I Segreti di Borgo Larici, Giampiero Mancini a Tvblog: “Il dottor Luigi Conti è un uomo che usa il proprio cuore con coraggio e tenerezza”
Giampiero Mancini sarà il dottor Luigi Conti ne I Segreti di Borgo Larici e Walter Semiaza nel film tv Angeli al fianco di Raoul Bova e Vanessa Incontrada. Ecco cosa ha raccontato a Tvblog dei suoi personaggi.
Parte questa sera su Canale 5, alle 21.10, I Segreti di Borgo Larici. Tra i protagonisti della fiction ci sarà anche Giampiero Mancini, nei panni del dottor Luigi Conti, il giovane medico di Borgo Larici. Da quando nel paese si è passati da poche decine di persone a qualche centinaia di abitanti, l’anziano dottor Novelli è stato costretto a prendere con sé un giovane assistente, cui in realtà demanda tutti i compiti più ingrati. Luigi è un uomo buono, generoso e altruista, che è nato da famiglia nobile, ma che ha scelto la medicina per vocazione. Mancini ci ha anticipato qualcosa del suo personaggio e della fiction, e ci ha parlato anche dei suoi prossimi progetti televisivi, in particolare del film tv Angeli, dove sarà l’antagonista, accanto a Raoul Bova e Vanessa Incontrada.
Ci racconti il tuo personaggio ne I segreti di Borgo Larici e quale sarà la sua evoluzione nel corso delle puntate?
Vesto i panni minimali del Dott. Luigi Conti, un umile medico di campagna amico degli operai, premuroso e rassicurante, una spalla solida che intercetta la simpatia del pubblico in un inusuale e raffinato thriller-melò in costume. In quanto all’evoluzione credo mi sia concesso di dire ben poco. Diciamo che è un uomo che usa il proprio cuore con coraggio e tenerezza e lo farà con sempre maggiore convinzione.
Quale è la caratteristica del tuo personaggio che ti è piaciuta di più e quella che invece ti è piaciuta di meno?
Io sono un fan del Dottor Conti! Sono innamorato di lui: mite, rassicurante, ma allo stesso tempo forte e risoluto. Fatico sinceramente a trovargli un difetto, è anche corretto ed equo, cura operai e “padroni” con la stessa professionalità ed umanità… Magari i primi gli sono più simpatici (ride, ndr) ma essendo coerente è giusto così. Luigi Conti viene da una famiglia benestante ma è sicuramente un socialista.
Ricordi qualche aneddoto del set da raccontarci?
Mi ricordo una notte di set fradicia di magia fluviale. Il sangue di un omicidio che scorre nella strada, nelle pozze, sui vestiti zuppi. Giove pluvio deve aver seguito la scena con curiosità e senso di partecipazione ed essersi talmente appassionato a quello che vedeva sotto di lui da regalarci un tuono esattamente nel momento in cui l’acme drammatico tocca la vetta più alta: neanche inserito in post-produzione sarebbe stato inserito così a tempo. Credo sia il finale di seconda puntata e appena visto sono sicuro che rimarrà nella memoria di molti. Ricordo tanta acqua, un gran freddo, e il calore umano di un cast semplicemente unico! Mi ricordo il bellissimo viso di Serena (Iansiti) pieno di lacrime e pioggia tanto da non poter distinguere le une dalle altre e gli occhi intensi di Matteo (Anselmi) sotto quel tuono ma forse sto dicendo troppo…
Partendo dal presupposto che nel tuo lavoro non si finisce mai di imparare, lavorando su questo set c’è qualcosa di nuovo che hai imparato e che ti servirà in futuro?
Tantissimo! Ho imparato tantissimo! Io imparo da tutti, sono una specie di carta assorbente. Mi rapisce la maestria dei tecnici, l’amore che ogni reparto ha messo fino allo stremo. Poi essendo un attore rubo di continuo anche dagli avventori degli autogrill figuriamoci in un set che traboccava di bravura e complicità. Sicuramente ha rafforzato in me la convinzione che il gruppo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati, senza il sostegno reciproco nei momenti di stanchezza sarebbe stato impossibile fare il lavoro meraviglioso che è stato fatto.
Poi ti ritroveremo nel film tv Angeli, con Raoul Bova e Vanessa Incontrada. Quale è il tuo personaggio?
