Mission, Michele Cucuzza difende il programma e attacca: “Il solito vizio italico di parlare in nome di roboanti principi”
Tra le voci critiche si aggiunge quella di Vladimir Luxuria, che cita anche il caso della chiusura de L’Isola dei famosi.
Nella polemica sollevata da organizzazioni no profit e mondo politico e istituzionale nei confronti di Mission, il programma di Rai1 in onda tra novembre e dicembre 2013 in due puntate, tra i vip diretti interessati in quanto componenti del cast ha preso posizione qualche giorno fa solo Emanuele Filiberto. Oggi si aggiunge un’altra voce, quella di Michele Cucuzza, che già la scorsa estate aveva registrato insieme a Barbara De Rossi il numero zero del reality show (o social show, come lo definisce Giancarlo Leone) ambientato nei campi profughi africani (nonostante la Rai avesse inizialmente smentito)
Il giornalista ha scritto una lettera a Il Corriere dell’Umbria, con il quale collabora, ed ha difeso il concept del programma a cui hanno collaborato l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite e l’ong Intersos:
Personalmente, l’estate scorsa, sono stato, con Barbara De Rossi, per un paio di settimane in un campo in Sud Sudan, dove trovano assistenza e soccorso centinaia di fuggiaschi scampati alle razzie criminali del cosiddetto esercito di Kony, un folle invasato che, tra Uganda, Congo e Repubblica centrafricana, incendia e distrugge villaggi, uccide, stupra, costringe donne e bambini a seguirlo per subire ogni imposizione dei suoi accoliti, imponendo ai più piccoli – con le più orrende violenze – di diventare “bambini soldato”. Ho offerto telecamera e microfono ad alcuni di questi rifugiati (adulti, nessun minore) pensando che fosse giusto che anche noi italiani venissimo a contatto diretto con questa tragedia, una delle tante che segnano l’Africa subsahariana, assieme a guerre e carestie, come quella tristemente nota del Darfur.
Naturalmente ho anche raccontato il prezioso contributo dei volontari di “Intersos” cui ho pure cercato di dare concretamente una mano, per quello che ho potuto. Lo stesso , in altri campi profughi,credo abbiano fatto,o faranno nelle prossime settimane, colleghi del mondo della tv. Apriti cielo! “Fermate il reality del dolore”, petizioni online per l’interruzione delle riprese da parte di piattaforme che denunciano “scempi”, “speculazioni”, “spettacolarizzazioni”, organizzazioni di volontari in polemica fra loro, parlamentari della Commissione di vigilanza che chiedono i cachet e di visionare la puntata zero, Grillo che scrive sul suo blog: “La Boldrini e Cucuzza non cambieranno il mondo”-
Quindi è passato all’attacco, senza però spiegare quale sia il contributo che uno come il prezzemolino Emanuele Filiberto fornisce ai telespettatori in Mission (grassetti nostri):
Chi ha visto il filmato girato dalla De Rossi e da me, l’unico finora disponibile(gli altri sono,come dicevo, presumibilmente in corso d’opera)? Nessuno. Chi, mentre nel web piovono gli insulti “preventivi” e le raccolte di firme per bloccare il programma, ha notato come l’Unhcr ,che – ripeto – ha dato autorizzazione e assistenza al programma, sostiene che si tratta “di un’importante opportunità per far conoscere al grande pubblico il dramma di 45 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case”? Nessuno. Chi ha prestato attenzione al fatto che la Rai abbia chiarito in tutti i modi che non si tratta affatto di un reality ma di un racconto per immagini, girate in Sud Sudan, Mali e Congo e che in studio ci saranno solo approfondimenti sulla realtà dei rifugiati con le testimonianze di chi – come il sottoscritto – ha vissuto un breve periodo nei campi profughi’? Nessuno. Sono preoccupato, caro Direttore. Non solo per la vicenda in sé, grave nei suoi sviluppi, ma anche perché temo che questo andazzo superficiale, conformista e censorio stia prendendo sempre più piede nel nostro paese. Paradossalmente, fa il paio con un’altra tendenza sbandierata a più non posso, lo pseudoefficientismo che taglia e azzera ovunque, incurante di qualità, efficienze e, in certi casi, persino eccellenze. Temo che entrambi i comportamenti nascondano, in realtà, il solito demagogico vizio italico di parlare in nome di roboanti principi, finendo poi per continuare a proteggere e dare spazio ai “soliti noti”. Non c’è da combattere solo illegalità, corruzione, furbizia, ma anche dilettantismo, discriminazione, pressappochismo. Speriamo di farcela.
Nelle scorse ore, intanto, alle voci critiche nei confronti di Mission si è aggiunta anche quella di Vladimir Luxuria, che non ha potuto non menzionare il caso Isola dei famosi (da lei co-condotto nell’ultima edizione) chiusa con sdegno dai vertici Rai. Nel programma E..state in onda, in onda su Antenna Radio Esse ha detto:
Posso rispettare la decisione di non fare più L’isola dei famosi, si sopravvive lo stesso. Però tu, dirigenza Rai, mi dici che togli L’isola per ragioni etiche e poi mi proponi su Rai1 un reality che farà vedere dei vip che vanno dai ragazzini denutriti nei campi profughi per sensibilizzare l’opinione pubblica? Tu, come Rai, dovresti fare un servizio umanitario con degli inviati giornalisti per mostrare qual è la realtà dei campi profughi. Io dovrei vedere una Barale, un Filiberto o Albano che vanno lì a mostrare la povertà? Io la trovo una scelta di pessimo gusto e ipocrita. Un reality o è un reality, non è altro. Non esiste il reality umanitario. Di cosa stiamo parlando? E’ più dignitoso, secondo loro, fare audience facendo vedere delle persone malnutrite che facendo vedere una donna in costume. La trovo molto di più cattivo gusto.