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Orphan Black, su Premium Action la serie tv che convince anche i non appassionati di fantascienza

Su Premium Action di Mediaset Premium Orphan Black, serie tv in cui la protagonista scopre di essere una di dieci cloni in giro per il mondo, ed inizia ad indagare per capire le sue origini, scontrandosi con nemici e scoprendo nuovi dettagli su sè stessa

pubblicato 3 Giugno 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 03:50

Se un giorno scopriste di avere altri dieci cloni di voi stessi, persone identiche a voi, con cui condividete lo stesso Dna ma non le stesse vite, come vi comportereste? Parliamo di fantascienza -forse neanche troppo lontana-, ma anche della base di Orphan Black, la nuova serie tv in onda da questa sera alle 21:15 su Premium Action di Mediaset Premium e che ha convinto la critica fin dai primi episodi.

Protagonista dello show è Sarah Manning (Tatiana Maslany), ragazza orfana che ha sulle spalle una fedina penale macchiata da alcuni reati. Tornata a casa dopo qualche mese di fuga per rivedere la figlia Kira (Skyler Wexler), affidata alla Signora S. (Maria Doyle Kennedy), mentre è in stazione incontra una ragazza identica a lei che si suicida gettandosi sotto un treno. Incuriosità dalla somiglianza e soprattutto in cerca di soldi per sfuggire allo spacciatore Vic (Michael Mando), Sarah ruba l’identità della donna, Elizabeth Childs, scoprendo che questa lavora come detective affiancata da Arthur Bell (Kevin Hanchard) e che è fidanzata con l’affascinante Paul Dierden (Dylan Bruce).

Lo scopo di Sarah, inizialmente, è quello di rubare i soldi della donna scomparsa e scappare con la figlia ed il fratello adottivo Felix (Jordan Gavaris), artista che si dedica anche all’attività di escort. Ma quando scopre che Elizabeth non è l’unica donna a cui somiglia, ma che in realtà nel mondo ce ne sono molte altre che hanno il suo stesso aspetto e che sono prede di un misterioso assassino, la protagonista è costretta a cercare di capire come uscire dalla situazione.

Sarah, infatti, è una di dieci cloni, donne identiche tra di loro sparse in giro per il mondo (una, si svela nel primo episodio, si trova anche in Italia) e frutto di un esperimento genetico di clonazione. La ragazza riesce ad entrare in contatto con Alison Hendrix, casalinga che vive in periferia e sempre attenta alle esigenze del marito e dei figli; Cosima Niehaus, studentessa di biologia evolutiva dello sviluppo capace di effettuare delle analisi per capire la loro origine e la tedesca Katja Obinger. Non sono, però, gli unici cloni esistenti: in tutto se ne contano dieci, ed alcuni di loro non sono innocui.

Co-produzione tra Canada ed America, Orphan Black è diventata la nuova serie cult per tutti gli appassionati di sci-fi e non solo: nonostante il tema al centro del racconto, la clonazione umana, sembri ostico, lo show riesce a combinare fantascienza, azione, drama e comedy realizzando una sceneggiatura che non lascia nulla alla casualità e riesce così a divertire, stupire, emozionare ed a spingere il telespettatore a vedere l’episodio successivo. Nel corso della stagione, lo show affronta il tema dell’evoluzione umana, della possibilità dell’uomo di realizzare essere umani scegliendone i tratti e le implicazioni che ciò comporta, portando in tv il confronto tra coloro a favore dello sviluppo di scienze di questo tipo e coloro che pensano siano un affronto alla natura ed a Dio.

Al di là delle discussioni che la serie provoca, sono tre le caratteristiche che fanno di questo telefilm un cult fin dai primi episodi: prima di tutto la capacità di sviluppare un tema come questo senza annoiare o cadere in trame troppo complesse e che, nel corso delle puntate, potrebbero avere la meglio sull’azione e sugli sviluppi narrativi che interessano al pubblico, come il tentativo di Sarah di salvare sè stessa e gli altri cloni. Questo avviene grazie alla scrittura di personaggi minori, come Felix o Donnie (Kristian Bruun), marito di Alison, capaci di alleggerire la tensione e rendere la serie fruibile anche a chi non digerisce facilmente le storie ad alto contenuto scientifico.

Poi ci sono gli effetti speciali, che permettono alla Maslany di interpretare diversi ruoli nella stessa scena evitando così un montaggio complicato, grazie all’uso di carrelli che memorizzano il movimento della telecamera e ricreando così la stessa scena tutte le volte che servono per inserire i diversi cloni.

Infine, c’è il cast, all’altezza per ogni personaggio, ma su tutti spicca la Maslany: alle prese con una decina di personaggi diversi, l’attrice riesce a calarsi nei personaggi grazie anche ad una preparazione durante la quale ascolta diverse colonne sonore, riuscendo a dare il meglio di sè e guadagnandosi un Critic’s choice award ed un Tca award. Un lavoro, il suo, che ha reso Orphan Black (in onda in questi mesi con la seconda stagione) una produzione tanto rischiosa quanto capace di raccontare una storia che supera il confine della fantascienza, raggiungendo numerosi appassionati del genere.

Orphan Black

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