Rai vuole aumento del canone, pronto il ricorso al Tar
Il blocco del canone a 113,50 euro deciso dal governo Letta ha fatto perdere alla tv pubblica 21 milioni di euro.
I vertici della Rai non hanno gradito la decisione del Governo di bloccare a 113,50 euro l’importo del canone per il 2014. Per questo ora i consiglieri di amministrazione suggeriscono al presidente Anna Maria Tarantola di depositare un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, che ha disposto il blocco dell’imposta.
Firmato il decreto che NON aumenta il canone #RAI per il 2014. Le risorse vanno trovate con la lotta all'evasione del canone #mise
— flavio zanonato (@flaviozanonato) 20 Dicembre 2013
Il quotidiano La Repubblica però fa notare che il decreto, firmato il 20 dicembre scorso dal ministro, non compare ancora sulla Gazzetta Ufficiale. Dunque, Viale Mazzini attende la pubblicazione per presentare il suo ricorso.
Ma perché la Rai voleva l’aumento del canone? Perché esso avviene in automatico ogni anno in base a quanto prevede la Legge Gasparri (articolo 18, comma 3): il servizio pubblico, infatti, ha diritto a recuperare l’inflazione ‘programmata’ e a ricevere il carburante necessario al suo ‘sviluppo tecnologico’.
Se l’aumento si fosse concretizzato anche nel 2014 (come successo negli ultimi 7 anni), gli abbonati avrebbero dovuto versare la cifra di 115 euro. Invece la decisione presa dall’esecutivo Letta di bloccare l’aumento del canone avrebbe fatto perdere alla Rai 21 milioni di euro.
C’è da segnalare che esiste un precedente: nel 2006 il consiglio di amministrazione Rai presentò ricorso al Tar perché il canone rimase a 99,6 euro. La pratica fu però poco spinta da Viale Mazzini e un anno dopo decadde, senza che i giudici del tribunale amministrativo si fossero espressi.
Intanto, intorno al tema del canone è in corso una battaglia intrapresa in particolare da Maurizio Rossi. Il senatore, ex esponente di Scelta Civica ed ex editore di Primocanale, chiede che una parte degli introiti del canone venga dirottata alle aziende private, non solo radiotelevisive, che fanno servizio pubblico.