A Lorena Bianchetti gliene abbiamo dette di tutti i colori, quando conduceva programmi catechistici noiosissimi, fintamente moralistici e di scarso appeal per RaiDue. Ora che è tornata ad A sua immagine, però, le va riconosciuta una rara dote: il tatto.
Questa sera la conduttrice ha fatto qualcosa che non si vede tanto di frequente in televisione: un passo indietro rispetto alla tv del dolore, trasformandola in tv della testimonianza, commovente ma non patetica.
In fondo la soglia tra commozione e speculazione è molto sottile e la Bianchetti si è fermata alla prima. Suo ospite era un giornalista non blasonato, uno di quelli che fanno il loro lavoro onestamente rischiando di passare inosservati.
Si tratta di Gianni Maritati, storico cronista Rai e collaboratore delle più importanti testate cattoliche. Uomo cresciuto in parrocchia, insomma (da qui si spiega il suo invito nella trasmissione religiosa), che ha voluto condividere a distanza di diversi mesi il dramma personale che lo ha colpito.
Lo scorso maggio ha, infatti, avuto un ictus mentre era alla guida. Per fortuna è riuscito ad accostare la macchina e oggi può considerarsi guarito visto che, pur ancora fisicamente e psicologicamente provato, è rimasto lucido.
Nell’iniziare a raccontare la sua storia Maritati si è commosso. A questo punto la telecamera si è spostata sulla conduttrice, che ha cercato di far riprendere l’ospite (il cui volto tradiva già una certa sofferenza) risparmiandogli inquadrature indiscrete:
“Ci fermiamo un attimo, se ti va, perché raccontiamo tutto tra qualche secondo. E’ un momento davvero difficile, una prova importante che ha vissuto Gianni. Vediamo un momento che ha visto protagonista l’affetto e l’amore dei tuoi familiari e anche dei tuoi colleghi”.
Ecco, a questo punto, che abbiamo visto uno spaccato di una bella Rai, fatta non di conduttrici arriviste e agenti prepotenti, ma di professionisti seri e sensibili. Di brave persone, insomma, che sono state tutte sinceramente vicine alla malattia di un collega.
Dal Direttore del Tg1 Mario Orfeo a Susanna Petruni, passando per Vincenzo Mollica e Paolo Di Giannantonio. Quest’ultimo, in particolare, si è distinto per delle parole molto toccanti:
“Non siamo solo una comunità di persone che lavorano, siamo anche una comunità di amici, di giornalisti che non solo fanno il loro lavoro, ma che stanno insieme e che condividono dei valori”.
Li abbiamo visti tutti festeggiare il rientro di Maritati in redazione, con una festa semplice a base di focaccine e rustici. Alla fine dell’intervista la stessa Bianchetti ha congedato l’ospite ringraziandolo di cuore e mostrandosi visibilmente coinvolta. Ecco quando un’intervista può essere sincera e non strappalacrime, con protagonista una persona guarita, non un caso umano. A fare la differenza è soprattutto il contesto: un programma come a A sua immagine resta una garanzia.
P.s. Sia chiaro, se si è parlato bene di A sua immagine e della Bianchetti non è per accattivarsi i piani alti del Vaticano, o per salire sul carro di Papa Francesco.
Gianni Maritati ad A sua immagine dopo l’ictus