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Dads, i creatori della serie tv: “Non vogliamo essere razzisti” (ma il pilot…)

Al Television Critics Association press tour i creatori di Dads Alec Sulkin e Wellesley Wild hanno spiegato di non voler essere considerati razzisti, anche se il pilot è stato criticato per alcune scene

pubblicato 2 Agosto 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 15:55

Dagli autori e produttori de “I Griffin” non ci si poteva aspettare una comedy qualsiasi. “Dads”, la nuova comedy della Fox creata da Alec Sulkin e Wellesley Wild e prodotta da Seth MacFarlane, ha in effetti scatenato un coro di polemiche al Television Critics Association press tour, sopratuttto per alcune scene del pilot considerate razziste.

In particolare, la stampa non ha gradito la scena in cui i due protagonisti Warner (Giovanni Ribisi) ed Eli (Seth Green), a capo di un’azienda produttrice di videogiochi, chiedono alla loro assistente asiatico-americana Veronica (Brenda Song) di vestirsi come una studentessa giapponese manga, per soddisfare dei clienti cinesi.

“Abbiamo notato alcune cose che vorremmo cambiare e modificare nel corso della stagione”, ha detto Sulkin. “Volevamo fare qualcosa di volgare ed irriverente idealmente. Se abbiamo mancato il bersaglio alcune volte nel pilot, punteremo a fare meglio negli episodi seguenti”.

“Non volevamo fare una comedy razzista”, si è giustificato il produttore esecutivo Mike Scully. “E’ una comedy sui padri e sui figli, vogliamo parlare di argomenti inerenti a questo tema”.

La prima puntata, però, ha fatto tanto discutere la critica, che ha riportato l’esempio di “2 Broke Girls”, anch’esso molto criticato quando fu presentato ma che poi è diventato un successo sulla Cbs. “Dads” racconta di due ragazzi che devono affrontare l’arrivo nelle loro case dei loro padri, Crawford (Martin Mull) e David (Peter Riegert) che, coi loro modi di fare non sempre politically correct, proveranno a cambiargli la vita.

Scully, che ha lavorato ne “I Simpson”, ha ammesso che se certe scene possono andare bene in un cartone animato, non possono funzionare in una serie live-action:

“C’è un livello di realtà che viene rimosso nei cartoni, che ti permette di andare oltre, che permette al pubblico di accettare più cose, troveremo quel livello”.

Riegert, però, ha respinto le critiche dei giornalisti, difendendo la serie tv:

“Non ho mai fatto niente che fosse considerato offensivo nei miei 43 anni di carriera. Serve uno stupido per vedere l’altro lato della questione”.

“E’ un ritratto denigratorio degli uomini bianchi”, ha poi spiegato Green, che ha provato così a spostare l’attenzione verso il vero senso della serie. La Song, però, non si è sentita offesa durante quelle scene:

“Veronica è ambiziosa e farebbe qualsiasi cosa per fare bene il suo lavoro. Amo essere in uno show in cui si supera il limite. Se non sai ridere di te stesso, non sai ridere di nulla”.