Home Dire, fare, baciare: Endemol smonta i freaks che per anni ha creato col Grande Fratello

Dire, fare, baciare: Endemol smonta i freaks che per anni ha creato col Grande Fratello

Carla Gozzi ha trasformato l’eccessivo Diego in un bravo ragazzo in cardigan, nella puntata di Dire, fare baciare di sabato 26 aprile 2014

pubblicato 26 Aprile 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 05:11

Dire, fare, baciare appare proprio, concettualmente, come un repulisti dell’identità di Endemol, che vi propone un percorso di redenzione dal trash. La prima cosa che mi ha colpito, quando ho visto il format, è il fatto che potesse permettersi di “usare” in chiave vintage lo stesso obiettivo del Grande Fratello. Poi scopri che hanno la stessa casa di produzione e quindi la citazione è volontaria e lecitissima.

Nella versione italiana vediamo Carla Gozzi dare un’identità di rete al format d’importazione (come Gerry Scotti fa tanto Canale5, lei dove la metti fa Real Time). La maestra di stile interagisce perfettamente con la spietata macchina della bellezza (che è un po’ la versione rinnovata dello specchio delle mie brame), il cui obiettivo è uno solo: far da antivirus contro l’eccessivo strapotere dell’apparire sull’essere.

Così il vero obiettivo di Dire, fare, baciare è “curare” quei mostri che lo stesso Grande Fratello ha contribuito, nel decennio scorso, a creare. Personaggi che venivano reclutati nei reality per le loro tette rifatte, i loro piercing e degli outfit improbabili, e che ora invece sono banditi persino dai casting di Cinecittà. In tempi di ritorno al grado zero dell’immagine televisiva, le parole d’ordine sono solo due: spontaneità e naturalezza.

Uno dei protagonisti della puntata di Dire, fare, baciare, trasmessa oggi in prima tv, era Diego, un 24enne di Milano che sembrava separato alla nascita di Maicol Berti. Di giorno gestisce un negozio di trucchi professionali cinematografici e teatrali, mentre la sera lavora nei locali come trasformista.

Lo abbiamo visto arrivare pieno di piercing e di lenti a contatto colorate abbinate al vestiario, nonché vittima della dipendenza dagli anni Novanta (si è scatenato sulle note di Please don’t go). Per lui “essere colorati equivale a essere felici”, perché non vede “la differenza tra normalità ed esagerazione”.

Dire fare baciare lo ha sottoposto a un trattamento sintetizzato in un tipico refrain di Real Time: “da remix di colore a compilation di bellezza naturale”.

Alla fine ci voleva un programma televisivo per fargli mettere un cardigan da bravo ragazzo. Le leggi del factual sono più austere di quella della mamma, perché è passato il tempo dei freaks, nella società come nell’Auditel.


Dire, fare, baciare: la trasformazione di Diego

Dire, fare, baciare: la trasformazione di Diego
Dire, fare, baciare: la trasformazione di Diego
Dire, fare, baciare: la trasformazione di Diego
Dire, fare, baciare: la trasformazione di Diego
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