Vince Gilligan e l’ansia del post-Breaking Bad. Ma nello spin-off ci saranno camei di Bryan Cranston ed Aaron Paul
Vince Gilligan, creatore di Breaking Bad, spiega di voler iniziare il prima possibile a lavorare su una nuova serie tv. Ma nello spin-off Better Call Saul ci sarà il cameo di Bryan Cranston ed Aaron Paul, dalla serie tv appena terminata
Dura la vita per l’autore più richiesto del momento: d’altra parte, se la tua serie tv è appena terminata tra gli elogi della critica ed un successo di pubblico senza precedenti, un po’ di paura per cosa scriverai dopo è naturale. Capita a Vince Gilligan, creatore di “Breaking Bad”, che qualche settimana dopo la trasmissione dell’ultima puntata in America (vista da 10,3 milioni di telespettatori) si trova a dover decidere su cosa lavorare.
Gilligan di una cosa è certo: sebbene la paura del confronto tra il nuovo progetto e “Breaking Bad” è in agguato, non dovrà aspettare troppo prima di mettersi al lavoro. Quando finì di lavorare per “X-Files”, di cui era uno degli autori, decise di prendersi una pausa, pentendosene, come ha detto a “The Hollywood Reporter”:
“Pensavo: ‘Mi conosceranno come un autore di X-Files, e probabilmente potrà fare quello che voglio, quindi mi prenderò un anno di pausa. Ma la gente si è dimenticata di me, ed ho dovuto ricostruire il piccolo marchio di riconoscimento che avevo. Mi rendo conto che siamo in un mercato veloce e che c’è sempre qualcosa di nuovo dietro l’angolo”.
Probabilmente, non correrà lo stesso rischio dopo il gran finale di “Breaking Bad”, che ha messo la serie tv con Bryan Cranston tra le migliori degli ultimi anni. Gilligan ha scritto il finale ad inizio anno, e così come per le altre stagioni, ha sempre temuto che il pubblico non apprezzasse il suo lavoro. “Sono stati molto bravi a tirarmi su di morale”, ha detto degli autori con cui ha scritto la serie, con i quali si preoccupava che alcune scelte non sarebbero piaciute. Peter Gould, autore della serie (che sta lavorando con Gilligan allo spin-off), conferma:
“Avrebbe letteramente sbattuto la testa contro il muro. C’erano volte in cui arrivava in silenzio e diceva: ‘Abbiamo sbagliato da qualche parte’ “.
Errori, però, non ce ne sono stati. Il finale di “Breaking Bad” ha convinto tutti, anche se qualcuno non ha ancora digerito il fatto che lo show sia terminato. Il produttore Jeffrey Katzenberg ha offerto a Gilligan 75 milioni di dollari per realizzare altri tre episodi della serie. Idea che, però, l’autore ha rifiutato. I complimenti lo spaventano un po’: “E’ bello ma allo stesso tempo difficile, è come dare ad un computer a bassa potenza un quoziente difficile da calcolare”.
Per Gilligan la sfida, adesso, è quella di mettersi subito al lavoro. Molti suoi colleghi, come Damon Lindelof (che dopo il finale di “Breaking Bad” è rimasto così colpito da confessare di non voler più parlare di “Lost”), Carlton Cuse e Chris Carter (creatore di “X-Files”) gli hanno consigliato di buttarsi su un nuovo progetto e non ascoltare i paragoni. Shawn Ryan, creatore di “The Shield”, spiega perchè:
“Un giocatore di baseball colpisce un home run e non dice ‘Beh, esco e non giocherò più perchè non farà più un home run’. Un quarterback non fa un touchdown per dire ‘Beh, non proverò più perchè non ne farò uno come questo’. Non credo che si debba rimanere bloccati”.
E Gilligan non vuole restare bloccato: la Cbs ha ordinato una stagione da tredici episodi di “Battle Creek”, crime scritto da lui e da David Shore, che fu rifiutato dieci anni fa. Ma l’autore non lavorerà sugli episodi: non crede di poter tornare a scrivere per una rete generalista: “Ventiquattro episodi mi ucciderebbero”, ha detto, lasciando immaginare che il suo prossimo progetto andrà in onda su una rete via cavo.
