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Top Dj, Stefano Fontana a Tvblog: “Programma molto alto ed una buona chance per iniziare la carriera da deejay”

L’intervista a Stefano Fontana uno dei giudici di Top Dj su Sky Uno

pubblicato 10 Maggio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 04:41

A margine della conferenza stampa di presentazione di Top Dj (il nuovo talent dedicato alla ricerca di nuovi deejay in onda su Sky Uno a partire da martedì 13 maggio alle ore 22:45 ed in replica il giovedì successivo alle 24 su Cielo), abbiamo intervistato Stefano Fontana che, assieme a Albertino e Lele Sacchi, completa il trio dei giudici di questa innovativa avventura televisiva/musicale.

Perché un non appassionato di musica elettronica dovrebbe seguire Top Dj?

Penso che tutti quelli che hanno iniziato a guardare X Factor o Masterchef non amassero la musica o il cibo in tutte le sue declinazioni. Piaceva il format, le modalità del talent, i personaggi. Tutto questo lo potrete ritrovare anche a Top Dj con una grande professionalità da parte di tutti i concorrenti che viene percepita in maniera molto alta dall’inizio. E’ un colore nuovo. Appena partirà la prima immagine, si capirà subito che è qualcosa di completamente diverso da tutti gli altri talent pur seguendo la struttura del format. Chi ama il talent non potrà che non amare Top Dj, imparerà qualcosa di nuovo da questo mestiere, la passione così viscerale che ci accomuna e che ha sempre più adepti. Se si scende per strada e si chiede il lavoro che si vuole fare, tanti rispondono il calciatore, il fotografo e il deejay che è un lavoro serio, complesso, interessante. Attraverso Top Dj si capirà cosa vuol dire essere veramente dj, le difficoltà, il sudore, la fatica, la pazienza. Noi come giudici abbiamo cercato di fare questo. Con i nostri consigli abbiamo cercato di rendere più performanti i concorrenti e dare vitalità al programma.

Allora, mi verrebbe spontaneo chiederti… perché proprio un talent per scoprire nuovi deejay?

Se tu pensi che, negli ultimi trent’anni, il deejay, da personaggio che lavorava nelle piccole discoteche, si è sviluppato e acquisito un valore come qualsiasi altro brand o classe merciologica. Il talent è la naturale conseguenza del deejay e della sua figura sociale come impatto nella società. Dipende, poi, come le fai le cose. Qui dietro abbiamo un dream team fantastico, tra autori, Pierpa (Pierpaolo Peroni, ndb), Francesco Lauber, Sky, Endemol. Noi Sky, i giudici, i concorrenti abbiamo cercato di rendere questo programma davvero alto. E poi, conoscere un mestiere attraverso il racconto di vita di ragazzi che ci mettono l’anima sia qualcosa di buono.

Quale è stato il tuo apporto personale nei confronti di questi ragazzi?

Ho iniziato a mettere i dischi a 15 anni, ora ne ho 45 e faccio il deejay da quasi 30 anni e il produttore da quasi 15. La mia formazione professionale mi ha aiutato a dargli consigli sulla produzione, parte tecnica e sul gusto musicale. Devo dire che tutti e tre abbiamo interagito molto non seguendo uno schema preordinato. Questo ci ha aiutati a farli crescere.

Non temi che il vincitore possa restare ingabbiato dal meccanismo televisivo di eterno figlio di talent?

Ad esempio a Mengoni non è successo. Per chi vince, Top Dj è l’inizio di una carriera. Deve giocarsela, è una grande opportunità. Se un ragazzo ha del talento e la giusta intelligenza, può metterla a sistema per crearsi una professione. Se si rivelasse un fuoco di paglia, è nelle mani sue il destino. E’ lo stesso meccanismo di chi fa un disco che arriva al primo posto in classifica. Da lì deve costruirsi altre cose. Questa può rivelarsi solamente una buona occasione, un’ottima chance per iniziare una carriera o renderla più viva e interessante.

Un consiglio, da veterano, a tutti questi ragazzi?

Appassionarsi sempre prima di tutto a tutta la musica con la giusta intelligenza e l’uso dei social. Ormai il deejay è diventato un personaggio mediatico, non puoi prescindere da quella parte lì. Il driver per la musica ha la priorità su tutto.

Se questo format dovesse avere il successo sperato, accetteresti di essere il giudice di un’eventuale seconda stagione?

Chiaro che sì. E’ stata un’esperienza fighissima, formativa, mi son divertito tanto e sentito subito a mio agio ma soprattutto molto edificante per il nostro lavoro.