Home Notizie Gazebo, Zoro “pizzica” Di Battista mentre guarda la partita a Montecitorio. Che lezione di satira!

Gazebo, Zoro “pizzica” Di Battista mentre guarda la partita a Montecitorio. Che lezione di satira!

Gazebo ha beccato il Deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista alla visione di una partita in aula, durante la votazione dell’Italicum

pubblicato 12 Marzo 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 07:00

Se c’è un grande esempio di satira televisiva, è quello offerto da Gazebo. Il programma di RaiTre ha smontato ieri sera meglio di chiunque altro la seduta a Montecitorio sulle quote rosa. Zoro ha curato una telecronaca geniale del fenomeno #biancocitorio, riuscendo a stigmatizzare con ironia da osteria e finta complicità il clima da cazzeggio delle votazioni in aula.

Il momento clou è quello che ha visto Gazebo mostrare in cos’era affaccendato Alessandro Di Battista del Movimento 5 stelle. Ebbene, era collegato sul sito il romanista per recuperare una partita della Lazio in differita (il pensiero a Game of streaming di Crozza è d’obbligo).

Il deputato ha commentato l’accaduto via social, chiedendo venia:

“Mi dicono che in tv hanno mandato un servizio sul mio conto. Votavo con una paletta e vedevo un video di calcio. E’ vero. A volte capita in 16 ore di aula di vedere un video mentre ci sono le votazioni. Capita anche di scrivere un pezzo su FB. Capita. Questo non significa non votare con attenzione. Cionostante è oggettivamente una mia leggerezza e un mio errore. Me ne scuso”.

Di Battista ha dato esempio di fair play anche su Twitter, rivolgendosi direttamente all’account di Diego Bianchi:

“Mi hai pizzicato. Sai che su 16 ore in aula capita. Cionostante 1 a 0 per te. O forse 7 a 1”.

Intanto sul web si sono sprecati le battute e gli sfottò, c’è anche chi ha invitato Dibattista a vedere un film porno, la prossima volta.

Quel che emerge da tutto questo teatrino è un’idea di politica-show sempre più intollerabile in tempi di crisi, alla mercé di una classe dirigente ridicola, indifendibile anche con l’alibi del “può succedere sbagliare, siamo esseri umani”.