Sky, l’ad Zappia: “Rai discrimina i nostri abbonati oscurando i canali” (VIDEO)
Ieri il dirigente della pay-tv è intervenuto davanti alla commissione di Vigilanza Rai nell’ambito delle consultazioni sul contratto di servizio
Ieri i vertici di Sky Italia sono intervenuti davanti alla commissione di Vigilanza Rai nell’ambito delle consultazioni sul contratto di servizio (potete ascoltare l’audizione a partire dal minuto 53 del video in apertura). In questa sede l’ad Andrea Zappia ha precisato che la sua presenza non era dovuta a “interessi economici ma per tutelare diritto dei nostri abbonati a non essere discriminati”.
In questo senso, dicendo che è necessario recuperare il principio di imparzialità, ha aggiunto:
Nel 2013 il Consiglio di Stato ha ribadito che anche adesso la Rai deve rispettare i principi di non discriminazione e di salvaguardia della parità di condizioni concorrenziali nel mercato televisivo: Rai non può dunque porre in essere condotte che siano in totale spregio delle garanzie di parità di opportunità di trattamento tra le varie piattaforme distributive e che si risolvano quindi in una discriminazione tra le stesse. Il nuovo contratto di servizio dovrebbe prevedere l’adempimento dell’obbligo da parte della Rai di rendere disponibili i propri programmi su tutte le piattaforme distributive.
Il riferimento è ovviamente all’oscuramento di alcuni canali ed eventi – come le partite della Nazionale italiana di calcio – che la Rai dal 2009 ha messo in atto ai danni degli abbonati Sky:
L’arbitraria scelta di Rai di avvalersi a partire da agosto 2009 di TivùSat quale unica piattaforma distributiva utilizzata per la diffusione integrale della programmazione Rai sul satellite ha violato e continua tuttora a violare questi obblighi, comportando una palese discriminazione e una perdurante distorsione del mercato televisivo, a danno di tutti i telespettatori muniti di decoder Sky e ciò senza che nessuno sia intervenuto per far rispettare gli obblighi di servizio pubblico.
In merito alla richiesta avanzata da Gubitosi a Sky di fornire la lista degli abbonati in modo da eseguire una verifica che riguarda l’evasione del canone del servizio pubblico, Zappia ha detto che “è chiaro che gli abbonati Sky debbono pagare il canone come tutti gli altri”, ma “quello che ci aspettiamo è che vengano trattati come gli altri anche quando si ipotizza di ottenere le liste dei nostri abbonati”.
Oltre a Zappia, che ha rammentato come lo scorso anno Sky abbia ospitato gli spot sul canone e che ha precisato che la pay-tv è anche disposta a sostenere il costo del criptaggio, che invece la Rai paga per andare su Tivù Sat, ha parlato anche Luca Balestrieri, presidente di Tivù Srl (responsabile di Tivù Sat), il quale ha contestato la tesi dell’ad di Sky Italia:
C’è una differenza fondamentale tra Tivù Sat e Sky. Tivù Sat è uno strumento di cooperazione tecnica non è una pay tv. Ma se io sono una pay tv non posso avere gratis dei prodotti per cui la Rai paga dei diritti, per giunta con i soldi della comunità attraverso il canone, per poi farli contribuire al business sulla mia piattaforma. Una pay tv deve pagarli il giusto.
A Zappia ha replicato anche Mauro Masi, ex direttore generale della Rai (con lui iniziarono gli oscuramenti degli eventi Rai) e attuale ad Consap :
Per l’ennesima volta, e per quanto mi riguarda, ribadisco che la decisione di Rai di criptare alcuni propri programmi sulla piattaforma Sky fu presa a suo tempo quale conseguenza del mancato rinnovo dell’accordo tra le due società. I motivi di tale mancato accordo furono esclusivamente economici e di business in quanto Sky proponeva di acquisire per la propria piattaforma tutto il bouquet Rai blindato per sette anni – prendere o lasciare – ad un prezzo pari a meno di un quarto del suo valore. Proposta palesemente inaccettabile.