In “Angeli” sono Walter Semiaza, un sulfureo e ricchissimo faccendiere con villa baronale e collezione di Ferrari, che contenderà a Raoul l’amore della bella principessa Vanessa. Un antagonista oscuro inviso al pubblico che ordisce trame in una toccante favola moderna. Il Diavolo è un ruolo che ho interpretato spesso in vari allestimenti de “l’Histoire du soldat” e ne “Il Demone e la fanciulla”, quindi ne conosco sfumature, gamme e difetti tragici strutturali. La intuibile difficoltà sta nel non andare mai in over-acting e non indulgere all’autocompiacimento. Io sono un attore dominante con l’abitudine ad aggredire con una certa ferocia le linee di transizione, quindi l’operazione di contrazione e mitigazione di alcune dinamiche energetiche deve essere ancora più rigorosa rispetto a ruoli miti, come il dottor Conti, dove è letteralmente impossibile sconfinare in alcuna forma di forzatura interpretativa, dato anche il materiale testuale.
Come descriveresti Bova e come l’Incontrada?
Raoul Bova: con Raoul ho avuto il piacere di lavorare anche ne “Il Delfino – La serie” e non posso che parlarne in termini che rasentano il melenso. Gran professionista, grandissimo cuore. Un approccio umano in qualunque manifestazione del suo essere, non credo di averlo mai visto rifiutare una fotografia o una stretta di mano anche in orari assolutamente improponibili o in condizioni di fatica oggettiva dopo una interminabile giornata di set. Sempre disponibile e premuroso con tutti senza distinzioni. Una bellissima persona.
Vanessa Incontrada: Stesso discorso , medesime sensazioni. Con Vanessa avevo già lavorato ne “Il grande Caruso” quindi tornare a lavorare con lei è stato un regalo prezioso. Vanessa è una portatrice di luce. Intensa, profondissima e leggerissima. Una vera stella.
Credi che nella fiction italiana si fatichi ancora a sperimentare, a innovare? E cosa servirebbe per “svecchiare” un po’ la tv?
Servirebbe un po’ di coraggio nelle scelte produttive, credo che il pubblico possa apprezzare prodotti di qualità ma debba anche essere “educato” a farlo, quindi la progettualità non deve essere miope ma pensata a medio termine. Spesso ci si rifugia nella produzione di prodotti di più facile fruizione per sentirsi più rassicurati nella riuscita popolare, ma non è sempre così. Una idea innovativa ed interessante può divenire non solo esportabile, ma anche un format vendibile all’estero. Mi pare che “I Segreti di borgo Larici” vada in questa direzione…
Ti sei mai pentito della decisione di fare l’attore?
No, perché non è mai stata una decisione. Non si decide alla nascita il colore dei propri occhi, così come non si sceglie di voler fare l’attore. Il glauco, il ceruleo, il candido, il verde mare o il castano li abbiamo negli occhi, così come l’essere attore scorre nelle vene. È uno slancio primario, una sete ancestrale che ti porta ad inventare mondi, passare ore da cucciolo davanti allo specchio per prendere padronanza con il rivestimento umano di carne, muscoli, tendini e relativo corredo di espressioni e amplificazioni che devi imparare a padroneggiare per sopravvivere. Non si può ignorare di essere nati attori, non si può pentirsi per quello che si è, bisogna solo adoperarsi per diventare realmente ciò che si è già. Per casta e senso di appartenenza io sono un privilegiato e discendo con fierezza da una razza bastarda, santa e maledetta che per secoli è stata ridotta alla fame e seppellita in terra sconsacrata ma che con coraggio è riuscita a trovare un posto nella storia confondendosi all’umanità per guidarla nelle tenebre e spesso per confortarla.
Dopo le due fiction, dopo possiamo rivederti?
In televisione per la seconda serie di spot con la mia Roma sempre per la regia di Paolo Genovese, in Squadra Antimafia l’anno prossimo, a Seul per la prima della mia Turandot e in giro per teatri come sempre!
Per l’intervista si ringrazia Katya Marletta Press Agent
[iframe width=”620″ height=”350″ src=”//www.youtube.com/embed/XJfon6nr4MY” frameborder=”0″]
Foto d’apertura | Ufficio stampa
Foto di scena | Bruno Rukauer per Mediaset