Rai, Gubitosi: «Terribili le fiction con i criminali ‘fighi’». È polemica con Tozzi, produttore di Gomorra
Il DG Rai sottolinea l’impegno della Tv di Stato nel promuovere modelli positivi nelle fiction. La risposta dei produttori di Gomorra e Romanzo Criminale non si è fatta attendere.
La fiction torna a essere al centro delle polemiche tra ‘addetti ai lavori’: dopo il botta e risposta tra Carlo Freccero e Luca Bernabei sul ‘valore’ di Don Matteo, si apre una nuova querelle sul ruolo delle ‘mafia stories’ nell’educazione del pubblico e nell’immaginario collettivo.
Personalmente pensavo fosse una diatriba ormai superata e lasciata solo a qualche uscita d’effetto del cavaliere Berlusconi, più volte intervenuto per ‘accusare’ la Rai di fare pubblicità alla Mafia (ma dimenticando evidentemente le produzioni Taodue sul tema). E invece la ‘vexata quaestio‘ torna prepotentemente in auge ‘grazie’ a un intervento del DG Rai Luigi Gubitosi in occasione dell’intitolazione di due aule della Scuola Superiore di Polizia a Ninni Cassarà e Giovanni Liguori, due poliziotti vittime della Mafia. Il contesto è gradito per fare qualche distinguo sulla produzione fictional Rai e quella delle altre emittenti:
«Noi raccontiamo cosa fanno le forze dell’ordine e gli esempi positivi. Ci dicono che tendiamo ad essere buonisti, ma io trovo terribili le fiction in cui il criminale diventa un esempio, è ‘figo’: è un messaggio sbagliato che arriva alla fasce meno protette. Se vediamo un membro della banda della Magliana che ha successo nella vita è sbagliato»
ha detto il DG, riaprendo il dibattuto sulla ‘cattiva maestra tv’ (e richiamando così i mai sopiti ‘effluvi’ delle teorie della Scuola di Francoforte).
«Noi cerchiamo invece di dare spazio e creare consenso attorno alle forze di polizia»
ha aggiunto Gubitosi ribadendo la messa in canriere di una versione fiction de “La mafia uccide solo d’estate” di PIF e una serie su Boris Giuliano.
Chiamati direttamente in causa, non potevano non rispondere da Sky, o meglio dalla Cattleya, produttrice di titoli di straordinario successo – in Italia e all’estero – come Romanzo Criminale, citato direttamente da Gubitosi, e il recentissimo Gomorra – La Serie.
«Da Scorsese a Di Palma ai fratelli Coen il cinema ha raccontato il male, come da anni prova a farlo la tv»
ha esordito Riccardo Tozzi, che chiama in causa il cinema d’autore quasi a voler chiarire (purtroppo, a mio avviso) che non esiste più tanto la contrapposizione tra Cinema e Tv, quanto tra buoni e pessimi prodotti audiovisivi, per superare una dicotomia che sa ancora un po’ di ‘snob’.
«È giusto che il servizio pubblico abbia delle accortezze e che si ponga il problema di proteggere le “fasce deboli”- anche se non capisco in cosa consista la loro debolezza – però allo stesso tempo giudicare le opere con un parametro puramente moralistico non è un grande incentivo alla qualità. A parte che in Romanzo criminale fanno tutti una fine tremenda, come nella vita, non so in quale fiction un componente della banda abbia successo. Purtroppo mi pare che sia accaduto nella realtà. Non si deve aver paura di affrontare il male: l’importante è che si racconti con verità e una cifra stilistica. Altrimenti si rischiano la retorica del male o quella del bene, due fattori che indeboliscono davvero i più deboli».
A me sembra ovvio. Ma evidentemente non è così per tutti.