Rai, il movimento IndigneRai chiede un rinnovamento: “Quella che trasmettiamo, è una televisione moderna?”
La lettera del movimento, in vista del rinnovo della concessione di servizio previsto per il 2016.
Il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori Rai, Indignerai, ha reso nota una lettera scritta in vista del rinnovo del contratto nazionale di servizio, previsto per il 2016. Con questo comunicato, il movimento ha espresso tutti i suoi dubbi riguardante l’attuale servizio pubblico, in particolare, chiedendosi se la Rai sia davvero in possesso dei requisiti per ottenere il rinnovo della concessione di servizio.
Il movimento IndigneRai si è anche concentrato sulle possibili pretendenti al contratto di servizio, sottolineando il fatto che non è così scontato che la Rai riesca a mantenere i primi tre numeri del telecomando.
Questi sono i primi passi della lettera:
I prossimi anni saranno quelli decisivi. Si parla di rinnovi ma si evita di dire quali caratteristiche dovrà avere il soggetto per aggiudicarsi il contratto di servizio. Non è cosi banale. Sino ad oggi la divisione era sancita tra Rai per il canone e Mediaset all’incasso per la pubblicità. Il canone arriva con 1.700 milioni ma porta anche 1000 regole e controlli, tra cui il tetto pubblicitario, la copertura del territorio ed altre amenità poco remunerative. La spartizione lascia a Mediaset una prateria di contratti su cui pascolare e la possibilità di generare utili su ogni nuova frequenza. Tutto questo sino a poco tempo fa… Il panorama cambia di colpo e a questo racconto si aggiungono nuovi pretendenti: Sky ad esempio, o parte del fardello appetitoso in dote a Telecom (la connessione e la parte interattiva). La tecnologia complica ulteriormente la contesa, perché, se qui in Italia il bipolarismo politico ha congelato il settore televisivo, non è successo altrove. Netflix, ad esempio, sta per sbarcare da noi con una scelta ampia e personalizzata di contenuti per il web e la tv casalinga. Anche Mediaset vuole tornare nella partita, con l’acquisto della parte buona di Telecom o magari come pretendente del contratto di servizio. In poco tempo lo scenario è cambiato totalmente.
Successivamente, l’IndigneRai ha sottolineato l’involuzione della Rai per quanto riguarda le nuove tecnologie che, a dire il vero, definire ancora “nuove” è già desueto: la Rai, infatti, ancora oggi nel 2014, alterna i formati 4:3 e 16:9, senza contare la scarsa diffusione dell’alta definizione, che può contare soltanto su un canale, e i quesiti riguardanti l’effettiva utilità dei tanti canali Rai a discapito, ad esempio, dell’On Demand.
Un altro annoso problema della Rai riguarda la fuga dei giovani. Il movimento IndigneRai si pone una domanda ben precisa ed esplicita (“Secondo voi, quella che trasmettiamo è una televisione moderna?”), rispondendo che gli ottimi ascolti che la Rai conquista con le fiction non sono sinonimo di fidelizzazione dei giovani.
Secondo il movimento, la Rai, con le sue fiction dedicate “all’ennesimo santo, suora, prete o personaggio del passato”, manifesta una predilezione per il pubblico agée senza provare minimamente ad attrarre il pubblico giovane che, inevitabilmente, si rivolge altrove.
Alla luce di questi dubbi, peraltro decisamente condivisibili, il movimento lancia il grido d’allarme che chiude questa lettera:
Meglio pensarci prima che svegliarsi male una mattina, con la brutta notizia nella buca delle lettere. Nel nostro caso basterebbe perdere la concessione di servizio pubblico, e a quanto pare la notizia farebbe piacere a molti. Nel 2016 siamo invitati ad un gran galà e presentarci ancora con lo smoking degli anni 60 potrebbe non bastare più.