Si intitola “L’ultima volta” il terzo appuntamento con Unici, il programma di Rai 2 dedicato a grandi artisti italiani che stasera, lunedì 30 dicembre, è tutto dedicato a Francesco Guccini. Per lui collocazione da seconda serata (si parte alle 23.30), un orario più consono a chi tira tardi nelle osterie e a chi ha raccontato la ‘piccola città’ e che accoglie le telecamere nella sua Pàvana, dove è tornato dopo gli anni di Via Paolo Fabbri, 43 e dove ora vive con la seconda moglie, Raffaella Zuccari, sposata nell’aprile 2011. Nel novembre dell’anno successivo ha pubblicato “L’ultima Thule“, che ha dichiarato essere il suo ultimo disco. Non farà nuove canzoni, non farà più concerti, ma continuerà a scrivere: questo senso di ‘ultimo’ incontro, di ‘ultima’ volta torna quindi nel titolo della puntata di Unici, che spero non sia costruito a mo’ di omaggio postumo.
L’idea, piuttosto, è quella di celebrare la carriera di cantautore di Guccini e la sua poesia delle piccole cose, del quotidiano, che si agita spesso sullo sfondo vivace e politicizzato degli anni ’70 visti da una Bologna animata e combattiva e che è riuscita a ritrarre il senso di una generazione, stretta tra ideali e gioventù, in brani come Eskimo o Incontro.
A tratteggiare il personaggio e l’autore, l’uomo e la sua poetica ci sono gli amici di sempre, i colleghi, gli estimatori: tra loro Umberto Eco, che conobbe nel 1978 in un’osteria bolognese (e come ti sbagli) e che ha sempre definito Guccini “il più colto dei cantautori italiani”, ma anche Caterina Caselli, amica fin dagli ‘anni ’60, Ligabue, col quale ha duettato e per il quale ha anche recitato, senza dimenticare Roberto Benigni, al quale lo lega una solida amicizia consacrata da uno storico duetto a Onda Libera nel 1976 sul brano ‘I Fichi’. Mica ve lo vorrete perdere, vero? Ve lo proponiamo in basso.
Ci sono poi le testimonianze di Max Gazzè, Carlo Petrini, Vinicio Capossela, Beppe Carletti dei Nomadi, Leonardo Pieraccioni, Zucchero ed altri amanti ‘eccellenti’ della musica di Guccini. E spero ci siano le sue canzoni, l’unico vero modo per raccontare e celebrare un pezzo (talvolta bistrattato) della nostra storia musicale.