Un caso di coscienza 5, prima puntata dell’8 settembre 2013: Doppia verità, riassunto e foto
L’avvocato Rocco Tasca difende due giovani kosovari accusati ingiustamente, portando alla luce i traffici dei camorristi. Si troverà così a collaborare con il pm Giulia Longo, sua vecchia amica.
Un caso di coscienza 5, prima puntata – Doppia verità: Rocco Tasca (Sebastiano Somma), insieme ai suoi collaboratori, Alice (Loredana Cannata) e Virgilio (Stephan Danailov), e al politico Vittorio Corsi (Stefano Dionisi), è ospite a pranzo nella comunità di padre Guido, che si occupa dell’inserimento nella società di ragazzi extracomunitari dal passato difficile. La festa viene però interrotta dall’arrivo della polizia con un mandato d’arresto per due giovani della comunità, due fratelli kosovari, uno dei quali solo dodicenne e amico di Eva (Karen Ciaurro), la figlia di Tasca.
I due sono accusati di aver malmenato un negoziante, per il quale quella mattina hanno pulito le vetrine, tanto da ridurlo in fin di vita. La difesa dei due fratelli, il maggiore arrestato e il piccolo inserito in una casa di accoglienza per minori, viene assunta ovviamente dall’avvocato Tasca e da Alice. La posizione dei due fratelli è aggravata dal rinvenimento sotto il letto del minore di un paio di scarpe da ginnastica che i due hanno rubato proprio dal negozio del ferito.
Mentre Eva è molto preoccupata per il suo nuovo amico, il padre e i suoi colleghi portano avanti delle indagini difensive, dal momento che il pubblico ministero che si occupa del caso, Giulia Longo (Vittoria Belvedere), è certa della colpevolezza dei due ragazzi.
Intanto scopriamo che Giulia è sposata con Saverio (Paolo Romano) e i due stanno bene insieme. Peccato che lei non sappia che il marito ha una relazione con Chiara Rosati (Valentina Reggio), funzionario di Polizia Giudiziaria che tra le altre cose si occupa della scorta del magistrato. Durante un incontro amoroso tra i due amanti, in campagna, i due assistono a uno strano atterraggio di un misterioso aereo in una pista in disuso, dal quale poco dopo vengono scaricati dei bidoni portati via di gran fretta e con numerose precauzioni.
Chiara, da poliziotta, non può far di finta di nulla, e così le notti seguenti torna sul posto da sola, armata di telecamera, per riprendere lo strano traffico e portare avanti una sua indagine personale.
Giulia, da sempre impegnata nella lotta contro la criminalità organizzata, anche prima di tornare a lavorare a Trieste, tiene sotto stretto controllo i traffici di un imprenditore senza scrupoli, Marco Fabbris (Massimiliano Vado), cercando senza successo di dare un notevole impulso alle sue indagini. Fabris ha infatti le spalle coperte dal fratello, l’avvocato Fulvio Fabbris (Claudio Botosso), e riesce a uscire pulito da un’indagine della Longo, coadiuvata dal maggiore Zuccari (Alfredo Pea, qui la nostra intervista) della Guardia di finanza, che mira a dimostrare i legami dell’imprenditore con la camorra.
Le indagini difensive di Tasca e della sua squadra si fanno sempre più difficili, ma man mano che si va avanti appare sempre più chiara l’innocenza dei ragazzi, additati però dall’opinione pubblica e dai cittadini come colpevoli solamente per pregiudizi razzisti. Intanto qualcuno dà fuoco alla comunità di don Guido, dopo alcune minacce telefoniche, e sembra che queste vicende siano strettamente legate a quanto accaduto al negoziante ferito.
Si arriva al processo e la condanna del fratello maggiore sembra scontata, fino a quando Tasca, anche grazie alla testimonianza della moglie del negoziante, nel frattempo deceduto, non dimostra che il giovane è innocente. Il negoziante è infatti stato malmenato da Carmine Bellopede (Gaetano Amato), l’uomo che gestisce un racket di estorsioni per conto della camorra che sta stringendo il cerchio sui commercianti della città.
I due ragazzi kosovari vengono quindi prosciolti da ogni accusa e possono tornare nella comunità, dove si festeggia il loro ritorno e la vittoria in aula.
Bellopede viene arrestato ma è chiaramente solo l’ultima ruota del carro. Tasca e la Longo sono infatti convinti che la malavita organizzata stia cercando di espandere i suoi traffici al Nord Est e sono altrettanto convinti che i fratelli Fabbris siano coinvolti nella vicenda. Non per niente l’avvocato Fabbris difende Bellopede, a cui ha consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Tutto sembra procedere per il meglio, se non fosse per il fatto che Chiara Rosati, che con la sua indagine ha scoperto un traffico di rifiuti radioattivi, muore in uno strano incidente stradale prima di poter raccontare alla Longo quello che ha scoperto.