A differenza di quanto accadde al Festival di Cannes 2013, alla Settantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia sono provvista di accredito. Però ho scoperto che tal tesserino magico non sempre si rivela essere utile allo scopo. Il mio scopo, tanto per fare un esempio, era quello di incontrare James Franco al suo primo giorno al Lido per presentare il film di cui è regista Child of God. Ebbene, non ce l’ho fatta. E non ce l’ho fatta per un unico motivo: i maccheroni.
No, non significa che sono stata presa da un incontrollabile attacco di fame durante la sua apparizione in conferenza stampa ma che, molto più semplicemente, i maccheroni sono persone. Persone che hanno la priorità su di te, qualunque accredito tu abbia. Ora, prima che vi immaginiate Venezia invasa da giganti forme di pasta ambulanti, sarà meglio che vi spieghi tutto ciò che ho scoperto su di loro.
In pratica durante i Festival c’è l’usanza di chiamare i fotografi “Maccheroni“. Non tutti, però. Con questo termine si indicano quelli che hanno i posti già assegnati e numerati sulle tribune del red carpet e su quelle del photocall. Il loro accredito è verde e si mangia il tuo anche senza pomodorini e basilico. Non sono riuscita a scoprire con quali criteri vengano assegnati ma, dopo una serie di indagini, pare che questo particolare tipo di accredito spetti a quelli che sono abituati a frequentare ogni anno la Mostra.
Ma la vera domanda è: come mai questo bizzarro nomignolo? L’origine del termine si perde nel mistero. Però la leggenda metropolitana più quotata in merito vuole che “Maccheroni” fosse il nomignolo che i nostri amabilissimi cugini francesi usavano affibbiare a noi italiani durante il Festival di Cannes. Da qui il termine sarebbe diventato di uso comune nell’ambiente arrivando a prescindere dalla nazionalità. E sempre a prescindere dalla nazionalità, tutti quelli sprovvisti di maccheronico pass vengono definiti “Spaghetti“.
E io, di conseguenza, sono uno spaghetto.
Chissà se a James piace la pasta…