Rai1, il direttore Leone ha cambiato idea sui format brevi da prima serata
Nel 2012 diceva che la lunghezza di un programma è inversamente proporzionale alla sua qualità. Nel 2013 promise di puntare a formati da 70 minuti. Oggi ammette di aver cambiato idea
Ad essere onesti, lo avevamo intuito da soli, ma una conferma ufficiale è sempre utile. Giancarlo Leone ha cambiato idea, almeno in parte. Il direttore di Rai1 oggi in occasione della conferenza stampa di presentazione de La pista, il nuovo show di Flavio Insinna (intervistato da TvBlog), ha detto di essersi parzialmente ricreduto sulla necessità di prevedere nella prima serata di Rai1 programmi di minore durata rispetto a quelli fin qui proposti dalla tv pubblica.
Nel marzo del 2012 Leone, allora direttore dell’intrattenimento di Rai1, su Twitter assicurava che “la lunghezza dei programmi televisivi è inversamente proporzionale alla loro qualità. La dittatura delle star e dell’audience finirà”.
Poi (una volta diventato titolare della poltrone di direttore di Rai1) arrivarono le promesse ancor più esplicite di puntare “anche a slot da 70 minuti” e di chiudere la prima serata di Rai1 quantomeno entro le 23.30. Prontamente non mantenute nella scorsa stagione. Ma anche in quella ancora in pieno svolgimento, dove per ritrovare traccia di programmi brevi in onda in prime time su Rai1 bisogna contattare i Ris.
A luglio scorso, imperterrito, Leone garantì ad Adnkronos che “stiamo lavorando ad una linea di intrattenimento senza studio televisivo. Circa 60-70 minuti con cose registrate”.
Oggi, dopo l’intervento di Paolo Bassetti, ad di Endemol (che produce La pista, format colombiano – nasce come talent show), il quale ha fatto notare che all’estero programmi come talent, reality e simili vengono realizzati sempre più spesso senza studio e con una durata di 50 minuti netti e che “l’Italia e la Spagna hanno ancora prime time lunghi, mentre nei Paesi anglosassoni questi non li hanno”, abbiamo chiesto a Leone quale fosse la sua idea in merito, alla luce delle sue dichiarazioni piò o meno recenti.
Sono un teorico della necessità di avere format più brevi. Ho scritto proprio dei saggi. L’ho teorizzato in ogni occasione, fino a quando sono diventato direttore di Rai1. Perché poi si fanno i conti con la pratica. Non è facile: testare format, c’è la contro programmazione. Poi il fatto che la prima serata inizi alle 21.15. Fino a quando si fa teoria, è così. Da direttore di Rai1 mi sono ricreduto in parte. Un esperimento è stato Così lontani così vicini, serata corta e montata. Il tutto tenendo presente che Rai1 deve rimanere leader, come lo è, nonostante le reti tematiche stiano crescendo. Noi dobbiamo innovare, ma anche mantenere un rapporto con le abitudini del pubblico.
Leone non menziona la motivazione forse più autentica (banale?), legata ai budget. Rai1 e in generale la tv generalista italiana sarebbero in grado di reggere, dal punto di vista economico, una prima serata composta da più programmi? Oppure spremere il più possibile un format, magari peggiorandone le qualità, è troppo conveniente?
Poi, è vero che la contro programmazione conta, ma lo è anche che, forse, spetterebbe alla Rai, televisione pubblica, il compito di prendere l’iniziativa e di testare format più corti in prima serata, a prescindere da cosa decida di fare Mediaset, tv privata.
Comunque, sia chiaro, cambiare idea è segno di intelligenza.