Una mamma imperfetta è una serie infraordinaria. Commovente il cliffhanger della seconda stagione
Finita la seconda stagione Una mamma imperfetta lancia il film tv natalizio
Ci sono poche cose seriali che nella tv italiana sanno realmente toccarti, emozionarti, colpirti. Non è un mistero che dietro molte di queste ci sia Ivan Cotroneo – da cui personalmente sono rimasto folgorato in tempi non sospetti, leggendo il suo libro, Il re del mondo.
A lui dobbiamo le narrazioni più “francesi” della generalista nostrana, quelle più votate all’analisi psicologica, alla profondità introspettiva, all’inconscio calato nella quotidianità.
Chi lo dice che una serie, per essere bella, dev’essere straordinaria? Dopo un fenomeno di costume come Tutti pazzi per amore e il ritorno alla fiction corale e mozzafiato con Una grande famiglia, Cotroneo ha perseguito più che mai la linea dell’infraordinarietà – per dirla alla Georges Perec – con Una mamma imperfetta.
Spesso e volentieri mi è capitato di sintonizzarmi su questa serie, lanciata non a caso sul web, dal formato così “easy”, trovandola peraltro azzeccata nell’access quotidiano. Una mamma imperfetta mi è piaciuta da subito innanzitutto per le facce degli attori, a partire da quella dolcemente complicata di Lucia Mascino, già intrigante nel film Il rosso e il blu.
Poi quest’idea di trasformare la webcam in un confessionale, passando dal voyeurismo da reality all’autoanalisi online, è estremamente contemporanea oltre che ben scritta.
Questa sera RaiDue ha trasmesso l’ultima puntata della stagione, che ha celebrato la poetica della normalità. Chiara, la protagonista, si è trovata a preoccuparsi della febbre alta del figlio proprio in un giorno importante. Per questo ha chiamato all’ultimo il baby sitter, un giovane universitario gay.
Connotare il baby sitter maschio come gay sembrava un altro luogo comune, prontamente smentito da un dialogo surrealmente moderno tra lo stesso e il papà del bambino, rientrato prima a casa per badare al figlio. Il papà chiede al baby sitter se è vero che i gay capiscono di più le donne e il ragazzo lo invita a evitare generalizzazioni, perché ci possono essere gay superficiali e etero che sanno ascoltare. Dipende dall’indole delle persone.
Una lezione di educazione civica laica, insomma, che vede la donna inderogabilmente al lavoro e gli uomini confrontarsi sullo scambio elastico dei ruoli. Alla fine, proprio per dimostrare che ha imparato la lezione, il papà etero ha cucinato per il baby sitter gay, in un vero gioco delle parti ribaltato.
Intanto Chiara si è congedata stasera dal pubblico della seconda stagione, anticipando lo speciale natalizio di Una mamma imperfetta, a quanto pare in prima serata, che ci attende:
“E così ho promesso di fare una rinuncia, una cosa a cui tenevo molto. Mi sa che per un po’ non ci vedremo, non ho promesso per quanto tempo eh. Ho soltanto detto che avrei rinunciato a parlare con voi per un po’. Appena le cose si saranno sistemate allora noi ci ritroveremo, magari per Natale, chi lo sa. Comunque presto. Come cantava Mina, Canzonissima 1978, Noi qui ci lasciamo ma ci rivedremo ancora. Io lo so che noi ci rivedremo e se non sarà qui, dentro questa scatola, allora ci vedremo al bar, ci vedremo al supermercato, davanti a scuola, al campo di calcetto. Insomma, tutti i posti in cui siamo noi, mamme imperfette. Tanto lo so che ci riconosceremo. Siamo quelle che hanno sempre l’impressione che gli manchi qualcosa. Allora a presto. Allora ciao, vado. Lo faccio davvero. A presto però”.
Metatelevisione pirandelliana pura, fatta con la testa e col cuore. Peccato che Cotroneo abbia sempre quel problema lì, di parlare solo al pubblico pensante escludendo quello dell’evasione pura (non a caso non ha mai lavorato nella più commerciale Mediaset).