Home Notizie Per amore del mio popolo, Alessandro Preziosi a TvBlog: “Interpreto Don Diana senza retorica” (VIDEO)

Per amore del mio popolo, Alessandro Preziosi a TvBlog: “Interpreto Don Diana senza retorica” (VIDEO)

Il protagonista della miniserie ispirata alla storia di Don Giuseppe Diana ai microfoni di TvBlog

pubblicato 17 Marzo 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 06:47

Pochi minuti prima che iniziasse la proiezione in anteprima (e, a seguire, la conferenza stampa, seguita in liveblogging) di Per amore del mio popolo, la miniserie in onda su Rai1 il 18 e 19 marzo 2014 ispirata alla storia di Don Giuseppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra vent’anni fa, nel marzo del 1994, dopo le sue ripetute iniziative pastorali contro i clan camorristi e, in particolare, la lettera ai parrocchiani intitolata Per amore del mio popolo non tacerò, che dà il titolo al film tv, abbiamo intercettato nella Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi della Camera dei deputati Alessandro Preziosi.

All’attore protagonista del bel film diretto da Antonio Frazzi e prodotto da Giannandrea Pecorelli per Aurora Film, abbiamo posto alcune domande.

Hai dichiarato che questo ruolo è il più bello nella tua carriera. In questi casi è più difficile riuscire ad entrare nella parte o uscirne alla fine delle riprese?

Quando una cosa è bella non ci sono difficoltà né a entrarci, né a uscirci. Essendo stato sempre un umanista, avendo studiato al liceo classico Umberto I, alla Federico II Giurisprudenza e avendo preso questo lavoro come un impegno più umano che non interpretativo, credo che il coronamento di una carriera come la mia sia proprio quello di interpretare un personaggio così vivo, vero, privo di retorica.

Come ti sei approcciato al ruolo di Don Diana? Conoscevi in modo approfondito la sua storia, hai incontrato i suoi famigliari?

Ho parlato con i famigliari, ho approfondito con il regista Antonio Frazzi ma soprattutto l’ho vissuto sulla mia pelle quasi immediatamente. Mi sono buttato con grandissimo slancio umano, credendo ogni volta che quello che andavo a fare lo avrebbe fatto anche lui. O viceversa. Mi chiedevo sempre quale era la maniera più spontanea, più reale, meno bozzettista attraverso la quale restituire a Don Diana non tanto la sua natura di uomo con una vocazione astratta, ma con la vocazione di essere al servizio della gente.

Da tempo si parla di trattativa con la mafia, di uno Stato on un atteggiamento ambivalente. Oggi ci troviamo alla Camera dei Deputati, qual è la tua idea sulla lotta portata avanti dalle istituzioni contro le mafie?

Credo si siano alternate troppe persone alla guida di questa nave che doveva sbaragliare il male della mafia e della camorra. Quando queste persone hanno centrato grandi obiettivi sono state destituite; la lotta alla camorra e alla mafia è diventato un percorso istituzionale, più che un percorso umano e professionale. Molto spesso l’alternanza di certi pool antimafia e anticamorra hanno fatto sì che non si potesse portare fino in fondo il percorso iniziato dai grandi uomini che hanno accompagnato la lotta alle mafie.

C’è il rischio che la fiction possa essere un’agiografia del parroco di Casal di Principe?

Impossibile.

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