Intanto, però, Gilligan non ha abbandonato il mondo di “Breaking Bad”: con Gould sta lavorando allo spin-off “Better call Saul”, prequel della serie che racconterà le vicende dell’avvocato Saul Goodman (Bob Odenkirk). “C’è ovviamente un rischio nel fare uno spin-off, ma adoro il personaggio di Saul ed una parte di me non vuole salutare questo mondo”, ha detto.
“Better call Saul” sarà diverso da “Breaking Bad”. Inizialmente sarebbe dovuta essere una comedy da mezz’ora, ma Gilligan e Gould hanno presto cambiato idea:
“Scriviamo entrambi dei drama. Quindi abbiamo pensato: ‘Perchè non girare Saul allo stesso modo? Giriamolo ad Albuquerque, chiamiamo la stessa troupe, e facciamo come abbiamo fatto prima così farà parte di quell’universo che abbiamo realizzato e che ci siamo divertiti a realizzare”.
“Better Call Saul” sarà composto soprattutto da comedy e da meno drama ma, sopratutto, il cast di “Breaking Bad” potrebbe comparire per qualche apparizione, come Walter White (Cranston) e Jesse (Aaron Paul): essendo un prequel, non ci sarebbero problemi nel seguire la linea che ha portato al finale di “Breaking Bad”. “Personalmente, sarebbe difficile resistere dal metterli in un cameo o due di tanto in tanto”, ha spiegato l’autore, garantendo così nuove incursioni dei due personaggi della sua serie tv.
Nonostante le proccupazioni, Gilligan si sta convincendo di accettare i consigli dei suoi colleghi: “Non ho bisogno di paragonare il nuovo progetto all’ultimo, anche se lo faranno gli altri. Lascia che lo facciano. Guarda avanti e fallo meglio che puoi”. Un salto, come quello che si potrebbe fare, per quanto pericoloso, nel fiume James, in Virginia, dove l’autore è nato:
“Puoi arrampicarti e buttarti nel fiume. Ma se stai in alto per troppo tempo, stanne certo, non ti butterai. Devi solo smettere di pensare una volta che se lì. Devi solo saltare”.
Per i fan italiani, invece, è da poco uscito “Serial Writers”, numero speciale di “Link. Idee per la televisione” (disponibile anche per iPad, Android e Kindle) che racchiude quattordici interviste ad altrettanti autori delle serie tv più famose di questi anni, come Craig Thomas (“How I Met Your Mother”), Matthew Weiner (“Mad Men”) ed Howard Gordon (“Homeland”). Tra loro, anche lo stesso Gilligan, che a Lorenza Negri ha rivelato, tra le altre cose, come “Breaking Bad” sia stata acquistata dalla Amc:
“Non ho neanche mai provato a vendere una serie ad un network, sapevo di perdere tempo sperando di vendere loro un prodotto così provocatorio. Mi buttai sulle cable. A Fx mi dissero che avrebbero comprato il primo script, ma dopo averci lavorato per dieci mesi lo rifiutarono. L’incontro peggiore fu con i responsabili di Hbo: non sono molto bravo a vendermi e la donna davanti a me ha trascorso mezz’ora a sbuffare e controllare l’orologio. Quando ogni speranza sembrava svanita si fecero vivi quelli di Amc, che non avevo preso in considerazione semplicemente perchè non avevano ancora trasmesso Mad men, la loro prima serie. Il mio agente seppe che si stavano avventurando nella produzione d illustrò loro il concept di Breaking Bad, la storia della trasformazione di un uomo da Mr. Chips (da ‘Addio, Mr. Chips’, ndr) a Scarface, ovvero da un eroe ad un cattivo. Mi sembrava una cosa mai fatta prima in televisione. Lessero la sceneggiatura ordinata da Fx e dissero di voler produrre la serie: sulle prime pensai fosse uno scherzo!”.