Divieto di sosta: la tv normale chiude per flop (dando valore a Rai Yo Yo e al Giffoni)
E’ stato soppresso il programma del daytime di RaiDue con Chiara Lico
Quanta gente, se vede un Divieto di sosta, a volte vuole provare l’ebbrezza di evaderlo? Probabilmente è anche racchiuso nel titolo, così gelido e prescrittivo, il tiepido riscontro di Divieto di sosta, soppresso ieri dal daytime di RaiDue (partito al 3%, ha chiuso ieri al 2.50%).
Eppure le buone intenzioni c’erano, quelle di “raccontare ogni giorno in diretta i temi stringenti dell’attualità. Attraverso un itinerario che tra problemi e tradizioni, tra scorci di un paesaggio di struggente bellezza e luoghi di eccellenza della provincia italiana, va da Mazara del Vallo a Bolzano”.
La stessa conduttrice, Chiara Lico, si è dimostrata un’ottima professionista, non solo giornalisticamente parlando (è ormai volto del Tg2), ma anche come conduttrice-autrice, preparata e interlocutoria insieme.
Ironia della sorte ha voluto che l’ultima puntata, dedicata al rapporto tra media e infanzia, abbia onorato una buona volta un patrimonio spesso trascurato sulla generalista Rai: quello delle reti tematiche per bambini.
Tra gli ospiti vi era, infatti, Oreste Castagna, il folletto – giornalista Gipo del Fantabosco, nonché navigato autore della tv dei ragazzi (era sua la prima storica voce del pupazzo Dodò).
Della serie meglio tardi che mai, è stato finalmente valorizzato il lavoro di Rai Yo Yo:
“La tv dei ragazzi fa risultati grandi come ascolti, ma anche dal punto di vista affettivo. Le famiglie ci vogliono bene, ci fermano per strada e ci dicono di affidarci volentieri i bambini per qualche ora. Serve un conduttore che sa raccontare storie, una bella scenografia e una squadra che vuole bene ai bambini. Il discorso di imparare divertendosi è fondamentale con i bambini. Noi con Rai Yo yo cerchiamo di coniugare il divertimento con non tanto l’informazione, ma l’emozione per il bambino, che è determinante perché raccolga istanze importanti, come l’intercultura, lo stare con gli altri”.
Poi la Lico gli ha, però, fatto presente che solo il 5% delle produzioni in Italia è sulla tv dei ragazzi, chiedendogli “se è una questione di studio o di scarsa possibilità per certe professionalità di emergere”. Ecco la risposta di Castagna:
“Per Rai Yo Yo si sta producendo molto, un sacco di programmi, da La Melevisione a La posta di Yo Yo con Carolina Benvenga. Si fanno un sacco di programmi che hanno una bella dose di fascia. Si sta iniziando a pensare che il produrre per bambini in Italia ha un senso. Noi abbiamo dimenticato un po’ che l’infanzia italiana va un po’ più coccolata e organizzata nella sua cultura. Siamo una nazione di gente che può fare cultura. La nostra televisione ha un ruolo determinante, noi stiamo facendo molto. Lavoriamo molto con le scuole, Rai Yo Yo è diventata un punto di riferimento per le scuole materne. Abbiamo notato insieme agli insegnanti che, per essere vicini ai bambini, importante è il saper fare. E’ determinante usare tecniche che siano vicine all’infanzia”.
Peccato che ci siano ancora delle resistenze su temi più delicati, come il sesso o i social network:
“Educare sul sesso è ancora un po’ presto, per i bambini che hanno bisogno di recuperare lo stato del racconto. Noi lavoriamo molto sulla memoria, utilizzando i nonni che sono un bacino ciclopico. Ci concentriamo sul senso della memoria riprodotto in modo nuovo. Queste nuove frontiere sono da valutare con più attenzione. Quanto ai social network, bisogna incontrare il mezzo con il racconto, non renderlo demoniaco. I bambini piccoli, comunque, sono nativi digitali”.
Divieto di sosta, ieri, si è anche occupato del Giffoni (a cui stiamo dando giustamente ampio spazio su TvBlog), presentato dalla Lico come “iniziativa nata per riabilitare dei luoghi, ancor prima che delle arti. Si è creata la futura generazione dei cineasti”.
Infine, sui titoli di coda, è andata in onda un’importante inchiesta sulle donne di Pantelleria, costrette a trasferirsi nel Trapanese per partorire.
Ma poteva mancare il discorso di congedo della conduttrice? No, eccovelo ricostruito:
“In conclusione di questa nostra avventura, che è stata breve ma vi garantisco è stata molto intensa – il nostro impegno è stato quello di riportare i contenuti su RaiDue in questa fascia pomeridiana – permettetemi di salutarvi ringraziando tutti quelli che hanno contribuito a far sì che noi potessimo andare in onda, i due registi che si sono avvicendati, tutti quanti i tecnici, i truccatori, i parrucchieri, i costumisti, la redazione dello studio, chi ha lavorato ai collegamenti e ai filmati, tutti e quanti i tecnici dietro le quinte. Grazie e arriverderci a tutti”.
A parte l’infelice inciso sul “riportare i contenuti su RaiDue”, che discrimina in maniera generalizzata chiunque abbia lavorato nella stessa fascia, con il rischio di risultare presuntuosa, la Lico ha onorato questa sfida impossibile con grande credibilità e professionalità.
Il test estivo di Divieto di sosta, che avrebbe dovuto trainare la versione autunnale già confermata, si è rivelato un autogol. E ora RaiDue dovrà decidere se dare un altro traino, telefilmico o giornalistico, a Detto fatto della Balivo, o se farlo ripartire alle 14.00 come l’anno scorso.
Peccato solo che Divieto di sosta sia l’ennesima vittima sacrificale, di una tv normale e ancora provvista di un’etica, che parlava della realtà senza mezzucci e, per questo, è passata inosservata.