Unici… essere Vasco Rossi, Giorgio Verdelli: “Il titolo lo ha scelto lui, ma non ha posto alcun limite sulle domande”
A quale target di pubblico punta il programma, come è stato convinto il Blasco a raccontarsi in tv e cosa hanno detto di lui colleghi e artisti. Questo e molto altro nell’intervista rilasciata da Verdelli a TvBlog
Giorgio Verdelli ha raccontato in esclusiva a TvBlog il dietro le quinte, e non solo, della nuova puntata di Unici, il programma che scrive e dirige, in onda giovedì 8 maggio su Raidue con uno speciale su Vasco Rossi. Verdelli, storico autore che vanta collaborazioni di prestigio anche con la Rai, ha anticipato ai nostri microfoni alcune delle dichiarazioni rilasciate dal rocker di Zocca nel corso della conversazione registrata poche settimane fa a Los Angeles e ha raccontato quanto riferito dai testimonial intervistati per l’occasione, da Biagio Antonacci a Jovanotti, passando per Rocco Hunt e Gianna Nannini (su TvBlog potete gustarvi alcune anteprime a riguardo).
È stato facile convincere Vasco ad essere protagonista di un programma tv?
Francamente più facile di quanto non lo sia stato con tanti altri. Vasco, come tutti i grandi, non ha tentennamenti, decide subito. Io nel 2008 avevo già fatto il programma tv Effetto Vasco, co-firmato da lui, e l’ho intervistato varie volte in passato. Però questo con lui non conta: Vasco decide in base all’idea. E non per motivi economici – a questo proposito tengo a sottolineare che Vasco ha fatto il programma assolutamente gratuitamente, come del resto tutti gli altri protagonisti di Unici. A lui è piaciuta l’idea. E il titolo lo ha dato lui. La mia prima idea era il titolo ‘C’è chi dice Vasco’; all’interno della struttura c’era il tema ‘Essere Vasco Rossi’. A lui è piaciuto così tanto che lo ha scelto come titolo. Poi mi sono relazionato con Tania Sachs, la sua principale collaboratrice per la comunicazione, e il resto è stato abbastanza semplice e siamo andati a Los Angeles. È stata più difficile la parte burocratica, organizzativa. Vasco non ha posto nessuna limitazione rispetto alle domande e ai temi.
Come mai la location di Los Angeles?
Lui va lì 5 mesi l’anno per vivere la sua normalità, perché in Italia non può viverla, evidentemente, visto che dove c’è lui c’è il putiferio. A Los Angeles si prende una vacanza da Vasco Rossi; lì è mister Rossi, non Vasco. Lui aveva appena finito di registrare Dannate Nuvole, che mi ha fatto ascoltare in anteprima.
Quando è stata registrata la conversazione?
A cavallo tra febbraio e marzo, nel periodo degli Oscar.
Cosa dobbiamo aspettarci? Quando ci si trova di fronte a ritratti di grandi artisti viene da chiedersi se saranno raccontate solo le luci o anche le ombre…
Vasco parla anche delle sue incertezze, anche nello spot c’è il riferimento alle malinconie. Dice cose molto coraggiose; per esempio quando gli chiedo cosa sia essere Vasco Rossi nel futuro, lui mi risponde ‘essere Vasco Rossi è molto più passato che futuro’. Nessun artista della sua levatura lo direbbe. Poi racconta tutto il periodo in cui Vasco è stato proibito, è stato un inno alla droga, un cattivo maestro. Parla della sua paura della morte e del suo periodo nero, quando è stato in ospedale per 6 mesi e si è appassionato a Facebook. Devo dire che nel programma invece non c’è alcun tipo di promozione, se non i riferimenti scherzosi ai concerti che farà. Il programma contiene dei pezzi di biografia, ma non è una biografia; è un racconto emozionale di momenti.
Ci saranno anche immagini inedite…
Sì, una cosa che ho girato ai tempi del Il mondo che Vorrei; è assolutamente inedita, solo un pezzettino è stata mandata in onda da La storia siamo noi: c’è Vasco che fa le prove in un albergo romano cantando Toffee, Va bene va bene così, Brava Giulia. Poi ci sono altre cose inedite per la tv: il duetto virtuale con Fabrizio De Andrè, quando lo omaggiò cantando Amico Fragile. Ed ancora cose andate in onda una sola volta: l’esibizione di Sono un ragazzo di strada al Concerto del Primo Maggio, un pezzo di Battisti al Premio Tenco. Inoltre ho montato tutte le strofe di Albachiara con le immagini di Vasco dagli anni ’80 ad oggi, ripercorrendo la sua carriera.
