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Gianni Riotta e il processo a senso unico a Snowden su Rai Storia

“Eco della storia”, la prima puntata condotta da Riotta parla del “datagate”. Il verdetto, senza contraddittorio alcuno, è scontato.

pubblicato 17 Gennaio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 09:29

Gianni Riotta conduce L’Eco della Storia su Rai Storia.

Negli intenti del programma,

«Gianni Riotta incontra ospiti, storici, editorialisti, esperti e testimoni a confronto sui grandi temi ancora aperti del passato, per captarne l’eco storica e riflettere sulle connessioni tra il passato, il presente e gli scenari futuri».

Nel corso della prima puntata, Spie e intercettazioni. Ospiti: il Ministro della Difesa Mario Mauro e il magistrato e questore della Camera On. Stefano Dambruoso.

Stiamo parlando ovviamente delle straordinarie rivelazioni di Edward Snowden, raccolte per cominciare da Glenn Greenwald (ormai ex) giornalista del Guardian, e poi diffuse in tutto il mondo. L’ultima è di ieri: l’NSA, agenzia per la sicurezza americana per cui lavorava Snowden, raccoglieva, catalogava, filtrava 200 milioni di sms al giorno in media, nel 2011)

Il tema sta molto a cuore a Riotta, che si è reso protagonista non solo di un editoriale su La Stampa ma anche di una lite su Twitter con Greenwald, che lo ha accusato di scrivere falsità.

Riotta ha risposto per le rime, Greenwald si è chiamato fuori dal discorso, lui ha continuato.

Parliamoci chiaro: a Riotta, tutta questa storia di Greenwald e Snowden non piace. E lo dice in poche righe che mettono insieme (sempre secondo la tesi di base. Ovvero: quel che ha fatto Snowden non va bene, quel che ha pubblicato Greenwald nemmeno) tanti temi in maniera, non ce ne voglia Riotta, molto raffazzonata:

«La filosofia di Greenwald e Snowden, condivisa dall’ex agente Kgb Putin(*) e ora corroborata dalla ricchezza e diffusione digitale di Omidyar(**), è opposta a quella del giornalismo professionale, senza controllo delle fonti, ricerca dei motivi per cui certi documenti vengono diffusi, analisi delle conseguenze che la pubblicazione comporta, per esempio sull’antiterrorismo»

Ebbene, anche sul servizio pubblico la musica non cambia. Senza raccontare veramnente le motivazioni delle rivelazioni di Snowden (che per il sottoscritto, checché ne dica Riotta o il Time, è la person of 2013), cui viene lasciato spazio solo in un rvm con la sua prima intervista, mettendo insieme le grandi operazioni di spionaggio durante la seconda guerra mondiale, tirando in ballo l’11 settembre e con il parere a senso unico dei due ospiti in studio, la condanna è servita.

Snowden è colpevole di tradimento, non è stato fedele al suo giuramento.
Greenwald non ha fatto lavoro giornalistico.

Non c’è nessun dubbio e la puntata (che si può vedere sul sito di Rai Storie. Si interrompe a 7 minuti dalla fine, ma l’85% di quel che si è visto fino a quel momento va in quell’unica direzione qui descritta) va in una direzione ben precisa, che parte dalle parole utilizzate per descrivere l’operazione di Snowden (il quale non ha affatto resi pubblici i dati raccolti dalla NSA, per dire, ma le sue modalità operative).

Secondo Riotta – che ad un certo punto dice che è stato detto che i terroristi abbiano giustiziato qualcuno in seguito alle rivelazioni, poi precisa che pare che nessuno sia stato giustiziato (e allora perché dirlo?) ma che sicuramente i terroristi hanno cambiato il loro modo di comunicare – Snowden è colpevole e non fa nulla per mascherarlo, anche se affida il giudizio ai suoi due ospiti, indirizzandolo con frasi come questa:

«E’ bastata una talpa, una rottura perché decine di migliaia di pagine, milioni di pagine, da privati e segreti diventassero pubblici».

Per Riotta (così come per molti accusatori di Snowden e Greenwald), le rivelazioni del datagate sono un favore ai terroristi. Amen.

Ma di cosa si sta parlando? Perché non dire che il cittadino – che pure demanda al proprio stato determinate forme di controllo – ha diritto alla privacy e a conoscere le modalità con cui le sue comunicazioni sono intercettate e controllate da stati esteri? La NSA, il cui scopo – secondo Greenwald, ma anche secondo loro stessi, visti i loghi che si creano: quello sotto non è un fake, è vero – è ridurre ai minimi termini la privacy dell’individuo in nome della “sicurezza” (io direi del “controllo globale”, senza timore di usare un termine che potrebbe sembrare complottista), procedeva a controlli sistematici globali, esercitando un potere illimitato, assoluto, con budget enormi. Poteva (probabilmente può ancora) intercettare computer acquistati online, controllare le mail, spiare gli iphone, archiviare sms, intercettare intere dorsali sottomarine di collegamenti web. Tant’è che in U.S.A., proprio oggi, Obama deve dare risposte sul tema.

NSA spiava sms

Perché lì la privacy è una cosa seria. Oh, certo. Anche gli U.S.A. perlopiù considerano Snowden un traditore.

Ma ci sono migliaia e migliaia di persone – non terroristi – che ritengono che le sue rivelazioni siano un grandioso atto di coraggio, e che i giornalisti (del Guardia, dello Spiegel, del Washington Post) che continuano a scriverne facciano un ottimo lavoro di divulgazione di informazioni che vanno diffuse.
E’ un vero peccato che una ricostruzione televisiva, realizzata per di più dal servizio pubblico, si riduca a un’esposizione tripartita della medesima tesi.

I processi a senso unico non mi sono mai piaciuti, e l’Eco della storia fa rimbalzare fra le pieghe della sua narrazione giudizi lapidari ed incontrovertibili che hanno il sapore del pregiudizio.

(*) C’entra solo perché Snowden ha ottenuto asilo provvisorio in Russia
(**) Fondatore di Ebay, ha lanciato un ambizioso e interessantissimo progetto giornalistico