana Mediaset.