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La stagione Tv secondo Freccero 6 – Telefilm mon amour: House of Cards

La sesta ed ultima puntata di questa serie de “La Tv secondo Freccero”, dedicata oggi ai telefilm ed in particolare ad “House of cards”.

pubblicato 21 Luglio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 02:17

Con Carlo Freccero in questi appuntamenti del lunedì, abbiamo fatto una cavalcata durata cinque puntate, per tracciare un bilancio della stagione televisiva appena terminata. L’ex responsabile di Rai2 nel frattempo è diventato direttore del Roma Fiction Fest. Di questo suo incarico e delle polemiche innescate dopo una intervista dello stesso Freccero alla stampa, ne abbiamo parlato con il diretto interessato. Ma oggi, in questa puntata extra della nostra rubrica, vogliamo puntare la lente d’ingrandimento proprio sui telefilm e su di una serie in particolare. Freccero analizzerà per noi il telefilm House of cards, trasmesso nel nostro paese da Sky Atlantic, ed i meccanismi del potere che vengono rappresentati proprio in questo serial americano.

Telefilm mon amour: House of Cards

La politica non è più la ricerca del bene comune, della crescita e della prosperità del Paese, quanto l’occupazione dei posti di potere e prima ancora la conquista della maggioranza che diano accesso a quei posti. Come spesso accade, un telefilm, una fiction, riesce ad essere più chiara di innumerevoli analisi sociologiche. Con House of cards, abbiamo dato uno sguardo dal di dentro dei meccanismi del potere. Il deputato del Partito Democratico Frank Underwood, ha diretto la vittoriosa campagna elettorale di Garret Wlaker, che è diventato il Presidente degli Usa. Quando però Walker non mantiene la promessa di affidargli l’incarico di Segretario di Stato, Frank cerca una vendetta personale puntando i vertici politici di Washington e pur di ottenere ciò che vuole, è disposto davvero a tutto.

Nella versione americana, House of cards è un ritratto della politica di quel Paese, ma, in realtà, il romanzo da cui è tratto è ambientato nell’Inghilterra della Thatcher. E’ in quegli anni che inizia la rivoluzione che rende l’Europa terreno di conquista del neoliberismo. Il pensiero unico si sostituisce alle categorie ideologiche di destra e di sinistra. La politica, o meglio il suo apparato, è assolutamente indifferente nei confronti degli esiti reali della riforme che promuove. Ad esempio, la riforma della scuola, a nessuno interessa veramente se la scuola funzionerà meglio o peggio. Le riforme sono un campo di battaglia, la scia di un duello dove affrontare e vincere gli avversari che, tra l’altro non appartengono alle schieramento politico avversario, ma al proprio partito.

Non mi impegno per migliorare la scuola, la giustizia, il lavoro: uso quei territori per “fare le scarpe” ai colleghi, salire nella scala gerarchica, acquisire potere personale. A nessuno interessa veramente cos’è buono e cosa no. E neppure cos’è giusto. Anche nei telefilm americani contemporanei, come ad esempio Law & Order, nessuno si batte perché la giustizia trionfi, perché i colpevoli siano puniti e gli innocenti assolti. E’ tutto un duello di fioretto fra avvocati e pubblici ministeri, per conseguire una presunta verità che risulti accettabile alla maggioranza dei giudici. Un duello in cui una parte soccombe e una vince. Come stanno davvero le cose non interessa assolutamente a nessuno.

Se di solito nel nuovo telefilm americano l’intreccio (o meglio, gli intrecci multipli sviluppati fra di loro che costituiscono la spina dorsale del dramma) è costruito sull’azione, la novità di House of Cards è costituita dal sostituire all’azione l’intrigo, la macchinazione, un’azione mentale anziché fisica, che tira le fila degli eventi successivi. Intrigo come intreccio. Una partita a scacchi in cui l’azione è tutta nella mente del giocatore che conosce le mosse successive.

Non ci sono controfigure, battaglie, potenti mezzi. Il dramma ti avvince proprio perché le pedine sono poche e quello che succederà non dipende dai eventi esterni, ma rappresenta la tela sapientemente costruita dal protagonista per irretire le sue vittime e raggiungere il potere. Insomma, nell’epoca del conformismo di massa, in cui ogni forma di critica è bandita, l’unica lettura critica della società passa oggi attraverso la fiction.

Carlo Freccero

Grazie a Carlo Freccero per aver realizzato per TvBlog questa rubrica, che tornerà dal prossimo autunno una volta al mese. L’appuntamento con la rubrica del lunedì, qui su TvBlog, invece prosegue per tutta l’estate, con una serie di incontri in cui daremo la parola ai maggiori autori televisivi italiani, per parlare del loro mestiere di “artigiani della televisione”. Ci vediamo dunque da lunedì prossimo qui su TvBlog con la nuova rubrica “Fuori gli Autori“.

(A cura di Hit)