Michele Santoro: “Noi inventiamo e gli altri scopiazzano. Critica italiana stupida e politicizzata”
Il giornalista, a sorpresa, riconosce meriti a Alessandra Mussolini. Poi spiega perché è così difficile attuare il ricambio per gli ospiti politici dei talk.
La lunga intervista rilasciata da Michele Santoro a Il Venerdì de La Repubblica offre molti spunti interessanti, sebbene evidentemente motivata dalla promozione per il ritorno di Servizio Pubblico, in onda da giovedì prossimo su La7. Il conduttore, interpellato sulla quantità abnorme di talk che popolano i palinsesti delle tv, ha ammesso che “il rischio di un effetto martellamento e di un rifiuto dell’overdose da parte del pubblico c’è. A meno che non riusciamo a trovare una identità narrativa forte”. Dunque, “come ogni anno sarà una scommessa”, ha assicurato Santoro, il quale ha rivendicato il fatto di aver creato il genere televisivo di cui oggi molto si discute:
Questo genere di contenitore televisivo lo abbiamo inventato noi. Noi siamo il prototipo, il marchio autentico. (…) Tutti copiano da quello che facciamo noi. Noi inventiamo e gli altri scopiazzano, fanno man bassa delle nostre trovate.
Il giornalista ha poi affrontato l’altro aspetto caldo che riguarda la questione talk show. Cioè, la selezione degli ospiti e dei temi da trattare. Insomma, i telespettatori dovranno sorbirsi Daniela Santanchè anche nella prima puntata di Servizio Pubblico, magari in un dibattito sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi?
Il pubblico si è abituato a consumare storie che sono molto legate all’agenda politica prevalente. Se realizzi un’inchiesta che non appartiene a questa agenda, fai molta fatica a ottenere l’attenzione della gente. Il che non toglie ovviamente che questo genere vada coltivato. E speriamo che il nostro editore Cairo si innamori di questo filone narrativo.
Santoro ha quindi precisato:
Il mio compito è di seguire e interpretare le tendenze del pubblico e, come teorizzano i grandi del teatro, tradirlo, cambiare strada al primo cenno di stanchezza. Non certo essere il semplice megafono dei suoi umori.
Detto questo, il giornalista ha giustamente fatto notare che il ricambio generazionale anche per gli ospiti non è così semplice da attuare. Insomma, è chiaro che il pubblico si sia stancato di ascoltare le illuminate dichiarazioni dei Gasparri e di assistere all’ennesima ospitata del simpaticissimo D’Alema, ma è pur vero che “non è che se prendi un politico emergente, gli metti i gradi del generale e lo mandi in onda, il Paese si ferma a guardare. I leader non si costruiscono così”.
Santoro ha quindi assicurato che “stiamo cercando il sistema per far sì che il dibattito torni a modi civili” anche se “nel Pdl molti coltivano il mestiere del guastatore” riducendo i dibattiti pubblici a gazzarre indecenti. Poi la stoccata, violenta ma non abbastanza argomentata, a chi ha criticato la puntata di Servizio Pubblico con ospite il Cavaliere:
La critica italiana è spesso stupida e sempre politicizzata. Insomma, se Berlusconi oggi, con una sentenza definitiva a 4 anni, è ancora un problema italiano, la colpa è di Santoro? La verità è che una parte della sinistra immaginava possibile andare a fare le elezioni da sola, e d’altro canto la destra non ha altri leader, o Berlusconi o niente. Uno può anche immaginare un mondo senza Berlusconi, senza Santoro e senza Travaglio. Però ci sono, che ci vuoi fare? Ammazzarli?
Infine, dopo una difficilmente comprensibile legittimazione dell’atteggiamento di Alessandra Mussolini (“La sua partecipazione ai reality le ha forse sottratto credibilità. Ma se non si lascia trasportare dal guittismo (?), la Mussolini è spesso capace di esprimere gli umori che allignano nella pancia di un certo Paese”), la previsione (o auspicio?) per il futuro:
Se Berlusconi esce davvero di scena dovremmo per esempio avere maggiore e più allegra concorrenza dell’offerta televisiva. Forse il peso della politica e degli interessi organizzati diminuirà. Nuovi imprenditori troveranno il coraggio di entrare sul mercato.