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Carlo Freccero contro la prossima stagione tv: “Vanno a caccia del pubblico di provincia. Masterpiece? Finirà su Rai 5”

Carlo Freccero, intervistato da L’Espresso, accusa la tv italiana di avere poche novità sia nei programmi che nei personaggi

pubblicato 6 Settembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 14:50

Sarà anche andato in pensione, ma Carlo Freccero resta uno dei pochi uomini esperti di comunicazione e di televisione che non si fa scrupoli a dire cosa pensa, andando anche controcorrente rispetto al pensiero comune. E’ anche per questo che le sue parole, per quanto forti, vanno sempre a sottolineare una situazione che rispecchia non solo il piccolo schermo, ma anche il resto del panorama sociale e culturale italiano.

Intervistato da “L’espresso”, Freccero conferma le sue opinioni, scagliandosi ancora una volta contro la tv di oggi e riferendosi in particolare alla prossima stagione tv, secondo lui già vecchia e scarsa di novità. Neanche la prima serata con Jovanotti su Raiuno lo entusiasma, al punto da considerarla una semplice operazione pubblicitaria (neanche tanto riuscita bene, se guardiamo gli ascolti), con tanto di ospitata di favore da parte di Fiorello:

“Quello con Fiorello, in particolare, è un affettuoso scambio di favori. Rosario, nel ‘#ilpiùgrandespettacolodopoilweekend’, sempre targato Raiuno, ha fatto il pieno di ascolti grazie a una strepitosa ospitata dell’amico Lorenzo. E adesso ha ricambiato la cortesia. Operazione perfetta, televisivamente. Nel senso che lo speciale di Jovanotti, con queste attenzioni, ha acquisito calore e continuità narrativa con il programma di Fiorello. Ma per favore, non abusiamo della parola ‘nuovo’. E’ il potere catodico, invece, che si rinnova usando il fascino del già visto”.

Una mancanza di novità che si rispecchia sia in Rai che in Mediaset. Freccero, in particolare, prende ad esempio le signore della domenica:

“Cacciano alla disperata il pubblico della provincia: sia in senso geografico che in quello intellettuale. Tanto ogni domenica è la stessa storia. Su Sky trionfano il calcio e le repliche di ‘X Factor’ e ‘Masterchef’. Per cui non resta che gettarsi sugli avanzi: milioni di anziani, spesso poco istruiti, affidati alle badanti Venier e D’Urso. Brave professioniste, attenzione. Donne molto generose. Fisarmoniche dei sentimenti che recitano con tutto, pur di conquistare lo share: con gli occhi, con le mani, a volte pure con le tette”.

Al direttore di Rai 4 non convince neanche il passaggio a Canale 5 di Luca Telese, che dalla prossima settimana condurrà “Matrix”:

“E’ il classico prodotto della tv delle larghe intese, di quella carnalità perversa che lega destra e sinistra, e che porta Mediaset a contenere nel suo ventre sia le piazze ululanti di Paolo Del Debbio, già ideologo di Forza Italia, sia il talk show di Telese. Tantopiù che Luca ha una caratteristica spettacolare: è completamente schiavo dei tempi, di Twitter, del costante confronto con l’opinione pubblica. Qualità non appariscente, ma che gli consente di ascoltare il Paese”.

Il tutto mentre Nicola Porro, con “Virus”, non sta ottenendo i risultati sperati. Non è solo questione di format, dice Freccero, ma ad influire sullo scarso risultato sarebbe il conduttore stesso:

“Il problema non è la formula, purtroppo. Il problema è lui: Porro. Ha tutto: è bello, intelligente, mondano, conosce l’economia, ha un’agenda ottima. Ma a differenza di Telese non ha fame di successo. Gli manca il carico di tracotanza, e determinazione che in tv è indispensabile. Se ci pensate, sfogliando i palinsesti, sono tutti così i conduttori che funzionano. Corrado Formigli, per citarne uno, combatte come un pazzo per dimostrare che è più bravo del maestro Santoro. E Michele stesso, ancora oggi, si dà un gran da fare per imporsi come burattinaio politico. Nicola Porro no, è un’altra storia: appartiene alla categoria di quelli che vanno in vacanza a Saint Tropez, e che non sentono dal profondo la pulsione animale”.

E se i nuovi giornalisti in tv sembrano non convincerlo, lo stesso vale per Michele Santoro, secondo Freccero consapevole di non essere più ai livelli di qualche anno fa:

“Credo che abbia la consapevolezza di essere alla fine di un ciclo. Quello che doveva dare, lo ha dato: gli basta attendere che sulla sua storia, così come su quella del nemico Berlusconi, cali il sipario. In parallelo. Un epilogo che racconterà dal video con parole generose, quasi romantiche”.

