Mission, Rai, Unhcr e Intersos precisano: “Ai vip solo rimborsi spese”. Ma Albano disse: “Mio compenso è di 500mila euro”
Viale Mazzini ribadisce che i vip non sono stati pagati, salvo rimborsi spese. Eppure Albano ha rivelato di aver intascato ben 500 mila euro.
A distanza di qualche settimana dal polverone mediatico che ha interessato Mission, il programma che Rai1 dovrebbe mandare in onda (il condizionale è d’obbligo sebbene Viale Mazzini abbia smentito in più occasioni la cancellazione dal palinsesto) entro la fine dell’anno, La Rai, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l’Intersos hanno diramato una nota congiunta per ribadire la linea difensiva. Come ricorderete le polemiche erano sorte per il rischio di strumentalizzare la sofferenza dei rifugiati visto che il format prevede che due coppie di vip ogni puntata vivano per quindici giorni nei campi profughi in Mali, Sud del Sudan e Congo. A sollevare dubbi e accuse erano state prima alcune organizzazioni non governative e poi esponenti politici di primo piano come la presidente della Camera Laura Boldrini, che pure aveva partecipato all’ideazione del programma, e il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico.
Ecco cosa si legge nel comunicato: (grassetti nostri)
Per quanto concerne la trasmissione televisiva, riteniamo necessario ribadire che non si tratta in alcun modo di un “reality” ma di un progetto di social TV nel quale alcuni volti noti, che non saranno remunerati salvo un rimborso spese, per un periodo di tempo limitato ma significativo affiancheranno gli operatori umanitari di UNHCR e INTERSOS nel loro lavoro quotidiano di protezione e assistenza ai rifugiati.
Il grande pubblico avrà la possibilità di vedere – senza finzioni sceniche – come realmente si svolge la giornata tipo in un campo rifugiati e di conoscere da vicino i problemi di chi vive e lavora nel campo, ovvero i rifugiati e gli operatori umanitari. Le attività di cooperazione portate avanti in crisi umanitarie dimenticate come nella Repubblica Democratica del Congo sono estremamente complesse e abbracciano una moltitudine di aspetti umanitari, tecnici, logistici, economici, culturali, sociali, politici, ecc. L’obiettivo di Mission è di provare a raccontare tutto questo con un linguaggio non tecnico, semplice e accessibile a tutti attraverso la partecipazione di personaggi popolari familiari al pubblico di RAI 1.
Quindi si passa al ruolo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dell’Intersos che rappresentano “una garanzia per la tutela della dignità dei rifugiati ed il rispetto dei loro diritti”:
In piena sintonia con la RAI, le organizzazioni si sono impegnate a tutelare chi non ha voluto essere ripreso dalle telecamere, per proteggere l’identità delle persone a rischio e per dare una possibilità a tutti coloro i quali hanno espresso invece il desiderio di poter raccontare la loro storia e di essere finalmente ascoltati, mettendo fine al silenzio e all’indifferenza. Mission rappresenta quindi un’importante novità che non solo darà voce a chi ha deciso di raccontare la propria storia ma anche la possibilità a molte persone di ascoltare e di sapere, contribuendo a ridurre la marginalità mediatica dell’umanitario.
Queste precisazioni placheranno una volta per tutte le polemiche su Mission? In realtà la domanda potrebbe essere un’altra: se è vero che ai vip è stato corrisposto solo un rimborso spese, perché Albano ha riferito di aver intascato 500 mila euro? La sensazione, sempre più forte, è che qui qualcuno ci stia prendendo in giro. Perché è vero che la Rai ha detto che “le cifre riportate come eventuali compensi per i partecipanti alla trasmissione non corrispondono a realtà”, ma se a parlare è il beneficiario dell’assegno di Viale Mazzini, che peraltro difende il programma, perché non dovremmo credergli?