Home Quelli che il calcio The Voice, J-Ax è diventato Dio a Quelli che il calcio: “L’avevo detto, gli americani impazziranno per Suor Cristina”

The Voice, J-Ax è diventato Dio a Quelli che il calcio: “L’avevo detto, gli americani impazziranno per Suor Cristina”

J-Ax commenta il fenomeno internazionale di The Voice, Suor Cristina, a Quelli che il calcio di domenica 23 marzo 2014

pubblicato 23 Marzo 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 06:32

Il boom di visualizzazioni dà alla testa. Così Suor Cristina di The Voice, seguita in Italia da appena 2 milioni di spettatori con il 9% di share (ma oggi Giletti se l’è subito accaparrata all’Arena), ora è diventata patrimonio culturale della storia Rai. La tv di stato, e in particolare un talent show di RaiDue, ha fatto il giro del mondo meritandosi titoloni sui più importanti media americani.

Così Quelli che il calcio, che oggi ha anche celebrato le giornate del Fai con l’apertura al pubblico della sede Rai di Corso Sempione, ha accolto il nuovo coach di The Voice come un Messia. Nicola Savino gli ha dato del genio televisivo:

“Sono successe delle cose che comunque vada ti ricorderai per tutta la tua vita. Innanzitutto sembri, non so se è un complimento da dire a te, sembri nato per fare televisione”.

L’ex leader degli Articolo 31 si è vantato di averci visto lungo:

“Vederlo al telegiornale in America… devo dire… Alicia Keys e Whoopi Goldberg hanno ritwittato. Io mi sono reso conto della portata del fenomeno. Io ho detto questa frase, ‘guardate che qua gli americani impazziscono’. Poi questo è successo, per fortuna. Sai come siamo fatti un po’ in Italia, la televisione ha un’importanza tremenda, abbiamo corso il rischio che qualcuno dicesse che non era vera questa cosa o che non canta così bene. Quando ha twittato Alicia Keys… almeno stanno tutti zitti quelli che chiamiamo haters. Tutti cercavano qualcosa di sporco in questa cosa, che forse è la cosa più pura da quando faccio questo mestiere”.

Poi il cantante ha scherzato sulla pericolosità del fenomeno:

“Meno male che Suor Cristina non fa rap, la scena underground accuserebbe il Vaticano di comprare il views a Suor Cristina”.

Poi J-Ax ha pontificato sul suo nuovo compito di portatore sano del virus televisivo:

“Dipende tutto da che televisione. E’ tutto lì. Io, quando mi hanno proposto di fare The Voice, mi sono informato guardando la versione americana e la versione inglese. Io non guardo tanta tv, guardo molta televisione, nel senso che mi piacciono molto le serie tv, i cartoni animati, i film. Quelli che guardo sono di solito scritti, mai improvvisati. Ho tentato di portare quelli che sono i miei gusti in tv”.

In quanto ai suoi ax-forismi, già diventati cult, commenta:

“Certe sono aperte al 50-60% nella mia testa e a seconda delle situazioni vedo. So già la parola che voglio usare in rima, improvviso la barra”.

Oggi a Quelli che se ne è anche uscito con un’altra frase ad effetto delle sue:

“Ho fatto emo-outing. Non riesco più a guardarli ‘sti ragazzi. Mi emoziono”.

Provvidenziale la battuta sul suo conto di Ubaldo Pantani, fatta in diretta su RaiDue:

“Chiami tutti zio, tu hai messo a Berlusconi in testa la storia del nipote di Mubarak?”.

Il rapper ha persino rivendicato la sciatteria del suo italiano come licenza artistica:

“Io rivendico il posto da dove arrivo. Potrei benissimo non dire ‘zio’ e ‘spacca’ mille volte. Conosco l’italiano abbastanza, l’ho dimostrato nei dischi. Penso che in certe situazioni sia necessario sottolineare un italiano sgrammaticato per far vedere da dove arrivi e far capire dove può arrivare una persona che si insegna le cose da solo, da autodidatta”.

Alla fine J-Ax ha anche ricevuto una finta telefonata della Santa Sede, con Papa Francesco in persona imitato da Savino:

“Me va bene Alicia Keys, ma un Laudato sii ogni tanto non sarebbe male. Umbrella di Rihanna mi va molto, tutta Shakira dove scegli scegli va bene. E poi passa Inter amala, che non è male”.

Infine, il rapper ha dispensato un aneddoto su Renato Pozzetto, anche lui ospite a Quelli che il calcio. A quanto pare, quando aveva sette anni, lo ha incontrato per un compito scolastico e da allora non ha mai dimenticato la sua gentilezza:

“Gli abbiamo chiesto un’intervista per il giornale della scuola, ci ha fatto entrare a casa, ci ha fatto il latte coi biscotti. Mi ha dato un fiducia, verso chi fa questo mestiere, che probabilmente non avrei avuto”.

Quando si dice, i cattivi del rap cresciuti col mito del “ragazzo di campagna”.

Quelli che il calcio