A proposito di Berlusconi, Freccero cita Urbano Cairo, nuovo editore de La 7, che conosce molto bene:

“Dirigevo Italia 1, nei primi anni Novanta, ed un giorno ero nel suo ufficio milanese di via Rovati. Più lo osservavo, e più mi accorgevo di quanto si sforzasse di imitare Berlusconi: il modo in cui sorrideva, in cui si atteggiava a dare la mano, perfino come camminava. Oggi, infatti, è una copia in sedicesimo del Cavaliere: intelligente, svelto, ma pur sempre una copia in scala ridotta. Il Torino, insomma, non sarà mai la Juve”.

Berlusconi, che Freccero vorrebbe intervistare, aveva il pregio di seguire di persona le sue reti tv. Piersilvio Berlusconi, invece, avrebbe un atteggiamento diverso, che ha portato ad una mancanza di novità in Mediaset:

“Bisogna alzare gli occhi, fino a Piersilvio Berlusconi, per capire quale sia l’ostacolo. Il fatto è che lui ha un atteggiamento passivo. Il padre amava profondamente quello che andava in onda: lo svezzava, ci si divertiva. Tirava fino alle tre di notte con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia discutendo sulle battute più forti. Giuro che per scegliere Gigi Sabani come conduttore del mitico ‘Ok, il prezzo è giusto’, abbiamo fatto 21 ore di riunioni. Piersilvio invece è distaccato, non è mai entrato con forza nel merito del prodotto”.

E se per Freccero La 7 si dovrà limitare a prendere quel che Rai e Mediaset gli regaleranno in termini di ascolti, è Real Time a dover essere tenuta d’occhio, complice anche i recenti risultati d’ascolto che in due prime serate hanno superato proprio La 7:

“E’ il trionfo della manualistica e della successiva americanizzazione del Paese. Perchè anche se non lo ammetterebbe mai, il pubblico vuole essere plasmato. Cerca un lifting della quotidianità, ed è grato quando lo trova in tv. Per questo la cuciniera Benedetta Parodi farà benissimo in questa stagione, su Real Time. Lei forse non ne è consapevole, ma è il maestro Manzi delle pentole”.

Altra donna il cui lavoro viene elogiato da Freccero è Maria De Filippi, già definita il “Censis” italiano:

“Sono un grande ammiratore di Maria. Perchè lei capisce, annusa. Ed ha intuito che è il momento di inserire in tv figure esemplari, modelli positivi per chi guarda da casa. Lo ha fatto, ad esempio, portando don Luigi Ciotti ad ‘Amici’, e continuerà in questa direzione. Diciamolo meglio. Maria è il simbolo della televisione commerciale. Una signora che non teme di sporcarsi le mani. Ha una moralità che inizia e finisce dentro al video: le conseguenze di quello che mostra, non la riguardano. Lei tira dritto da regina, e sbancherà alla grande i prossimi sabato sera”.

Mediaset, quindi, viene salvato solo dalla De Filippi, mentre la Rai si ritrova in difficoltà, ancora una volta a causa delle vicende politiche:

“Odio le ipocrisie. E quindi anche il modo in cui i consiglieri d’amministrazione Pd, in Rai, hanno tramato come la vecchia Dc, tessendo con il Pdl le larghe intese e trascurando invece lo sviluppo dei prodotti. Tant’è che la stessa fiction, in Rai, è ferma a modelli antiquati. Siamo ancora all’agrodolce di ‘Provaci ancora Prof’ o all’ennesima tappa de ‘Il medico in famiglia’. Ed allora, domando io, perchè non chiedere ad un maestro come Bernardo Bertolucci di realizzare una grande fiction, ivnece di insistere a girare piccoli film? Ci vorrebbe grinta, entusiasmo, e soprattutto tanto talento”.

Le novità proposte in questa stagione dalla tv pubblica non lo convincono. Innanzitutto il ritorno di Roberto Benigni:

“L’operazione di Benigni è giusta ed incasserà ascolti. Anche se, onestamente non ne posso più di questo Roberto in versione istituzionale. (…) E cosa s’inventerà mai, dopo aver commentato Dante, la Costituzione italiana e le tavole di Mosè? Gli resta solo il Talmud”.

Neanche il talent letterario “Masterpiece” lo convince:

“E’ una prospettiva sconcertante. Non voglio immaginare un esperimento in vitro per fabbricare tanti Baracchini. Il destino di questo show, se capisco un po’ di tv, sarà finire nel palinsesto di Rai 5, destinato a pochi occhi ed anche un po’ miopi”.

Neanche una buona parola per tv italiana, dunque? Non proprio. Tra i personaggi che Freccero salva, oltre a Paolo Bonolis ed a Milena Gabanelli, c’è anche un volto nuovo, su cui pare la tv dovrebbe puntare:

“Faccio il nome di una giovane giornalista: Mia Ceran, ed è l’inviata politica di Telese ad ‘In Onda’. Quando sono andato ospite, ho preteso dal conduttore che fosse fatta sedere in studio accanto a me. E’ preparata, serie, le manca solo di atteggiarsi da prima della classe, come fece a suo tempo Lilli Gruber”.

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