La grande scoperta tv: l’amore non esiste più (3)
Apro il giornale alla pagine della tv. Leggo i programmi della serata di sabato 24 maggio, per quanto riguarda i canali generalisti; ormai sappiamo che tutti i canali rispondono da tempo alla stessa logica. Nei canali da raggiungere, anchilosati nei palinsesti dove l’eros scorre a fiumi anche nella fiction, la collocazione risponde a vari criteri.
Apro il giornale alla pagine della tv. Leggo i programmi della serata di sabato 24 maggio, per quanto riguarda i canali generalisti; ormai sappiamo che tutti i canali rispondono da tempo alla stessa logica.
Nei canali da raggiungere, anchilosati nei palinsesti dove l’eros scorre a fiumi anche nella fiction, la collocazione risponde a vari criteri. Al più nascosto criterio del “proibito” , in senso “classico”: nudi, seminudi, lessico confacente; poche parole e solo immagini, zolfo da accendere con la fantasia o con lo slogan invisible masturbation non è revolution.
Ecco alcuni titoli sulle generaliste: “Legami”, soap; “Tempesta d’amore”, soap; “Il segreto”, soap; e così via, a cui si aggiungono soap mascherate da commedie e da film che conquistano spazi ogni giorno di più.
Naturalmente i titoli di questo genere sono nei palinsesti in varie collocazione, in una strategia non duttile, anzi ferrea, senza eccezioni. Sono cose note.
L’osservazione che ne ricavo, è semplice: in tv, l’amore non esiste come dovrebbe o come potrebbe, ma come contenuto di una ripetitività che rafforza se stessa, e rafforza gli schemi delle trasmissioni .
Le scelte sembrano guidate da due preoccupazioni.
La prima, infilare storie spaesanti di soap fra i talk della politica, spesso insopportabili e molto insopportabili (anche se seguiti) in queste congiunture disgraziate e sempre più disgraziate; e fra la complessiva programmazione cosiddetta culturale, per farla nel caso sopportarla meglio.
La seconda, affidarsi a una genericità delle storie d’amore che sconfina, automaticamente, in un effetto: trasformare l’amore in argomento inutile, senza profondità, galleggiante sui luoghi comuni, in forme di racconto che lacerano una tradizione , sia cinematografica: il cinema ha dedicato capolavori all’amore; sia televisiva: fintanto che le proposte erano generate dai grandi testi della letteratura conservavano il nucleo psicologico, magari sciupandolo sul piano formale, le proposte reggevano. E oggi dove impera il qualunquismo degenerativo delle fiction? .
Sperare che la situazione possa cambiare è una illusione. Le centrali delle produzioni televisive in tutto il mondo lavorano più o meno nello stesso modo, cercando di fare prodotti a lunga durata, da far vivere nelle inesauribili library soap; ci riescono.
Ho preso a cuore, non a caso, questo tema, lavorando e scrivendo, dopo lunghe ricerche e cercando collaborazioni utili, il libro “Così amavano (così ameremo?)”, uscito circa un anno fa, che ha fatto molta strada.
I lettori mi hanno fatto comprendere in vari modi la necessità di trattare le molte questioni dell’amore, in una gamma vasta: dalle storie più esemplari di ieri e di oggi, alle cronache nere o rosa o soap che stanno sciupando l’amore, liquidandolo sostanzialmente nell’indifferenziato, nel vuoto, in un nulla programmato. Un nulla in cui tutto anche i delitti diciamo così d’amore e disamore, denominati femminicidi, tremende storie di sangue, sembrano appuntamenti fissi nelle cronache dei giornali e dei media, senza speranza.
Insomma, l’amore è prigioniero di forme banali, creando una abitudinarietà tale per cui tutto ciò che accade annega. Nelle
acque del sapone per immagini e dialoghi soap. Lavatrice, elettrodomestico? No , pura tv di oggi e di domani (?)