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Gli anni spezzati – Il Commissario, il film-tv su Calabresi diventa poliziesco semplificato per il pubblico generalista

Gli anni spezzati-Il Commissario semplifica la storia di Luigi Calabresi per il pubblico tv, ma diventa così un poliziesco che punta alla rappresentazione storica di un episodio reale, senza approfondire le questioni raccontate

pubblicato 7 Gennaio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 09:53

I difficili anni Settanta non sono facili da raccontare, così come qualsiasi evento che possa portare alla mente i ricordi di chi li ha vissuti. “Gli anni spezzati”, la fiction di Raiuno, ha voluto tentare di narrare gli anni delle tensioni sociali in Italia attraverso un linguaggio semplice, forse troppo, di fronte a cui il pubblico generalista potesse trovarsi a suo agio.

Ma per “Il Commissario”, primo dei tre film-tv della fiction, la strage di piazza Fontana diventa un esercizio che non va oltre lo sforzo di voler essere più attitenti possibile alle fonti. Così, il tentativo di Raiuno di portare in prima serata uno dei fatti più tragici di quegli anni si esaurisce in un copione spiegato fin troppo ad un pubblico che, ancora una volta, si sottovaluta.

Al di là delle posizioni che si possano prendere sulla vicenda che ha coinvolto Luigi Calabresi (Emilio Solfrizzi), la fiction è stata prodotta con lo scopo di mostrare a chi quegli anni non li ha vissuti un periodo storico che ha conosciuto attraverso i libri di scuola. Chi, però, quei tempi li ha vissuti di persona, si trova di fronte ad un racconto ridimensionato e semplificato.

Le indagini di Calabresi, aiutato dal giovane Claudio Boccia (Emanuele Bosi), si riducono ad una trama con i due protagonisti alle prese con un caso che sembra debba sevire a presentare i due personaggi invece che essere al centro del racconto, quasi da poliziesco.

Se la fiction non riesce ad affrontare un episodio di questo tipo con il giusto peso, si nota però come gli autori abbiano puntato su un racconto che andasse oltre la semplice ricostruzione storica, cercando di umanizzare i personaggi, rendendoli più che rappresentanti delle forze dell’ordine. Un modo per tenere incollato il pubblico al piccolo schermo, ma che rovina così le intenzioni più storiche della fiction.

Le intenzioni di essere popolari ma al tempo stesso di voler diventare documento si fondono rendendo “Gli anni spezzati” un tentativo poco riuscito di rappresentare l’Italia degli anni Settanta. Se la cura nei dettagli e nella fotografia si nota, manca l’attenzione ad una storia capace di essere attinente alla realtà ed allo stesso tempo di rendersi racconto di un’Italia che le fonti non possono raccontare.

“Gli anni spezzati-Il Commissario”, per quanto nobile nelle sue intenzioni, mostra il punto più debole nell’eccessiva semplificazione di un racconto che la fiction fa bene a raccontare, ma che proprio finendo in tv risente delle limitazioni (alcune delle quali si potevano evitare) del genere.


Gli anni spezzati-Il commissario