Home Notizie Così amavano, così ameremo (7 e fine)- E’ tornata la Karenina, però

Così amavano, così ameremo (7 e fine)- E’ tornata la Karenina, però

Concludo dopo una pausa di scrittura il breve viaggio attraverso la fiction, sul tema dell’amore e del disamore che in tv ogni tanto si fa largo tra biografie, squadre speciali o specialissime, criminali e poliziotti, eroi e santi. Ho atteso la trasmissione di “Anna Karenina” su RaiUno. Nel libro “Così amavano (così ameremo?)”, c’è più

7 Dicembre 2013 13:32

Concludo dopo una pausa di scrittura il breve viaggio attraverso la fiction, sul tema dell’amore e del disamore che in tv ogni tanto si fa largo tra biografie, squadre speciali o specialissime, criminali e poliziotti, eroi e santi.
Ho atteso la trasmissione di “Anna Karenina” su RaiUno. Nel libro “Così amavano (così ameremo?)”, c’è più di un rifermento al romanzo di Tolstoj, alle versioni filmatee tv, e a Greta Garbo che preferisco tra le interpreti dei film o degli sceneggiati.
Vorrei dire semplicemente che ormai è tutto chiaro, chiarissimo nelle praterie della fiction. Tranne pochi casi sempre più rari che non cito;ormai in Italia ci siamo abituati alla routine e gli appuntamenti, anche ispirati a grandi scrittori, talvolta non mancano di professionalità ma regolarmente mancano di “anima”.
Storie e personaggi che vogliono sedurre e commuovere, e non ci riescono. Ciò non sembra essere importante per chi li mette in scena e per chi li produce, cura regia, produzione. Costoro sono vincolati a intenzioni comuni, con un solo obiettivo: non si può tradire la formula di base, senza “anima”; e l’essenziale sembra essere la raccolta degli ascolti.
Eppure, la vera risorsa di un romanzo di uno scrittore come Tolstoj è la sua fatica, capacità, genialità di esplorare i segreti e le emozioni delle sue eroine ed eroi.
Fintanto che non si capirà questo, il ritorno di Anna o di altre figure letterarie potenti e profondo, anche le poche e impeccabili trasposizioni non andranno da nessuna parte, e non saranno in grado di “servire” al pubblico contenuti prelibati e popolarissimi come l’amore e il disamore.
In questi post ho cercato di fare una sintesi storica dagli sceneggiati anni cinquanta- settanta alle fiction di oggi, le cui basi sono state poste negli anni ottanta-novanta, anni all’insegna delle tv commerciali.
Questo periodo di tempo ha visto queste tv diventare protagoniste e la Rai rimangiarsi la cosidetta “tv pedagogica” con sceneggiati magari non sempre riusciti ma non spogliati del tutto del sapore, del pensiero, della coscienza, di un racconto sensibile e forte, in cui tutti,dico tutti, gli spettatori possono spiegare.
Lo specchio si è rotto, prevale la rozzezza levigata, un divismo non credibile, regie e interpretazioni cucinate alla fiamma pensando di proporre un pollo alla diavolo. Invece si tratta di polli insipidi,malcotti, da restituire allo chef e al cuoco.
E’ il pollo tipico prodotto dalle televisioni, dovunque; anche all’estero (dove talvolta centrano il bersaglio, con proposte almeno interessanti) e soprattutto da noi, dove la scelta di storie si è immiserita, mentre stanno scomparendo le professionalità.
Troppi i responsabili de-responsabilizzati, ubbidienti, spaventati e quindi attenti a sostenere la routinbe.
Dietro di loro vengono sceneggiatori e registi, addetti ai casting che non conoscono o non vogliono vedere i giovani o i talenti da inserire in un contesto alto, creativo. Così nomi e competenze artistiche non riescono nemmeno più a dar vita ( persino) al gossip dei magazine che hanno sempre usato, rilanciato, tenuto in vita, divi e pseudodivoin aumento. La fiction archivia e si danna.
Ogni cosa, in particolare le storie d’amore, ma anche l’amore nelle storie d’altro, a sfondo sociale e persino edificanti, è diventata inespressiva, convenzionale, tirata per i capelli e quindi inespressiva. Ogni cosa non è “illuminata”: la sterilizzazione dei grandi argomenti, delle sofferenze, dei conflitti seri e profondi, ormai sistematica, ha eliminato intimità profonde, percorsi arditi, sofferenze generose. Sono svaniti nel nulla i sogni mescolati agli incubi, speranze di gioia, orizzonti incerti, alba attese.
L’eredità straordinaria della grande letteratura e del grande cinema viene dissolta e non adeguata a un interesse che per i temi fondamentali (vivere, amare, cercare giustizia) è pur sempre capace di suscitare la partecipazione del pubblico non del tutto travolto dai polli da allevamento.
Anche le fiction in costume antico vivono degli schemi e delle forme dei serial televisioni importati (senza la loro efficienza di scrittura e di messa in scena) dall’America, e hanno rotto con la tradizione italiana: una tradizione di grandi registi e loro collaboratori, dagli scenografi ai costumisti, ai compositori di colonne sonore.
Spiccano grandi manciate di spiccioli di gossip, rapporti, nozze, separazioni, divorzi, riappacificazioni, tutti “ingredienti” avvelenati dalle lite e dalla balumia dei baci inutili, delle passioni sterilizzate, confetti amari e fiori d’arancio appassiti, tradimenti senza risvolti di esemplarità, improbabili sostegni di confronti veri, luoghi comuni di prodotti confusi,intinti in un brodo primordiale: banalità sociale, sociologia algida e ripetitiva, predica ottusa del lieto fine.
Anna, Karenina, abbi pazienza. E con lei lo abbiano le donne e gli uomini che gradiscono lo spettacolo e soprattutto i sogni, gli incubi, le promesse, i rischi dll’ amore, il banco di prova dei rapporti e dell’esistenza, ieri e oggi, i motori del senso della vita e della felicità. Anna, aspettiamo.