Tra gli ospiti della 43a edizione del Giffoni Film Festival abbiamo avuto il piacere di incontrare e intervistare Filippo Nigro, ormai realtà consolidata – non più giovane promessa – del mondo attoriale italiano. Tra teatro, cinema e fiction, Nigro è tra gli interpreti più versatili della scena nazionale e basta dare una scorsa alla sua filmografia più recente per averne conferma.
Tra i film di Ozpetek e le commedie come Diverso da chi? e Oggi sposi (in cui ha ‘duettato’ con Luca Argentero), tra i ruoli drammatici di ACAB e E la chiamano estate e serie popolari come RIS – Delitti imperfetti, Filippo Nigro vanta un cv di tutto rispetto, anche perché capace di spaziare tra personaggi e ruoli completamente diversi. Testimonianza che il cinema italiano è tornato a scrivere bei ruoli e a raccontare l’Italia?
“Non credo abbia mai smesso di raccontare l’Italia- ci dice Nigro – ma sarebbe bello riappropriarsi dei generi, anche di quelli che abbiamo inventato noi. Forse ora c’è troppo un discorso ‘autoriale’: si vuole forse fare troppo, scrivere, dirigere, recitare nello stesso tempo, piuttosto che concentrarsi sulla figura del filmmaker…”
dice l’attore, che non disdegna l’idea un giorno di dirigersi, magari a teatro. Ed è proprio a teatro che potremo rivederlo da gennaio in Reasons to Be Pretty di Neil LaBute.
Avendo assaggiato i set italiani e quelli americani – l’abbiamo visto a Pasqua su Rai 1 nel ruolo di Ponzio Pilato nella coproduzione internazionale Barabba – gli abbiamo chiesto un pregio e un difetto della ‘fiction’ tricolore e di quella made in Usa:
“Beh, in quella italiana ci sono forse un po’ troppi mestieri: abbiamo avuto avvocati, pompieri, giornalisti, poi i filoni ‘mafia mafia mafia’. Ma la serie Sky di Romanzo Criminale è stata bellissima, a riprova che quando scrivi bene e scegli gli attori giusti il prodotto viene fuori…”.
Ma le serie USA restano irraggiungibili:
“Alle serie americane non si riesce a stare dietro per quanto son belle: penso a The Walking Dead, ma non dimentico Six Feet Under. Ero impazzito per quella serie. Ecco, sarebbe bello fare una serie così in Italia. Recitare in una serie così sarebbe il mio sogno…”.
Ecco, produttori, siete avvisati. Ma solo nel caso in cui decidiate di fare una versione italiana di Six Feet Under e non una parodia ‘macchiettistica’ e d’avanspettacolo. Finora di impresari di pompe funebri in tv ricordo solo il personaggio di Torello (Francesco Salvi) in Un Medico in Famiglia. E non è proprio la stessa cosa…