C’è stato qualche testimonial che non siete riusciti a raggiungere, sebbene avesse dato disponibilità a parlare di Vasco?
No. Avremmo potuto farne anche di più, ma a me non piacciono i tuttologi e cerco di dare ad ognuno la sua dimensione.
Qual è la testimonianza che più ti ha colpito?
Il filosofo Giulio Giorello dice una cosa molta bella: Vasco usa termini semplici ma non semplicistici. Cioè, dice cose profonde utilizzando parole comuni. Questa è la chiave del programma e del suo successo. Abbiamo scoperto che la Mondadori aveva proposto a Giorello di fare una cosa su Vasco, io non lo sapevo. Un’altra cosa curiosa riguarda Enrico Rava, uno dei più grandi jazzisti italiani. Aveva dichiarato che Rossi è un genio, l’ho contattato e mi ha spiegato che lui ascolta Vasco in macchina; gli piace il suo essere politicamente scorretto e le sue grandi band. Poi c’è un messaggio, arrivato pochi giorni fa, da Jovanotti. È una sorpresa che praticamente chiude il programma. Ma c’è molto altro: Rocco Hunt, Biagio Antonacci, Gianna Nannini.
Vasco ha visto tutto il programma?
No. In realtà lo stiamo finendo adesso. Tania Sachs ha visto il pre-montaggio e le è piaciuto molto. L’ho mandato a Vasco e anche a lui è piaciuto, ma ha detto che voleva vederlo in televisione. Anzi, quando gli abbiamo fatto vedere lo spot, ha detto: ‘bellissimo, ma mi sono già stancato di me’.
I tempi di lavoro quali sono stati?
Le interviste con Vasco le abbiamo fatte in 4 giorni, ma i tempi di lavoro sono notevoli. Due mesi pieni. Noi siamo una piccola realtà artigianale, non ho mai voluto lavorare in grandi gruppi. Il programma lo facciamo in 7-8 persone, a parte la struttura tecnica.
Che tipo di pubblico ti aspetti? Occasionale o fan sfegatati di Vasco?
Non ho la presunzione di pensare che tutti guardino Unici dall’inizio alla fine, quello lo faranno i fan di Vasco. Ieri ho appreso che sono stati organizzati dei gruppi di ascolto in pub a Roma, a Napoli e in un’altra città. È meraviglioso perché non viene vissuto come un semplice programma musicale. Devo ringraziare Raidue, anche per i tanti spot – di più di quanto ci saremmo aspettati – e per avermi dato assoluta libertà. Per quanto riguarda gli ascolti è ovvio che ci aspettiamo un buon risultato, ma è già un successo che lo vedano nei pub. Poi è chiaro che in tv paga la serialità, che noi non possiamo garantire vista l’artigianalità e la cura del prodotto. Unici nel tempo si è conquistato un suo brand. Con Mina abbiamo fatto il 9% in una serata complicatissima: c’era Una Grande Famiglia su Rai1, Santoro quando andava bene e un’altra cosa importante su Canale 5. La rete si aspettava di meno. Ti dico inoltre che la replica di Mina probabilmente farà di più, come successo con Andrea Bocelli per Musica sul due la cui replica ha fatto oltre l’11%. Perché i documentari con un certo marchio anglosassone sono come una canzone: più volte vanno in onda meglio è.
Il fatto che Sky Arte abbia mandato in onda il 16 aprile la prima puntata di Ogni volta Vasco, bruciandovi sul tempo, ti ha un po’ disturbato?
No. Sono due prodotti assolutamente diversi, su Vasco si possono fare tante cose perché lui è un mondo. Mi fa un po’ sorridere che abbiano fatto la corsa per andare in onda prima di noi. Ma nessuna polemica, io lo vedo Sky Arte. Non ci hanno levato un grande pubblico… Dico che la televisione non è una corsa ad ostacoli, a chi arriva primo. Vince la qualità del prodotto. Altrimenti è giornalismo, ma il giornalismo dura tre minuti. Comunque entrambi i prodotti hanno diritto di esistere, probabilmente usciranno anche altre cose su Vasco, che pure è molto rigoroso nella scelta. Per capirci, ha rifiutato di andare all’ultimo Festival di Sanremo con un grosso cachet.
Dopo Vasco, cosa hai in cantiere per Unici?
Sto lavorando alla puntata su Massimo Troisi che andrà in onda il 2 giugno. Giovedì vado a intervistare Maria Grazia Cucinotta. Poi ho altre due puntate in essere, che faremo tra ottobre e dicembre. Ma non posso dirti chi sono i protagonisti, anche perché dobbiamo ancora decidere con la rete. Naturalmente per un programma come Unici non servono artisti solo di successo, ma di talento e di originalità.