Almost Human, la Fox ci riprova con lo sci-fi (ma sarà “più accessibile di Fringe”)
Al Television Critics Association press tour il creatore di Almost Human J.H. Wyman ha spiegato che la nuova serie tv non sarà complessa come Fringe ma avrà casi di puntata ambientati nel futuro
Dopo gli universi paralleli, ecco gli androidi con emozioni: J.J. Abrams produce “Almost Human”, la nuova serie tv della Fox creata da J.H. Wyman, produttore di “Fringe”, lo sci-fi che ha chiuso dopo cinque stagioni. Visto che la sua precedente serie, per quanto avesse dei fan accaniti e leali, ha subìto un calo di ascolti anno dopo anno, Wyman al Television Critics Association press tour ha voluto specificare che con “Fringe” la nuova serie tv ha in comune solo il genere fantascientifico:
“Sarà più accessibile di Fringe, che aveva una storia alle spalle ma non esattamente comprensibile”.
Questo, però, non vuol dire rinnegare Olivia Dunham & co.:
“Sono molto orgoglioso di Fringe. Ma credo che questa nuova serie sia più accessibile perchè la gente non sembra che voglia pensare alla scienza quando torna a casa dal lavoro”.
“Almost Human” sarà quindi un crime con elementi fantascientifici. Nel 2048, in un mondo in cui ai poliziotto sono affiancati degli agenti androidi, John Kennex (Karl Urban) rimane ferito durante una sparatoria, perdendo una gamba. Rientrato a lavoro, ma ancora in depressione per la scomparsa di un collega, a John viene imposto dal suo capo Sandra Maldonado (Lili Taylor) di lavorare con l’androide Dorian (Michael Ealy), diverso rispetto agli altri dal momento che riesce a provare emozioni.
In questo modo, due agenti con entrambi dei problemi, dovranno aiutarsi l’un l’altro nel loro lavoro e non solo. “Volevamo fare qualcosa di diverso”, ha detto Wyman, “tutti hanno già visto delle storie di robot che desiderano diventare umani. Per noi era meglio avere un robot che è più umano di quanto possa gestirlo”.
Per tranquillizzare (ahimè) il pubblico sull’eventuale difficoltà di seguire la serie, il creatore dello show ha specificato che ogni episodio avrà un caso da risolvere, ma essendo ambientato nel futuro i casi saranno ben diversi da quelli già visti in tv:
“Avere i casi di puntata non è una brutta cosa. La serie presenterà dei casi ogni settimana che avranno a che fare con questi personaggi. E’ un police drama. Parla di persone coraggiose, che lavorano sodo, in un futuro non così lontano”.
Questo non vuol dire che non ci sarà fantascienza. Nel pilot (mostrato durante il Comic-con), si lascerà aperta la possibilità che gli androidi possano avere figli, anche se in realtà il numero zero ha due finali:
“Non sono sicuro di quale pilot abbiate visto, abbiamo girato due finali. Un pilot viene realizzato per essere venduto, dovevamo essere più provocatori possibile. Io e J.J. volevamo inserire da qualche parte quella storyline, ma non deve essere per forza legata al fatto che il padre di John sia un robot. Ora siamo stati fortunati al punto da aver ricevuto l’ordine per più episodi, e possiamo assolutamente dire che suo padre farà parte della storia”.
“Almost Human”, dunque vuole cercare di rassicurare il pubblico con storie che terminino nel corso dell’episodio, ma anche raccontare un mondo che ancora non esiste ma che sia credibile:
“Penso che sia il momento giusto e che la gente userà la propria immaginazione e la sospensione dell’incredulità per vedere qualcosa forse non troppo lontana nel futuro. E’ un’incredibile arena per raccontare storie sulla condizione umana… Spiega perchè siamo così complicati, ma anche eccezionali. Perdermo questa visione delle cose?”